“Ero sul treno e un uomo mi ha chiesto se fossi americano. ‘No, sono africano, del Togo’. E lui: ‘Forse si dice così nel tuo dialetto, ma in italiano si dice Congo”. Un aneddoto breve ma utile con cui Kossi Komla-Ebri, presidente emerito della Rete della diaspora africana nera in Italia (Redani) spiega quanto sia importante promuovere una corretta informazione sull’Africa, la sua storia e la sua cultura, aprendo il convegno a Roma ‘Africa, futuro dell’Europa?’.
L’incontro è l’occasione per chiudere la campagna ‘Anche le immagini uccidono’ lanciata da Redani nel 2015 per superare “mosche e bambini dalla pancia gonfia” narrati da media, istituzioni e organizzazioni solidali, e rilanciare una descrizione genuina del continente africano.
“Perché un emigrante italiano è un ‘cervello in fuga’, mentre uno africano è un ‘migrante economico?'”, si chiede Kossi Komla-Ebri. Eppure, come gli animatori di Redani tengono a evidenziare, in Africa si gioca il futuro economico dell’Ue e quindi anche dell’Italia. Con un volume d’affari pari a 227,5 miliardi di euro nel 2016, l’Unione Europea è il primo partner commerciale del continente. Quanto alle rimesse verso l’Africa, nel 2015 il 36% sono giunte dalle diaspore presenti nell’Unione Europea.
Ancora Komla-Ebri: “Nel 5% di spazio che trova l’Africa nei media si dovrebbe parlare di questo e non solo dei fatti negativi che, tra le altre cose, scoraggiano gli investitori, inficiando lo sviluppo di tutti e 54 i paesi africani”.