Mentre ci dirigevamo verso Kizilay abbiamo visto un muro ricoperto di foto che rappresentano la storia della protesta a partire dal 30 maggio. Ogni giorno la gente si riunisce per manifestare in silenzio; sono sempre di più e il governo di Erdogan cerca di bloccarli con i lacrimogeni e gli idranti. Loro però ritornano il giorno dopo, pur sapendo che finirà tutto in modo violento. La polizia arresta sempre più persone che se ne stanno semplicemente in piedi leggendo un libro o con le mani in tasca, con la scusa che ostacolano la circolazione. Ad Ankara gli attacchi della polizia a Dikmen, Kennedy Sokak e Tunali continuano fino alle quattro della mattina.
Secondo il proprietario di un caffè dove ci fermiamo spesso ormai questa non è più solo una protesta dei turchi, ma si va diffondendo in tutto il mondo con lo stesso obiettivo: porre fine a un sistema violento e corrotto, che vuole solo difendere il suo potere. Ci ha parlato di un futuro senza frontiere, dove tutti gli esseri umani saranno uguali, un mondo umanista. Sa che diffondiamo foto e informazioni su quello che sta succedendo e ci ha ringraziato molto per questo.
Mente stavamo parlando abbiamo sentito degli slogan per strada: stava passando un lungo corteo per chiedere che il poliziotto che ha assassinato Methem sparandogli da un metro di distanza venga processato. La stessa protesta era in corso a Istanbul.