Dopo l’approvazione a larga maggioranza da parte del parlamento ungherese di un pacchetto di leggi punitive, tra cui quella che criminalizza il legittimo lavoro sui migranti da parte di attivisti e organizzazioni non governative, la direttrice di Amnesty International per l’Europa Gauri van Gulik ha rilasciato questa dichiarazione:
“Notiamo con amara ironia che, proprio durante la Giornata mondiale del rifugiato, l’Ungheria ha approvato oggi una legge che prende di mira le persone e le organizzazioni che stanno dalla parte dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati”.
“Criminalizzare il fondamentale e legittimo lavoro per i diritti umani è un evidente attacco contro le persone che cercano riparo dalla persecuzione e coloro che svolgono ammirevoli attività per dar loro una mano. Oggi è stato raggiunto un nuovo punto in basso nella crescente repressione contro la società civile”.
“Resisteremo passo dopo passo, contrastando la crescente ondata d’intolleranza istituzionale contro migranti, richiedenti asilo e rifugiati e il tentativo di stigmatizzare, intimidire e spaventare le organizzazioni della società civile ungherese”.
“L’indomita azione delle organizzazioni che difendono i diritti umani in Ungheria è più vitale che mai e ci impegniamo a rimanere al loro fianco”.
Ulteriori informazioni
In occasione del voto odierno del parlamento di Budapest, Amnesty International ha pubblicato un documento intitolato “Ungheria: le nuove leggi che violano i diritti umani, minacciano la società civile e compromettono lo stato di diritto devono essere accantonate”.
Il pacchetto di leggi approvato oggi criminalizza una serie di legittime attività in favore dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati protette dal diritto internazionale dei diritti umani e dalle leggi dell’Unione europea. Coloro che violano la nuova normativa rischiano fino a un anno di carcere.
Tra le norme approvate c’è il cosiddetto “VII emendamento” alla Costituzione che infligge un altro colpo ai diritti umani e allo stato di diritto. Il testo proibisce il reinsediamento di popolazioni straniere in territorio ungherese, limita lo svolgimento di proteste pacifiche, pregiudica l’indipendenza del potere giudiziario, introduce il reato di assenza di fissa dimora e chiede alle autorità dello stato di proteggere la “cultura cristiana” dell’Ungheria.
Considerate complessivamente, queste modifiche alla legislazione ungherese pongono una grave minaccia al diritto di chiedere asilo, alla libertà di movimento, alla libertà di espressione e di manifestazione e al diritto di essere liberi dalla discriminazione.