Gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno condannato l’uso continuato di armi da fuoco, comprese le munizioni vere, da parte delle forze di sicurezza israeliane contro manifestanti e osservatori palestinesi per lo più disarmati per una terza settimana consecutiva, vicino alla recinzione tra Gaza occupata e Israele.
Le Nazioni Unite e i suoi esperti indipendenti in materia di diritti umani, insieme alla Corte Penale Internazionale, hanno espresso grave preoccupazione per l’uso della forza da parte delle forze di sicurezza israeliane e hanno chiesto che si ponga fine alla violenza. Israele si è impegnato a condurre un’indagine sulla risposta delle forze di sicurezza alle proteste.
“Nonostante l’impegno di Israele a indagare sugli eventi delle ultime settimane, le forze di sicurezza continuano a usare munizioni vere e proiettili di gomma contro i manifestanti, uccidendo e ferendo decine di manifestanti per lo più disarmati, donne, uomini e bambini”, hanno detto gli esperti delle Nazioni Unite.
“Esprimiamo la nostra indignazione per queste sparatorie che possono aver portato a uccisioni illegali e per il numero incomprensibilmente elevato di feriti”.
Almeno 28 palestinesi sono stati uccisi e più di 1600 feriti dalle forze di sicurezza israeliane nel corso di una serie di manifestazioni iniziate il 30 marzo e che si protrarranno fino al 15 maggio. I partecipanti protestano per gli sfratti forzati e gli sfollamenti avvenuti dal 1948 e chiedono la fine del blocco di 11 anni su Gaza. Tra le vittime vi erano tre bambini e un giornalista, che portava insegne ben visibili che lo identificavano come membro della stampa. Finora sono stati feriti altri sei giornalisti.
Gli esperti hanno ribadito l’obbligo di Israele, in quanto potenza occupante, di rispettare il diritto internazionale in materia di diritti umani e il diritto internazionale umanitario, sottolineando che, nel contesto dell’applicazione della legge, le forze di sicurezza possono ricorrere alla forza letale solo in situazioni che comportano una minaccia imminente per la vita o un rischio di lesioni gravi.
“Non sono emerse prove che dimostrino che tale situazione si sia verificata durante le manifestazioni che avrebbero reso legale l’uso della forza letale”, hanno detto.
“Le libertà di associazione, di riunione e di espressione sono tutti diritti fondamentali ai sensi del diritto internazionale in materia di diritti umani. Tali diritti devono essere ampiamente tutelati e possono essere limitati solo in circostanze ristrette ed eccezionali. Israele deve rispettare pienamente questi diritti e garantire che il suo approccio al controllo degli assembramenti e delle manifestazioni sia rigorosamente conforme al diritto internazionale”.
Facendo riferimento a una recente dichiarazione rilasciata dal Procuratore capo della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, gli esperti hanno affermato che l’uso mortale della forza contro i manifestanti potrebbe costituire un crimine ai sensi dello Statuto di Roma.
Gli esperti delle Nazioni Unite hanno sottolineato che i morti e i feriti verificatisi dal 30 marzo ad opera delle forze di sicurezza israeliane sembrano violare il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (1966), i Principi fondamentali sull’uso della forza e delle armi da fuoco da parte dei funzionari incaricati dell’applicazione della legge (1990) e i divieti della quarta convenzione di Ginevra del 1949 contro le uccisioni intenzionali e i gravi danni della popolazione protetta.
Gli esperti hanno ribadito il loro appello alla comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite, affinché istituisca una commissione indipendente incaricata di indagare sugli eventi delle ultime tre settimane.
“Mentre apprezziamo l’annuncio di istituzione di una inchiesta da parte di Israele, siamo preoccupati per il fatto che l’inchiesta possa mancare diell’indipendenza, dell’imparzialità e dell’efficacia richieste dal diritto internazionale”, hanno detto. “Alcuni funzionari israeliani hanno suggerito che lo scopo dell’indagine sia quello di evitare il controllo della comunità internazionale e della Corte Penale Internazionale, per cui crediamo che un’indagine indipendente sia l’unico modo per affrontare realmente ciò che è accaduto a Gaza, e per impedirne il ripetersi.
“La responsabilità delle forze di sicurezza è indiscutibile nelle sparatorie contro i manifestanti “, hanno detto gli esperti. “Se Israele non adotterà misure credibili ed efficaci per indagare, e visto che si è congratulato con le sue forze militari per l’uso della forza, allora la comunità internazionale deve colmare il vuoto investigativo per assicurare il rispetto del diritto internazionale.
“Infine, chiediamo l’immediata fine del blocco globale di 11 anni su Gaza, che sta imponendo incalcolabili sofferenze alla popolazione. Non possiamo continuare a ignorare questa punizione collettiva della popolazione di Gaza e l’innegabile impatto del blocco sui diritti umani”, hanno aggiunto gli esperti. “La punizione collettiva è proibita dal diritto internazionale, e deve esserci una responsabilità internazionale per tali azioni”.
Traduzione dall’inglese a cura dell’équipe traduttori di Pressenza