Alta tensione alla frontiera tra Ecuador e Colombia. Presunto gruppo dissidente della Farc colombiana, diretto da Alias Guancho sequestra due cittadini ecuadoregni. Parallelamente l’Ecuador ha ritirato l’appoggio al processo di pace con l’ELN dopo il sequestro e l’uccisione di giornalisti, attivisti politici e semplici cittadini nell’area. Alias Guacho, inoltre, ha fatto pervenire alle autorità ecuadoriane un video, con prove di sopravvivenza di altri 2 sequestrati. Nel video si vedono due persone ammanettate e circondate da miliziani dell’ELN.
I sequestrati dicono: “noi non abbiamo nulla a che vedere con questa guerra, noi siamo semplici cittadini dell’Equador, per favore ci aiuti, abbiamo famiglia”. “E’ la prima volta che Alias Guacho invia una prova di vita tramite video, direttamente alle autorità dell’Equador, solitamente ciò avveniva con la mediazione della Colombia e i video con prove di sopravvivenza venivano inviati a mezzi di comunicazione colombiani”, fa notare il ministro dell’interno dell’Equador Mauro Toscanini . Ad aprile si erano dimessi il ministro degli interni Cesar Navas e il ministro della Difesa Patricio Zambrano, in seguito all’allarmante situazione di ordine pubblico che si stava verificando nella zona di frontiera.
Le informazioni che trapelano sono pochissime perchè i fatti avvengono in aree remote del paese. E nella zona c’è stato uno stillicidio di sequestri e uccisioni di giornalisti, attivisti politici e semplici cittadini. Protagonisti della vicenda paramilitari, il gruppo dissidente delle FARC comandato da Alias Guacho, le guerriglie dell’EPL e dell’ELN. Sullo sfondo ovviamente ci sono le tematiche relative al riuscito processo di pace tra FARC e governo colombiano, avvenuto grazie alla mediazione di Cuba, Norvegia, Svezia e altri paesi e terminato con la firma gli accordi dell’Avana. Questa l’intervista raccolta da una fonte che per ovvie ragioni rimane anonima. L’accordo ha portato alla consegna da parte delle FARC di 14mia armi (grazie alla supervisione dell’ONU) e alla smobilitzione di decine di migliaia di guerriglieri.
Ma un gruppo dissidente delle FARC ha continuato ad operare in Colombia, in zone di frontiera del paese. Rimane inoltre attiva la storica guerriglia dell’ELN (esercito di liberazione nazionale) e un gruppo molto agguerrito di 1200 persone appartenenti ai maoisti dell’EPL (Esercito Popolare di Liberazione).
Salve, sembra che presunti appartenenti alla dissidenza delle FARC sequestrano e uccidono giornalisti, alla frontiera tra Ecudaor e Colombia ci può raccontare qualcosa? Spero tutto bene.
Sì questo succede da qualche mese ormai. E’ iniziato a Marzo. E’ Alias Guacho che ha sequestrato inizialmente a tre giornalisti equatoriani, sono stati assassinati. In più hanno scoperto altri casi di sequestri di cui non si sapeva nulla ed è un tema molto complesso. In seguito a questi eventi Ecuador ha smesso di essere il garante del processo di pace con l’ELN, dopo il sequestro e l’uccisione di tre giornalisti.
Quindi nono è cambiato nulla…
No, le cose stanno differentemente. Non si può misurare l’impatto di un processo di pace che ha portato al disarmo di tanto guerriglieri insurgenti attraverso dell’operato di un gruppo dissidente.
Inoltre è un processo che necessita tempo, la firma c’è stata solo due anni fa e si sono ridotti il numero di morti, gli sfollamenti forzati e i sequestri. Una guerra di più di 50 anni non finisce tanto rapidamente e tanto facilmente. Però l’accordo di pace tra governo colombiano e FARC ha sicuramente rappresentato un grande passo in avanti.
Quando ad aprile scorso il ministro degli interni ecuadoriano ha reso noto il sequestro di due persone da parte dello stesso gruppo responsabile del rapimento e della morte dell’équipe del giornale El Comercio, si è rotto definitivamente il mito dell’Ecuador come paese di pace e s’è messa in luce una verità scomoda e troppo a lungo ignorata. Fra Ecuador e Colombia è tracciata una frontiera del crimine, dove il potere del narcotraffico sfida l’autorità di entrambi gli stati, che per decenni hanno trascurato intere comunità, lasciandole in balia della povertà e della criminalità, come denunciano da tempo diverse organizzazioni umanitarie impegnate nel territorio.