Quasi 10 anni dopo il suo primo arresto, il regista tibetano Dhondup Wangchen ha finalmente ottenuto asilo politico negli Usa dove, il 26 dicembre, si è riunito alla moglie Lhamo Tso e ai loro figli, rifugiati sin dal 2012.
Dhondup Wangchen era stato arrestato nel marzo 2008 per aver girato un documentario indipendente in cui aveva raccolto il punto di vista di cittadini comuni tibetani sulle loro condizioni di vita, sulle politiche cinesi nei loro confronti e sulle imminenti Olimpiadi di Pechino.
Il montato era stato inviato in Svizzera, dove un cugino di Dhondup Wangchen lo aveva editato e ridotto a 25 minuti per poi rimandarlo in Cina. La versione finale, intitolata “Lasciarsi la paura alle spalle”, era stato mostrata alla stampa estera due giorni prima dell’inizio dei Giochi olimpici, col regista già in carcere e di fatto scomparso.
Isolato dal mondo esterno per oltre un anno, durante il quale era stato torturato e privato di cure mediche, alla fine del 2009 Dhondup Wangchen era stato processato a porte chiuse e condannato a sei anni di carcere per “incitamento a sovvertire i poteri dello stato”.
Amnesty International lo aveva adottato come prigioniero di coscienza e aveva lanciato una campagna per chiedere alle autorità cinesi il suo rilascio. Questo era arrivato nel giugno 2014, anche a causa delle precarie condizioni di salute del detenuto.
Anche dopo la scarcerazione, tuttavia, Dhondup Wangchen era stato tenuto sotto controllo, monitorando i suoi movimenti e le sue comunicazioni. Poi, finalmente, si è “lasciato la paura alle spalle”.