C’era da aspettarselo. Accanto ai migranti e ai Rom, un altro bersaglio delle frecce velenose che l’attuale ministro dell’Interno Salvini scaglia ormai quotidianamente, non potevano non essere le persone affette da disturbi mentali.
Lo schema è sempre lo stesso: prima il tentato innesco della paura, affermando che in Italia ci sarebbe «una esplosione di aggressioni» da parte di «pazienti psichiatrici», poi l’attacco reazionario, dichiarando che ci sarebbe “da rivedere il fatto che sia stato abbandonato il tema della psichiatria e lasciato solo sulle spalle delle famiglie italiane chiudendo tutte le strutture di cura per i malati psichiatrici”.
Prima che venissero chiusi i manicomi, ad opera della legge 180 del 1978 ispirata alla corrente di pensiero messa in moto dallo psichiatra Franco Basaglia, bastava la semplice paura di una tanto presunta quanto indimostrata pericolosità sociale per causare l’internamento di migliaia di persone in ospedali psichiatrici che tutto erano tranne che ospedali. Erano semplicemente un altro tipo di prigioni, dove rinchiudere per un tempo indeterminato le persone con disturbi mentali. Come allora, anche adesso non risulta invece alcun incremento dei reati contro la persona commessi da queste persone.
Quasi sempre le paure collettive sono basate sulle falsità diffuse da persone che inseguono il potere. Così è anche nel caso delle dichiarazioni di Salvini. E come tutte le persone che inseguono il potere, anche Salvini dimostra un preoccupante livello di antisocialità, nel senso di non mostrare affatto alcuna preoccupazione per le conseguenze di ciò che afferma e di ciò che fa.
Le dichiarazioni del ministro Salvini corrono il rischio, infatti, di incrementare il grado di autosvalutazione di cui già soffrono le persone affette da disturbi mentali, aumentando la tendenza a nascondersi per paura dello stigma e a non farsi curare. Senza contare l’effetto su quelle stesse famiglie di cui sembra tanto preoccuparsi il ministro, che potrebbero sentirsi ancor più motivate a nascondere la malattia dei parenti.
Bene ha fatto la Società Italiana di Psichiatria a reagire alle parole del ministro ribadendo prima di tutto che è in atto lo “sfascio progressivo di un sistema assistenziale costruito faticosamente in 40 anni e che sta andando alla malora per un finanziamento ridicolo, che è meno del 3,5% del totale della spesa sanitaria italiana, mentre in paesi come Francia, Germania, Inghilterra e Spagna si investe dal 10 al 15%”. La stessa S.I.P. ha poi duramente e giustamente criticato il comportamento di Salvini per il fatto di aver diffuso false notizie che non fanno altro che “aumentare paure infondate sulle persone affette da disturbi psichici, etichettandole ingiustamente ed indiscriminatamente come ‘pericolose’, aggravandone il già tremendo fardello dello stigma e della discriminazione”.
Quello stesso stigma che colpisce non solo le persone con disturbi mentali, ma tutte le minoranze e tutti coloro che vengono etichettati come ‘diversi’.
In sintesi, i servizi sanitari deputati alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione delle persone con questo tipo di disturbi, non hanno alcun bisogno delle parole di un ministro dell’interno che non perde occasione per infondere paure e diffondere reazioni discriminatorie.
Ciò di cui hanno invece bisogno è la totale e completa attuazione della legge 180, una legge che ci invidia tutto il mondo e che è l’unica in grado di affrontare la grande complessità rappresentata dalla malattia mentale.
Quando il movimento ispirato al pensiero di Basaglia lottava per la chiusura dei manicomi, c’era il coraggio di affermare che “la libertà è terapeutica”. Questa affermazione è ancor più vera oggi, dopo 40 anni durante i quali la legge 180, nonostante sia stata attuata solo in parte, ha comunque dimostrato che l’emarginazione e l’internamento creano solo danni maggiori e che solo l’accoglienza può dare inizio ad un cammino diverso per tutti coloro che già soffrono di uno “stigma interno” e che non hanno certo bisogno di un ulteriore stigma “esterno”.
La legge 180 ha permesso, inoltre, grandi passi avanti nelle capacità curative della psichiatria italiana, proprio perché ha creato le condizioni per cercare soluzioni più efficaci ed umane rispetto a quelle semplicistiche e falsamente rassicuranti offerte dalla possibilità dell’internamento indiscriminato nei manicomi.
Per cui, affinché si continui a progredire nelle capacità di prendersi cura delle persone con disturbi mentali, è necessario che la legge 180, come d’altronde la nostra stessa Costituzione, venga attuata completamente e non messa in dubbio da affermazioni terroristiche e dalle relative false soluzioni securitarie dal sapore inequivocabilmente reazionario. E per fare questo il settore della tutela dalla salute mentale deve ricevere finanziamenti adeguati, per lo meno dello stesso livello dei paesi europei che investono di più in questo settore.
Allora sì che si vedrà come solo la libertà può essere veramente terapeutica.