In seguito alle proteste di massa dei Dalit in India, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha invitato il premier Narendra Modi sia a porre fine alla perdurante discriminazione di questo gruppo di popolazione particolarmente svantaggiato, sia a prendere pubblicamente le distanze dalla violenza degli estremisti hindù contro le minoranze etniche e religiose del paese. Se si continua a non perseguire, a non
punire e a non condannare pubblicamente le violenze e le aggressioni dei nazionalisti hindù contro Dalit, Cristiani e Musulmani, l’India rischia di dover affrontare un anno particolarmente difficile, durante il quale le prossime elezioni politiche possono fungere da pretesto per un aumento delle violenze contro le minoranze. E’ evidente che la tutela delle minoranze in India è insufficiente e necessita urgentemente di interventi politici decisi.
Negli scorsi giorni centinaia di migliaia di Dalit hanno protestato a Mumbai contro il perdurare della discriminazione nei loro confronti e contro la violenza da parte dei nazionalisti hindù. Le proteste hanno in buona parte bloccato il traffico della metropoli. Le proteste erano state scatenate dalla morte violenta del 28enne Rahul Phatangale. Il giovane dalit è stato ucciso a Pune lo scorso 1 gennaio 2018 da un presunto nazionalista hindù durante le commemorazioni del 200esimo anniversario della battaglia di Bhima-Koregaon. La battaglia del 1818 aveva segnato la vittoria dei Dalit e dei soldati britannici contro i membri di una casta alta.
I circa 200 milioni di Dalit, che una volta venivano chiamati anche “intoccabili”, avevano posto grandi speranze nella vittoria elettorale del 2014 dell’attuale premier Narendra Modi, ma le loro aspettative di una progressiva riduzione delle discriminazioni e di un miglioramento della loro situazione sociale sono andate deluse. Oltre al perdurare della discriminazione nel sistema scolastico e nel mercato del lavoro, i Dalit sono sempre più spesso vittime di aggressioni, omicidi, stupri, rapimenti e saccheggi da parte degli estremisti hindù. La disoccupazione tra i Dalit è tuttora il doppio rispetto alla media nazionale. Il crescente malcontento tra i Dalit sta causando sempre più proteste pubbliche. Solamente nello stato federale del Maharashtra nel 2016 ci sono state quasi 60 manifestazioni pubbliche dei Dalit.
La violenza degli estremisti nazionalisti hindù colpisce in modo crescente anche chi appartiene a una delle varie minoranze religiose dell’India e la protesta cresce anche tra Cristiani e Musulmani. Se il governo indiano non adotterà finalmente misure per porre fine alla crescente violenza estremista, la maggiore democrazia dell’Asia rischia di essere minata dall’instabilità sociale.