Oggi ricorre il decimo anniversario della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo.
Nonostante le pompose celebrazioni e le dichiarazioni ancor più pompose dei suoi leader, il riconoscimento del Kosovo come stato sovrano è tutt’altro che scontato, e la prova del nove viene dal fatto che l’Alto Rappresentante dell’Unione europea, Federica Mogherini, ieri si è detta ottimista su un accordo entro il 2019.
Invece il Kosovo resta assolutamente sub-judice, e non tanto per questioni formali (opposizione di 79 altri stati fra cui Russia, Cina e, in ambito europeo, Spagna, Slovacchia, Romania, Grecia e Cipro) quanto per la questione sostanziale, di principio: riconoscere il Kosovo sarebbe un precedente pericolosissimo. Infatti potrebbe dare la stura a mille altre rivendicazioni in tutto il mondo, a cominciare proprio dalla piccola enclave serba concentrata a nord del Kosovo il quale, non va dimenticato, al momento della ‘separazione’ era una provincia autonoma della Serbia. Come a dire che, paradossalmente, l’indipendenza del Kosovo aprirebbe la strada alla balcanizzazione del Kosovo stesso…
Infatti in Kosovo, oltre a quattro altre piccole etnie, è assolutamente preponderante quella di lingua albanese e di religione musulmana, la quale costituisce circa il 90% della popolazione, ma i leader kosovari rifiutano categoricamente anche solo ‘mediazioni’ da parte del governo albanese.
E chi sono questi leader kosovari? Sia il presidente che il primo ministro sono ex combattenti che furono armati, finanziati e portati in palmo di mano dalla NATO durante la sua aggressione alla ex-Jugoslavia comunista, aggressione che fu condotta senza mandato dell’ONU. In quella sporca guerra l’Italia si distinse per il sostanzioso contributo di mezzi e uomini (poi decimati dal cancro per uranio impoverito e non solo) e anche perché, ironia del destino, aveva come premier il ‘compagno’ Massimo D’Alema e come vicepremier Mattarella (non Piersanti ma Sergio, il ‘fratello per tutte le stagioni’).
Quando si dice che la guerra alla ex Jugoslavia fu sporca, la massa ipnotizzata dalle press-titute pensa subito alle pulizie etniche perpetrate dai serbi ai danni di tutte le altre enclave, eppure sugli attuali leader kosovari pendono esattamente le stesse accuse, ma di segno opposto, accuse solo in parte derubricate grazie alle potenti amicizie occidentali.
Gli stessi amici si sono dati un gran daffare per introdurre il Kosovo in moltissimi ‘salotti buoni’, tipo il Fondo Monetario Internazionale e la Unione Ciclistica Internazionale (così il Giro d’Italia 2019 magari partirà da Pristina, visto che quest’anno partirà da Gerusalemme ‘capitale di Israele’).
Insomma, la povera gente del Kosovo potrà anche guardarsi dai suoi nemici, ma farà bene a pregare Dio di guardarla dai suoi ‘amici’.