Infine la catena umana c’è stata. Le associazioni e i cittadini di via Padova sono riusciti nell’impresa. Una catena allegra e sorridente che ha voluto in questo modo lanciare un segnale alla via e a Milano: non lasciamo che il razzismo si impadronisca delle nostre menti e dei nostri cuori, teniamolo lontano perché non conviene a nessuno, nemmeno ai razzisti. Ma allo stesso tempo i partecipanti hanno voluto sollecitare le istituzioni a interessarsi maggiormente alle periferie, a moltiplicare i loro sforzi che considerano ancora inadeguati.
Per più di un’ora duemila persone si sono disposte sul marciapiede sinistro della via, a partire dalla rotonda di via Predabissi fino al monumento ai caduti di via don Orione, circa due chilometri più in là. Una catena colorata, a tratti caotica, lungo la quale si cantava, si suonava, si danzava, si salutavano e si abbracciavano gli amici, contenti di ritrovarsi uniti contro un rischio che nei quartieri della via più multietnica di Milano si avverte più che altrove. Gli addetti al servizio d’ordine, chi a piedi chi in bici, riconoscibili per un nastro legato al braccio, hanno faticato a mettere ordine nella catena, che infine si è però miracolosamente formata. Tante mani si sono unite e la strada ha risuonato non di un unico slogan o un unico canto, ma di tantissime voci.
La preoccupazione dei partecipanti alla catena umana è d’altronde comprensibile. Come si fa a non essere preoccupati se in molte scuole dei quartieri del Municipio 2 i bambini nati da genitori immigrati superano la metà degli iscritti? Se nelle case, molte di ringhiera, accanto agli italiani (di cui molti, a loro volta, immigrati) vivono persone e famiglie di un’ottantina di altre etnie? Cosa succede in una via multietnica e multiculturale se prendono piede il pregiudizio, la diffidenza o, peggio il razzismo?
La soddisfazione non si leggeva però solo sulle facce di chi partecipava alla manifestazione, che è stata seguita dalle persone affacciate alle finestre che salutavano e applaudivano. Gli stessi commercianti, una volta capito quello che stava succedendo, offrivano acqua e bevande ai manifestanti. Erano contenti anche loro che finalmente si potesse parlare di via Padova in modo positivo; perché a parlarne male ne soffrono anche i loro affari. Parlando con alcuni promotori della manifestazione, che ci enumerano con dovizia di particolari i problemi più urgenti della via, abbiamo appreso che diversi commercianti hanno lamentato la perdita di clienti, che considerano ormai la strada troppo pericolosa per venirci a far compere, anche in pieno giorno.
La manifestazione finisce con altri canti e alcuni interventi nello slargo che si apre davanti all’ufficio dell’anagrafe e alla parrocchia di San Giovanni Crisostomo. Sono tutti soddisfatti, dai giovani scout, alle donne dei cori, agli artisti e ai musicisti che hanno animato la catena, ai membri delle associazioni promotrici. La “via del mondo” torna al suo solito traffico del sabato sera e iniziano a riempirsi i ristoranti.
Nella pagina Facebook via padova via del mondo si trovano foto e testimonianze in abbondanza sulla bellissima iniziativa di sabato 5 maggio. Qui offriamo una breve rassegna fotografica, che dà comunque l’idea dell’atmosfera che si respirava ieri nella via più multi-etnica di Milano.