Più di 10.000 persone hanno partecipato a un sit-in notturno davanti alla sede dell’Assemblea nazionale costituente (Anc) sulla piazza di Bardo, a ovest di Tunisia, mentre il governo ha convocato per oggi una riunione di crisi. A quattro giorni dall’uccisione di Mohamed Brahmi, deputato del Movimento popolare, partito dell’opposizione laica, non si affievolisce il clima di protesta e tensione nel paese del Maghreb.
A scendere in piazza nella notte sono stati sia detrattori che sostenitori del governo guidato dal partito islamico Ennahda: i due gruppi sono stati tenuti separati da barriere metalliche e da ingenti dispiegamenti di forze di sicurezza. I primi, tra cui alcuni deputati dell’opposizione laica, hanno chiesto le dimissioni del governo, la formazione di un esecutivo di unione nazionale e lo scioglimento della Costituente. I famigliari di Brahmi e le forze politiche di opposizione – tra cui il Fronte di salvevzza nazionale della Tunisia nuovamente creato – ritengono il partito al potere responsabile della morte del leader, ucciso giovedì scorso nei pressi del suo domicilio con 14 colpi d’arma da fuoco. Dal canto loro i sostenitori del governo si sono detti decisi a difendere le istituzioni elette, rilanciando slogan del tipo: “Si alle urne, non al colpo di stato (…) il popolo è musulmano e non si rassegnerà”. In questo momento il timore più grande in Tunisia, instabile sia dal punto di vista della sicurezza che sul piano politico ed istituzionale, è quello di uno scenario all’egiziana dopo la destituzione lo scorso 3 luglio del presidente eletto Mohamed Morsi. Per oggi sono previsti nuovi sit-in e proteste al tramonto, durante le ore notturne di sospensione del digiuno del ramadan.
Intanto le istituzioni sono paralizzate, in particolare la Costituente. Il presidente del parlamento, Mustapha Ben Jaafar, ha lanciato un appello al “ritegno” e ha chiesto ai 65 deputati che boicottano i lavori dell’Anc di riprendere la propria attività quanto prima. Entro fine agosto la Costituente deve approvare il testo della nuova legge fondamentale, passaggio obbligatorio per indire nuove elezioni. L’esecutivo ha previsto per oggi una “riunione di crisi” per cercare di superare lo stallo istituzionale e per valutare nuove misure di sicurezza. Dopo le proteste dei giorni scorsi, disperse con la forza, il ministro dell’Interno Lofti Ben Jeddou, si è impegnato a “garantire la sicurezza delle manifestazioni pacifiche”. In seguito ai funerali di Brahmi, ai quali secondo la stampa tunisina ha partecipato “un fiume umano”, cortei di protesta sono stati repressi dalla polizia, causando diversi feriti tra cui un deputato di sinistra, Mongi Rahoui.
In base ai primi elementi dell’inchiesta, il responsabile dell’omicidio di Brahmi è un estremista salafita identificato come Boubaker Hakim, un trentenne nato a Parigi accusato di “omicidio premeditato e terrorismo” anche per il suo coinvolgimento nell’uccisione di un altro oppositore lo scorso 6 febbraio, Chokri Belaid.