L’UNICEF è estremamente preoccupato per la situazione di circa 90.000 bambini nella provincia dell’Ituri, a nord-est della Repubblica Democratica del Congo, che scappano dalle violenze intercomunitarie nel territorio di Djugu, a nord della città di Bunia. In seguito a queste violenze, l’UNICEF ha stimato che 66.000 bambini sfollati interni non hanno accesso ai servizi sanitari e scolastici e che circa 25.000 bambini si sono rifugiati in Uganda.
Durante queste violenze, iniziate a dicembre e intensificatesi nel mese di febbraio, oltre 70 villaggi sono stati bruciati. Sono stati documentati oltre 76 omicidi con arma da taglio, di cui la maggior parte contro donne e bambini. Almeno tre centri sanitari e sette scuole sono state saccheggiate e/o incendiate, privando i bambini di cure sanitarie e dell’istruzione. L’UNICEF stima inoltre che oltre 100 scuole hanno interrotto i corsi, privando 30.000 bambini dell’istruzione.
La maggior parte degli sfollati interni si sono insediati nelle scuole, nelle chiese e negli ospedali intorno a Bunia, la capitale della provincia dell’Ituri. Sono esposti alle intemperie e hanno un accesso limitato a cibo e acqua pulita, correndo un rischio reale di contrarre malattie diarroiche, compreso il colera.
L’UNICEF e i suoi partner hanno identificato 70 bambini non accompagnati e 245 bambini separati dalle loro famiglie con urgente bisogno di assistenza nei dintorni dell’ospedale di Bunia. In risposta alla crisi, l’UNICEF ha attivato, tramite il suo ufficio a Bunia, il suo programma di risposta rapida agli spostamenti della popolazione.
Fra il 16 e il 20 febbraio, l’UNICEF e i suoi partner hanno distribuito coperte, stuoie, sapone, tazze e secchi a 17.000 persone e hanno installato una cisterna d’acqua con capacità di 20.000 litri.
L’UNICEF e i suoi partner governativi hanno inviato sul campo alcuni team per la protezione dell’infanzia per identificare i bambini non accompagnati e separati e per la loro presa in carico.
L’UNICEF chiede a tutte le parti di proteggere i bambini contro la violenza e di cercare una risoluzione pacifica alle loro divergenze.