Nel giro di pochi mesi ha portato
alla mobilitazione di centinaia di migliaia di cittadini spagnoli, stanchi di essere vittime di un sistema economico
corrotto, ingiusto e volto al solo profitto piuttosto che al benessere della popolazione.

A partire dal mese di
maggio gruppi spontanei di cittadini, giovani e meno giovani, hanno cominciato a riunirsi nelle piazze di alcune
città, proponendo assemblee pubbliche dove chiunque ha il diritto di esprimersi e di portare e condividere la
propria esperienza, di cittadino, lavoratore, studente, anziano. Di essere umano. Perchè per gli indignati non esiste
una vertenza e una rivendicazione che possa valere più di un’altra, siamo essere umani e a dispetto della
professione, dell’estrazione sociale e della storia politica di ognuno, tutti abbiamo il diritto ad una vita degna.

Questo è il punto di forza del movimento, e il cambiamento del sistema nelle sue fondamenta è l’obiettivo che si
pone. Attraverso la riconnessione del tessuto sociale, dal basso e fuori da logiche partitiche e di bandiera.

Il sistema economico così come si impone in tutta la sua inequità e ingiustizia è il principale responsabile del
disagio economico, sociale e personale contro cui lottiamo. E il potere politico, mera espressione di quello
economico, è sorretto da pratiche e modalità non più riconosciute, se mai lo sono state, dalla popolazione, che
paga sempre più duramente, con le sue tasche e a volte con la propria vita, il ricatto economico che fonda questo
sistema. Pensare di riformare questo sistema politico ed economico non è per noi una prospettiva interessante. Né
tanto meno seguiamo vecchie logiche di lotta, la condizione va cambiata e non invertita.

logiche di lotta, la condizione va cambiata e non invertita. Vediamo possibile un
cambiamento vero e profondo attraverso la proposta di nuovi metodi organizzativi che vedono protagoniste le
persone, in quanto cittadini, solo l’unione e la solidarietà tra questi può portare ad una reale trasformazione, come
ci ha insegnato molto bene la recente rivoluzione islandese, di cui pochi hanno parlato, ma che certamente
rappresenta una risposta nuova e concreta di fronte ad un sistema ormai saturo e disperato, e per questo ancora più
accanito nel imporre le sue leggi. La nostra è una proposta che si muove su diversi piani: è un’esperienza collettiva
ma al contempo soggettiva che comporta l’autoregolazione nella relazione con gli altri, il rispetto della
complessità e della diversità e che per funzionare, quindi, come processo creativo e libero che superi la mera
massa, necessita di una rivoluzione etica e culturale.

L’attività degli indignati fino ad ora è stata focalizzata
sull’organizzazione di assemblee popolari che a volte hanno richiamato anche oltre 400 persone, come nel caso del
gruppo romano, in altre piazze, come Bologna, si è sperimentata l’acampada (seguendo l’esempio di Plaza del Sol
a Madrid) portata avanti per oltre tre settimane proponendo nel contempo workshop tematici, sull’economia, sul
lavoro, sulla cultura. Grande impegno è stato messo dal gruppo romano per organizzare le due giornate di
mobilitazione di sabato 10 e domenica 11 settembre, dove alla conclusione di un corteo è prevista una grande
assemblea popolare dove conoscersi e indagare insieme i motivi che ci hanno portati in piazza. Domenica 11
settembre è invece in previsione il lavoro di commissioni tematiche su argomenti vari quali lavoro, istruzione,
cultura. Naturalmente il lavoro degli indignati non si arresterà qui ma continuerà con la stessa costanza e forza
anche nei giorni e mesi seguenti.

Il nostro futuro lo decidiamo noi, e siamo decisi a riprendercelo.