Il 24 giugno si sono svolte le elezioni politiche e presidenziali in Turchia. Il risultato è stato ancora una volta a favore del Partito dello Sviluppo e della Giustizia (AKP) e del suo storico leader. Tuttavia, tenendo in considerazione una serie di dinamiche, non è così facile dire chi ha vinto e chi ha perso queste elezioni.
In un dibattito pubblico a cui ho partecipato nel 2016 a Ivrea, organizzato dall’Anpi locale, parlai del fallito golpe avvenuto quell’anno. Ovviamente, dovetti spiegare la storia delle relazioni tra l’AKP e la comunità religiosa Hizmet, la loro alleanza e come questa si sia trasformata in una guerra. Alla fine dell’incontro un signore mi fece questa domanda: «Ma alla fine chi sono i buoni e chi sono i cattivi?».
La domanda “legittima” mi ha ricordato in quel momento un passaggio del libro Tao Te Ching che fa così: «…la cultura della sconfitta e la cultura della vittoria / entrambi possono diventare dei concetti di violenza…». Oggi possiamo dire che, soprattutto nelle circostanze in cui i poteri politici ed economici dominanti decidono di utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione per vincere a qualsiasi costo, i concetti di vittoria e di sconfitta non possono esistere senza violenza.
In questo articolo tenterò di trovare delle risposte che cercano, anche parzialmente, di soddisfare questa domanda. Per capire perché le elezioni al 24 giugno siano state anticipate, mentre per la scadenza naturale si sarebbero dovute svolgere nel mese di novembre del 2019, segnalo un mio articolo in cui cerco di spiegare dettagliatamente le motivazioni di questa scelta.
Per poter entrare nei particolari, prima bisognerebbe guardare da vicino il quadro: i partecipanti, i candidati e gli esiti. Anche per questo invito vivamente a leggere la mia analisi pubblicata sempre sul sito Pressenza.
In questa tornata elettorale, come è successo anche in quelle precedenti, in realtà i conti erano stati già fatti e il meccanismo per impedire i voti delle opposizioni aveva iniziato a funzionare in vari modi.
Una propaganda elettorale scorretta
Il Partito dello Sviluppo e della Giustizia che governa il Paese da più di quindici anni, ovviamente, è stato il primo partito a usufruire dei contributi statali per la propaganda elettorale. Di conseguenza, da questo punto di vista, anche il suo candidato per la Presidenza è stato più avvantaggiato. Quindi l’AKP riceveva circa cinquantacinque milioni di euro, il CHP ventotto milioni, l’MHP tredici e l’HDP poco più di dieci milioni. Ovviamente il nuovo partito politico della Turchia, ossia l’Iyi Part, non avendo un gruppo parlamentare non ha ricevuto una lira.
A parte la questione economica, la propaganda elettorale è stata molto sbilanciata, soprattutto dal punto di vista mediatico. Secondo la comunicazione del 15 maggio dell’Ente Supremo della Radio e della Televisione (RTUK), in poco meno di due mesi, nei canali dell’emittente statale TRT, il partito al governo AKP, con il suo alleato MHP, hanno ottenuto spazi pari a trentotto ore di trasmissione. Il tempo dedicato al CHP è stato di tre ore, per l’Iyi Parti è stato circa dieci minuti e HDP e Saadet non si sono potuti giovare neanche di un passaggio televisivo.
Non soltanto il canale statale, ma anche i network privati si sono rifiutati di dare spazio agli oppositori. I maggiori canali televisivi come Ntv, Cnn Turk e Haber Turk hanno completamente ignorato i comizi elettorali degli oppositori, mentre i partiti AKP e MHP con il loro candidato trovavano una disponibilità infinita. La cosa è diventata così evidente che in diversi comizi elettorali nelle piazze, il candidato Muharrem Ince ha parlato di quest’ingiustizia, minacciando di fare presidi di fronte alle porte di ingresso delle sedi centrali dei diversi canali. Nonostante questo, i comizi elettorali di grande massa di Ankara, Izmir e Istanbul non sono stati assolutamente trasmessi da questi canali televisivi. Tuttavia, secondo i dati ufficiali, in questi tre comizi elettorali di piazza, in totale, hanno partecipato circa dieci milioni di persone.
Ovviamente a venire colpito dai media più di tutti i partiti è stato l’HDP. Avendo il proprio candidato da più di venti mesi in carcere, la presenza audiovisiva non sarebbe stata assolutamente possibile. Tuttavia, grazie alle richieste avanzate dagli avvocati del Partito, il candidato Selahattin Demirtas ha potuto registrare un intervento televisivo presso il centro di detenzione di massima sicurezza di Edirne. Il suo messaggio, di circa dieci minuti, è stato trasmesso dal canale televisivo statale TRT in due parti. Sia al momento della trasmissione che successivamente, il video è stato utilizzato durante i comizi elettorali dell’HDP.
L’intervento televisivo di Demirtas è stato commentato e valutato dall’attuale Presidente della Repubblica con queste parole: “Un detenuto non può candidarsi. Perché questa sarebbe una fuga dalla giustizia. Perché gli dobbiamo dare un’opportunità del genere? Ho parlato con i miei amici, gli ho detto di lasciargli fare il suo intervento in tv, cinque o dieci minuti, comunque non in diretta. Devono andare a riprenderlo in carcere. Così il suo partito non fa pesare che il governo ha impedito questa cosa. Dunque non possono nascondersi dietro lo scudo della vittima”.
In una simile situazione di arroganza governativa e di squilibrio mediatico ed economico, naturalmente i social media sono stati molto utili. Muharrem Ince, in tutti i suoi comizi, ha invitato i partecipanti a trasmettere il discorso in diretta. Il suo team di comunicazione ha trasmesso tutti i comizi in diretta su Periscope, Facebook e Twitter. Ince ha usato i social in modo quasi ineccepibile, non ha curato molto l’aspetto delle interazioni e delle risposte, ma tuttora risulta essere il numero uno tra i leader per quantità di followers.
Un altro candidato molto bravo a usare i social ovviamente è stato Selahattin Demirtas. Per lui non restava nessun’altra possibilità. Durante i suoi incontri con gli avvocati consegnava loro delle lettere, e il suo piccolo gruppo di comunicazione elettorale durante la giornata scriveva dei tweet sulla base di quei messaggi. Inoltre sua moglie ha utilizzato molto spesso il canale Twitter per sostenere la campagna. Nel corso della campagna di Demirtas si sono verificati due momenti molto interessanti. Il primo è stato il suo messaggio elettorale, registrato durante una conversazione telefonica con la moglie dal telefono fisso del carcere al cellulare della compagna. Secondo Demirtas, è la prima volta al mondo che un candidato abbia fatto un comizio elettorale telefonicamente dal carcere. Il secondo caso invece è stato la perquisizione della cella da parte delle guardie, che pensavano di trovare il cellulare dal quale Demirtas, secondo loro, mandava quei tweet. A questo proposito il candidato dell’HDP ha mandato questo sarcastico messaggio: «L’unico apparecchio elettronico permesso in cella è il bollitore dell’acqua, mando i tweet con quello, lento ma efficace».
Atti di violenza contro gli oppositori
Durante il periodo di campagna elettorale Iyi Parti, CHP ma soprattutto HDP hanno subito numerosi impedimenti e atti vandalici in diverse parti del Paese.
Secondo la relazione dell’Associazione per la Difesa dei Diritti Umani (IHD) tra il 26 aprile e il 20 giugno ci sono stati novantatre atti vandalici contro le sedi, i mezzi e il personale dell’HDP, dodici contro CHP e Iyi Parti, 8 contro Saadet, due contro AKP e zero contro MHP.
L’evidente differenza tra l’HDP e altri partiti si legge anche nella relazione dello stesso partito: duecento detenzioni cautelari e più di cinquanta atti vandalici.
Per continuare con l’analisi dell’esito bisognerebbe considerare anche la giornata del voto e i brogli che ormai fanno regolarmente parte delle elezioni in Turchia.
Una giornata di brogli
Il 24 giugno chi andava sui social media, già nelle prime ore, poteva vedere diversi video e numerose testimonianze che parlavano dei brogli in diverse parti del Paese, prima di tutto nel Sudest.
Özgür Zeydanoğlu, candidato parlamentare dell’HDP, nella città di Hakkari è stato in diversi seggi. Nella sua dichiarazione, rilasciata il 27 giugno alla rete dei giornalisti indipendenti, BiaNet, parla della presenza massiccia delle forze armate oppure di civili armati nelle scuole dove si andava a votare. Zeydanoğlu parla anche dei numerosi voti validi annullati e racconta come in certi casi i seggi venissero blindati e come le schede venissero timbrate in gran quantità.
Il portale di notizie NuceCiwan in un articolo ha raccolto diversi casi di brogli. Nella città di Amed sono state arrestate tre persone che si sono presentate con mille schede già votate. Ad Urfa in diversi seggi gli osservatori dei partiti politici sono stati allontanati dai seggi, un’azione illegale. Nella città di Denizli, nel cortile della scuola pubblica di Nevzat Eren, sono stati trovati diversi sacchi pieni di schede già imbustate. Nella città di Erzurum sono stati identificati falsi osservatori poi rivelatisi dipendenti del comune.
Sempre nella città di Urfa, secondo il portale di notizie HaberEkspres, un elettore ha messo il segno sul candidato del MHP in diverse schede, anche a nome di altri elettori. Nella località di Suruç, a Urfa, è stata fermata un’auto piena di quattro sacchi di schede già votate.
Il quotidiano nazionale Evrensel in un articolo ha raccolto diversi casi di brogli e violazioni. Particolarmente nel Sudest del paese risultava, presso i seggi, una massiccia presenza di gendarmi e poliziotti armati. Inoltre in quell’articolo vengono raccontati alcuni casi in cui i governatori locali appartenenti al partito di governo avevano minacciato i cittadini nel caso in cui avessero votato per le opposizioni. Si parla anche dei casi di Ankara, Istanbul e Izmir in cui gli osservatori dei HDP e CHP sono stati allontanati dai seggi, oppure malmenati da parte degli osservatori di MHP e AKP.
Inoltre, sui social media e su Youtube, tuttora circolano diversi video che documentano come alcune persone abbiano apposto il voto per il candidato del governo su diverse schede, oppure si vedono, già nelle prime ore della mattina, diversi sacchi pieni di voti o persone filmare e fotografare il voto.
Secondo la relazione post elettorale, comunicata il giorno dopo le elezioni dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), durante lo svolgimento delle elezioni il lavoro degli osservatori è stato ostacolato in vari casi, le urne, spostate in precedenza, hanno reso impossibile l’esecuzione del diritto di voto a numerosi cittadini, ed è stata una giornata elettorale piena di problemi di sicurezza.
Lettura dell’esito
Considerando il funzionamento del sistema elettorale turco, il partito al governo risulterebbe il vincitore della competizione e il suo candidato Recep Tayyip Erdoğan sarebbe eletto come il nuovo Presidente della Repubblica di Turchia.
Tuttavia converrebbe fare un’analisi del voto anche confrontando le precedenti tornate elettorali insieme alle percentuali del voto e la sua distribuzione sul territorio nazionale. E’ quanto ci proponiamo di fare nel successivo approfondimento.