Il fascismo cammina su due gambe: la violenza e il militarismo. Dunque l’antidoto è fatto di nonviolenza e antimilitarismo.
Basterebbe rileggere “Antifascismo tra i giovani” di Aldo Capitini per superare d’un balzo la tristissima polemica sul come esprimere lo sdegno dopo la tentata strage di Macerata. Ricondurre la questione fascista all’agibilità della piazza da contendere a gruppuscoli di energumeni nazistoidi, ci ributta indietro di quarant’anni. L’estremismo nero anche allora era manovrato da poteri eversivi che hanno condizionato pesantemente la storia del nostro Paese (da piazza Fontana a Ustica).
Il fascismo che sta riemergendo e che ci deve seriamente preoccupare non è solo quello visibile delle teste rasate con tatuaggi celtici, ma quello ben più diffuso e silenzioso, sottotraccia, che per una ventina d’anni ha parlato “alla pancia della gente” dalle trasmissioni televisive pomeridiane e dai talk show urlati. E’ la cultura del qualunquismo, del menefreghismo, dell’attacco indiscriminato e continuo alla politica e alle istituzioni. Questo fascismo non lo si combatte con slogan del passato, con le bandiere in piazza, e nemmeno minimizzando il razzismo strisciante. Siamo su una china pericolosa. E’ stato un errore convocare a caldo la manifestazione di Macerata. E’ stato un errore annullarla da parte di alcuni. E’ stato un errore mantenerla da parte di altri. Sarà un tragico errore dividersi tra antifascisti duri e puri e antifascisti democratici e responsabili.
Solo la coerente politica nonviolenta può togliere terreno all’avanzamento della sub-cultura del “me ne frego“, destinata a prevalere elettoralmente. E’ la cultura del “I care“, me ne importa, mi sta a cuore, il motto dei migliori giovani americani, secondo don Lorenzo Milani.
Le fughe in avanti delle avanguardie non modificano la realtà. Rincorrere la destra usando i suoi stessi argomenti finisce per rafforzarla. Ci vuole un lavoro paziente, una persuasione di coscienza, una tenuta democratica. In alternativa ai Littoriali fascisti, gare agonistiche, Capitini contrappose gli anti-littoriali, affollatissime riunioni di giovani per studiare e discutere. Può essere un’indicazione valida ancor oggi per contrastare il dilagare di fascismo, razzismo, xenofobia, paura, ignoranza, bugie. Non con le manifestazioni di forza ma con l’intelligenza del dialogo e della cultura.
C’è bisogno di rendere manifesta la politica costruttiva di pace, non di manifestare rabbia.
L’antifascismo è nonviolento. La nonviolenza è antifascista.
Mao Valpiana