Si preparino le ambulanze. Il massacro è stato ancora una volta annunciato I killer sono pronti, l’ONU assente.
La marcia non si ferma, i gazawi non elemosinano il diritto al ritorno, quello già esiste nelle Risoluzioni ONU. I gazawi chiedono il rispetto e l’attuazione di questo diritto. E’ una prova di forza quella cui stiamo assistendo da alcune settimane. Una prova tra il popolo gazawo assediato e Israele. Da parte palestinese la forza consiste nella determinazione a chiedere il rispetto delle Risoluzioni ONU e, da parte israeliana, nel mostrare al mondo – sulla pelle dei palestinesi – il suo essere al di sopra del diritto internazionale.
Tra qualche ora forse si assisterà alla nuova mattanza che Israele inviterà a chiamare impropriamente “scontri”, come già fatto nelle settimane precedenti. E come già fatto negli scorsi venerdì, i media mainstream, fedelmente, seguiranno l’indicazione e quindi li chiameranno “scontri”. E forse oggi gli scontri ci saranno realmente, anche se gli organizzatori e gli stessi portavoce del governo locale (Hamas) cercano in tutti i modi di evitarli perché è la nonviolenza la strategia scelta per richiamare l’attenzione del mondo sulla violazione dei loro diritti .Le ambulanze si preparano. Gli ospedali forse scoppieranno come nelle settimane precedenti, ma medici e paramedici seguiteranno a lavorare a livello volontario senza arrendersi davanti alla scarsità di farmaci e di strutture. Si troveranno ancora di fronte gambe da amputare e bacini devastati: i cecchini sono molto professionali e sanno dove mirare, anche quando decidono di non uccidere.
Intanto Trump si fronteggia con Putin per una mattanza più grande che, alla pretestuosa ricerca del casus belli, se nessuno riuscirà a fermarlo porterà alla terza guerra mondiale giocando sull’infinita tragedia siriana.
A sua volta lo Yemen seguita a pagare un terribile tributo di sangue e via morendo a tutte le latitudini.
Ma oggi siamo presenti qui, nella Striscia di Gaza, e l’unica cosa che possiamo fare è testimoniare fedelmente quella che finora è stata la dignitosa lotta dei gazawi per la libertà e l’attuazione del diritto al ritorno.