Lo Stato turco e il presidente Recep Tayyip Erdogan “sono responsabili di crimini di guerra”, secondo la sentenza di un Tribunale internazionale di opinione sui curdi e la Turchia. Il Tribunale Permanente dei Popoli, fondato nel 1979 per produrre documenti, raccomandazioni e testimonianze utili alla difesa dei diritti fondamentali e dell’autodeterminazione dei popoli, ha presentato il suo verdetto la settimana scorsa a Bruxelles, durante un’assemblea plenaria del Parlamento Europeo. Il presidente del tribunale di opinione, Philippe Texier, ex-giudice della corte di cassazione francese e presidente della commissione Onu per i diritti umani, ha dichiarato che la “causa chiave” del conflitto tra la Turchia e i curdi è “il diniego del diritto dei curdi all’autodeterminazione”.
Nella sua delibera, il Tribunale conclude che le lotte dei curdi sono da iscrivere nel quadro di un “conflitto armato non internazionale” retto dal diritto internazionale umanitario. Non si tratterebbe, perciò, di un problema di terrorismo, come sostenuto dal presidente Erdogan. La sentenza è risultata da una sessione del tribunale che si è tenuta a Parigi il 15 e il 16 marzo scorsi e in cui sette giudici provenienti da diversi Paesi europei hanno ascoltato testimonianze relative a due accuse.
La prima riguardava i crimini di guerra contro il popolo curdo durante il periodo compreso tra il primo giugno 2015 e il 31 gennaio 2017 in diverse città del sud-est della Turchia, la seconda era relativa ai “reati di terrorismo commessi in Turchia e all’estero, tra cui attentati, rapimenti e assassinii politici”.
Tra questi ultimi il Tribunale dei popoli ha raccolto testimonianze sull’uccisione, a Parigi nel 2013, delle tre militanti curde Fidan Dogan, Sakine Cansiz e Leyla Saylemez. Su questo caso, “l’inchiesta ha mostrato il coinvolgimento di ufficiali superiori dei servizi segreti turchi” si legge nel testo della sentenza. Il Tribunale raccomanda alla Turchia di riprendere i negoziati con i curdi, restaurare lo Stato di diritto e ritirare il proprio esercito dall’enclave di Afrin in Siria, prevalentemente popolata da curdi.