Scritto da Romy Haber
Tradotto da Bah Abdoulaye
Mattan Helman, 20 anni, si rifiuta di prestare servizio [en, come i link seguenti] nell’esercito israeliano, nonostante così facendo egli stia violando la legge del suo Paese.
Helman è un militante di HaOgen nel centro di Israele, a circa 26 chilometri a nord-ovest di Tel Aviv. Era stato assegnato alla Nahal Brigrade, una delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) che operava nei territori palestinesi occupati, ma Helman crede che unirvisi avrebbe legittimato il controllo “immorale” di Israele sulla Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est) e Gaza.
Al momento della stesura di questo post, Helman stava scontando la sua seconda condanna, di 20 giorni, nella prigione militare 6, dal 18 dicembre 2017.
Helman ha parlato della sua decisione in una recente intervista con il gruppo di attivisti israeliani SocialTV, condiviso da altri gruppi ben noti come Jewish Voice for Peace .
Israele conquistò i territori durante la guerra arabo-israeliana del 1967, definita in arabo “النكسة” (An-Naksah, “la battuta d’arresto”), e 50 anni dopo continua a non solo occuparli, ma ad espandere le sue rivendicazioni sulla terra – con la condanna della comunità internazionale.
Nel 2004, ad esempio, la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), lo strumento giudiziario primario delle Nazioni Unite, ha stabilito che un muro costruito da Israele dentro e attorno alla Cisgiordania era illegale perché attraversava il territorio palestinese, avvertendo che il muro “potrebbe diventare un’annessione della terra palestinese e ostacolare il diritto palestinese all’autogoverno”.
Quanto segue è un grafico intitolato “Palestine Shrinking, Expanding Israel” (La Palestina si ritira, Israele si espande) del gruppo di visualizzazione dei dati Visualizing Palestine che mostra “gli strumenti militari, legali e finanziari che sono stati utilizzati nella graduale trasformazione della Palestina storica nel “Grande Israele”, mappando l’estensione del territorio ora definito come “terra di stato” israeliana, in cui i palestinesi – anche quelli che detengono la cittadinanza israeliana – non possono vivere”.
Nell’intervista, Helman ha detto che sapeva che sarebbe stato imprigionato per la sua decisione, ma che era disposto ad accettarlo:
So che un rifiuto è una infrazione alla legge, ma di fronte a ogni legge c’è moralità, coscienza e limiti.
C’è stata molta ingiustizia sociale nel passato che era legale. L’olocausto in Europa, l’apartheid in Sudafrica e la schiavitù negli Stati Uniti sono stati tutti casi di ingiustizia legale.
L’obiezione di coscienza al servizio militare è riconosciuta dal diritto internazionale. Come spiegato dall’ufficio Quacker delle Nazioni Unite in una relazione del gennaio 2015:
Sia il Comitato per i Diritti Umani che il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno riconosciuto il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare come parte del diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione sancito dall’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dell’Alleanza Internazionale sui Diritti Civili e Politici.
Tuttavia, coloro che scelgono l’obiezione di coscienza contro il servizio militare in Israele rischiano la prigione.
Helman ha detto che ha preso la sua decisione molto tempo fa. Alla fine della scuola media, cioè nel nono anno di scuola, ha studiato l’argomento e si è posto tre domande:
Cosa stiamo facendo lì, cosa fa alla nostra società, e come mi influenza?
Quando l’ha detto ai suoi genitori, ha spiegato, inizialmente l’hanno presa molto duramente, ma alla fine hanno capito e appoggiato.
Helman ha sostenuto che “una legge che richiede l’arruolamento in un esercito, che opprime un intero popolo, non è una legge morale e non mi sento obbligato ad obbedire”.
Mentre non si oppone all’esigenza di un esercito, dice che “dovrebbe essere usato esclusivamente per la difesa” e che “un esercito che occupa un intero gruppo di persone non è difesa. L’occupazione non è difesa”.
Infine, per quanto riguarda il motivo per cui Helman non si è arruolato nell’esercito e ha provato a cambiare la politica dall’interno, ha spiegato che era impossibile:
È vero che ci sono degli arruolati nell’esercito che non sono d’accordo con la politica di occupazione, ma vi contribuiscono anche loro e ne fanno parte.
La scelta di Helman ha trovato sostegno tra gli israeliani. Quando è andato all’ufficio di reclutamento e ha espresso il suo rifiuto di arruolarsi, alcuni attivisti israeliani gli stavano accanto, con gli occhi bendati, con cartelli che dicevano “Smettetela di chiudere gli occhi sui crimini dell’occupazione”.
Alla protesta, un attivista, Omri Baranes, ha detto:
Di minuto in minuto, capisco quanto sia importante e rilevante oggi resistere alla coscrizione e andare in prigione. Viviamo in uno stato fascista e razzista, pieno di incitamento. Anche se siamo un piccolo gruppo, siamo forti.
Baranes è stata lei stessa imprigionata all’età di 18 anni per essersi rifiutata di prestare servizio nell’IDF, insieme a Tair Kaminer, diverse volte. A giugno 2016, Kaminer Tair Kaminer aveva scontato 170 giorni di carcere militare al termine del suo quinto mandato, prima di ricevere una sesta frase.
Non sono gli unici obiettori di coscienza a rifiutarsi di arruolarsi nell’esercito. Nel 2003, c’erano circa 1.100 soldati delle Forze di Difesa israeliane ad aver “dichiarato che non avrebbero servito nei territori occupati da Israele”.
I primi “Refusenik”, come vengono chiamati, sembra siano apparsi nel 1982, in risposta all’invasione israeliana del Libano. A quel tempo, 168 persone si rifiutarono di servire secondo coscienza, nelle parole del gruppo israeliano Yesh Gvul, l’invasione era “un atto di aggressione nuda e futile”.
Nella sua lista dei Refusenik 2017, Israel Social Tv ha menzionato quella che viene chiamata la “lettera degli anziani 2017″, firmata da oltre 60 obiettori di coscienza in un video con interviste ad alcuni di loro.
Per citare altri due esempi, tra molti:
Nel 2016 Tamar Alon, 18 anni, e Tamar Ze’evi, 19 anni, sono stati arrestati e imprigionati dalle autorità dell’esercito perché non accettavono di prestare servizio nei territori occupati. Alon ha detto:
Credo che le vie della guerra, della violenza e dell’oppressione non ci consentiranno di mantenere uno stato democratico e di essere un popolo libero sulla nostra terra.
Atalya Ben-Abba, una diciannovenne di Gerusalemme, ha preso la decisione che la sua “obiezione al servizio nell’esercito è fondata su motivi di coscienza”, aggiungendo:
Per portare sicurezza a tutte le persone in Israele e in Palestina, dobbiamo porre fine all’occupazione.
Inoltre, War Resister’s International, una rete pacifista e antimilitarista globale con oltre 90 gruppi affiliati in 40 paesi, ha inviato una lettera al Ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman “chiedendogli di riconsiderare il caso di Helman”.