I politici italiani sono ostaggio delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. L’uomo politico è moralmente giustificabile nella misura in cui ha l’obbligo di perseguire il possibile. Ma che dire dei giornalisti? Il loro obbligo morale è di perseguire la verità fattuale. Eppure ancora oggi le press-titute sono MOROse nello spacciare la versione banale della prima ora.
40 anni fa, il 16/3/1978, il Presidente del Consiglio Aldo Moro, leader carismatico della Democrazia Cristiana e grande statista, veniva rapito a Roma in un blitz in cui furono trucidati i cinque agenti della sua scorta. Neanche due mesi dopo il suo cadavere veniva ‘recapitato’ a due passi dalla sede nazionale del Partito Comunista Italiano.
Fin dall’inizio emersero gravi elementi che smentivano la versione ufficiale, politica e mediatica: che le responsabilità del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro si dovessero attribuire esclusivamente alle Brigate Rosse, il gruppo terroristico che si opponeva ‘del tutto autonomamente’ al Compromesso Storico, cioè al lungo processo politico che avrebbe ‘addomesticato’ il PCI fino a renderlo compatibile con il sistema democratico occidentale.
Nei 40 anni seguenti, l’evidenza fattuale e giudiziaria ha rivelato una realtà assolutamente diversa: le BR erano infiltrate fin dalla loro nascita, e poi furono sempre più marcatamente eterodirette, da un gran numero di servizi segreti. Nettamente dominanti erano i servizi inglesi e cecoslovacchi, punte di diamante dei rispettivi blocchi mondiali: liberista e comunista. In piena Guerra Fredda, le ‘Convergenze Parallele’ che Moro e Berlinguer[1] andavano tessendo erano intollerabili: l’Italia avrebbe stabilito un precedente molto pericoloso, avrebbe aperto una strada allettante soprattutto per i paesi dell’Europa ‘latina’ da una parte, e dell’Europa orientale dall’altra.
Quella congiura internazionale viene certificata al massimo livello nella Relazione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta, trasmessa alle Camere il 7 dicembre 2017.
Chi volesse evitare quel barboso testo redatto in burocratese, e avere una contestualizzazione più ampia, può leggere ‘Il Puzzle Moro’ di Giovanni Fasanella, edito da Chiarelettere. Una chiara presentazione si trova nell’intervista rilasciata da Fasanella a Byoblu qui.
Su Byoblu si trova anche l’intervista in tre puntate a Gero Grassi, che dà prova di encomiabile onestà intellettuale e contestualizza ancor più ampiamente la storia politica di Aldo Moro.
Conclusione: i politici italiani sono ostaggio delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. Quei pochissimi che hanno tentato di svincolarsene hanno fatto una brutta fine.
L’uomo politico è moralmente giustificabile nella misura in cui ha l’obbligo di perseguire il possibile.
Ma che dire dei giornalisti? Il loro obbligo morale è di perseguire la verità fattuale. Eppure ancora oggi le press-titute sono MOROse nello spacciare la versione banale della prima ora. Ancora peggio: come recentemente ricordato da Pressenza, le press-titute hanno censurato per trent’anni perfino il romanzo sotto la cui veste Antonio Ferrari aveva raccontato quella congiura internazionale.
[1] leader del PCI