L’obbligo di trasparenza chiesto dall’UE mette sotto pressione il governo nigeriano
L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto al governo della Nigeria di rendere conto della gestione dei profitti derivanti dall’estrazione petrolifera. Nonostante gli ingenti profitti generati dall’estrazione petrolifera nel delta del Niger la popolazione del luogo versa in condizioni di crescente povertà. La situazione della popolazione è poi aggravata dai gravi danni ambientali causati proprio dall’estrazione di petrolio.
Mercoledì 31 luglio Mutiu Sunmonu, direttore della Shell-Nigeria (Shell Petroleum Development Company, SPDC), ha dichiarato che dal 2008 ad oggi la multinazionale ha versato allo stato della Nigeria 42 miliardi di dollari USA per l’estrazione petrolifera. Negli ultimi cinque anni lo stato avrebbe poi ricevuto dalla consorella Shell Nigeria Exploration and Production Company (SNEPCO) altri 25 miliardi di dollari per l’estrazione petrolifera lungo la costa del paese. Negli ultimi anni i profitti della Shell-Nigeria sono diminuiti a causa di perdite nella produzione e furti di petrolio.
Le dichiarazioni di Shell-Nigeria sono probabilmente la conseguenza dell’iniziativa promossa dall’UE per una maggiore trasparenza nell’industria delle materie prime. Allo stesso tempo queste dichiarazioni mettono sotto pressione la classe politica nigeriana che ora deve riuscire a spiegare in modo credibile dove siano finiti tutti questi soldi. Pare evidente che il delta del Niger non abbia profittato in alcun modo di questi ingenti introiti.
Lo scorso 9 aprile 2013 la Commissione dell’Unione Europea ha deciso l’istituzione di normative che garantissero maggiore trasparenza nell’industria estrattiva. Secondo la nuova normativa le multinazionali con sedi principali in Europa devono rendere pubblici i loro pagamenti ai governi dei paesi in cui lavorano. In questo modo l’UE spera di combattere con maggiore efficacia la corruzione. Le autorità nigeriane sono notoriamente considerate corrotte ma le accuse finora si rivolgevano anche contro le multinazionali petrolifere che non rendevano pubbliche e anzi mantenevano il silenzio sui loro introiti dall’estrazione petrolifera.
Nel delta del Niger vivono circa 20 milioni di persone che necessitano urgentemente di aiuto. Decine di migliaia di giovani sono senza lavoro, oltre 10.000 pescatori hanno perso ogni possibilità di autososteneresi a causa dell’inquinamento petrolifero e anche i piccoli agricoltori lamentano da tempo la contaminazione dei terreni e la conseguente impossibilità di coltivazione. Decine di migliaia di persone soffrono di malattie respiratorie dovute alla pratica del cosiddetto gas flaring, ossia la combustione del gas all’aperto.