Da poche settimane è stato lanciata la seconda edizione dl Premio della Nonviolenza, promosso da Mondo senza Guerre e senza Violenza in collaborazione con Greenpeace. Abbiamo incontrato Cristiano Chiesa Bini, l’anima di quest’iniziativa.
Quando e come è nato il Premio della Nonviolenza?
Alla fine del 2011 si sentiva l’esigenza di dare continuità nel tempo al lavoro accumulato con la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che nel 2009 aveva permesso un grande fiorire di attività in rete e numerosi percorsi di collaborazione con associazioni, scuole ed istituzioni. A Garbatella (n.d.r. il quartiere visitato da Gandhi agli inizi degli anni Trenta) negli anni successivi alla Marcia Mondiale è stata istallata una stele dedicata alla Giornata Internazionale della Nonviolenza ed organizzate due edizioni della corsa nonviolenta denominata “Run This Way”, ora proposta anche in Canada, Irlanda, Ungheria ed Australia. Ma l’esperienza della Marcia ci suggeriva la creazione di un qualcosa che permettesse di dare un ambito comune agli sforzi multiformi di tante associazioni e persone che giornalmente contribuiscono alla creazione di una nuova società nonviolenta che inverta la direzione di una deriva disumana mondiale. D’altra parte era necessario rendere l’immagine della nonviolenza meno “debole”, sia pure moralmente apprezzata ma considerata perdente, secondo quanto affermava Gandhi: “La nonviolenza è la forza più grande a disposizione dell’umanità”. Per tutto ciò abbiamo pensato ad un Premio che permettesse di accendere i riflettori sul lavoro umile e sentito di associazioni, direttori scolastici ed insegnanti che nell’ombra contribuiscono al rafforzamento di una coscienza nonviolenta e anche ad un concorso fotografico che stimolasse la produzioni di immagini che diano idea della forza che sprigiona la nonviolenza.
Come hai vissuto la prima edizione?
Una volta avuta l’idea del Premio ho cercato di costruirlo insieme ad altre realtà che affiancassero i militanti umanisti di “Mondo senza Guerre e senza Violenza”. E’ iniziata così la collaborazione con Greenpeace. Per prima cosa abbiamo redatto un documento che racchiudesse presupposti storici condivisi e nei quali si potessero riconoscere tutti coloro che avrebbero in seguito aderito all’iniziativa. Abbiamo sintetizzato quindi i pensieri e le azioni di popoli e grandi personaggi, quali Gandhi, Martin Luther King e Silo, che nella storia hanno dimostrato la bontà e l’efficacia dell’azione nonviolenta. In seguito abbiamo disegnato le tappe che avrebbero caratterizzato il Premio: una prima fase di diffusione, pubblicizzazione e coinvolgimento per permettere la raccolta di foto e progetti che avrebbero partecipato al concorso. In un secondo tempo abbiamo scelto i finalisti che sono stati votati online sul sito e la pagina face book. Infine la premiazione nell’ambito della celebrazione della Giornata della Nonviolenza del 2 ottobre. Difficile e stimolante per me condividere con altre realtà tutto questo progetto. Significativa ed emozionante la presentazione fatta in una sala prestigiosa della Provincia di Roma durante la quale, magicamente, i contrasti maturati dalla difficoltà di riunire logiche e prassi diverse si sono complementati in modo simbiotico. Il giorno della premiazione i vincitori ed i finalisti ci hanno restituito e condiviso emozioni. Inimmaginabile quello che ho provato quando Laura di Genova mi ha successivamente telefonato per condividere con me l’approvazione del suo progetto finalista dal Municipio del Centro Storico della sua città. E la soddisfazione del successo della foto vincitrice tra gli internauti di tutto il mondo.
…. e quella del 2013?
La sfida di quest’anno è stata di condividere in maniera effettiva il Premio sul territorio nazionale. Inoltre la prima edizione aveva rilevato la difficoltà di coinvolgere la gente comune al di là del voto e la partecipazione alla premiazione. Come rendere chiunque attore e non solo spettatore? Nasce così l’idea della categoria Talent-Scout, che permette a tutti di partecipare in prima persona. Ognuno ha un figlio che va a scuola, o un’associazione socio-culturale sotto casa, o un amico appassionato di fotografia. Chi invece è preso da mille attività guarda con distrazione le iniziative altrui. Diventa fondamentale il ruolo di chi, venuto a conoscenza del Premio, informa la scuola, l’associazione o l’amico del Premio e lo stimola alla partecipazione. Credo che sentirsi investito di questo compito renda più fattibile nell’intimo di ciascuno l’idea di una società finalmente nonviolenta.
Info su:
www.facebook.com/premiodellanonviolenza.it
Erika Furlan