*“Abbiamo conversato con loro ed hanno deciso di terminare con lo sciopero, dopo di accordare che si formi una commissione per la difesa dei diritti del popolo mapuche”*, ha sottolineato Llanquileo in dichiarazioni a Radio Cooperativa del Cile.
La riferita commissione rimarrebbe integrata dalla direttrice dell’Istituto dei diritti umani, Lorena Fries; l’alto delegato delle Nazioni Unite, Amerigo Incalcaterra; l’arcivescovo della provincia di Concepcion, Fernando Chomalì; e l’arcivescovo della pastorale mapuche, Fernando Diaz.
Parteciperanno inoltre a questa istanza come rappresentanti dei mapuche, Millaray Garrido, moglie di Josè Huenuche; Pamela Pezoa, moglie di Hector Llaitul e Natividad Llanquileo, sorella di Ramon Llanquileo.
I mapuche sono stati accusati di partecipare in un attentato ad un pubblico ministero nel 2008, fatto che la comunità mapuche condanna come un montaggio per frenare la lotta rivendicativa dell’etnia per le loro terre e la sua identità.
Durante il giudizio contro di loro si invocò la legge antiterrorista, norma giuridica promossa durante la dittatura militare in Cile e che avalla discussi procedimenti come l’utilizzo dei testimone senza volto.
Precisamente in lettera inviata dal carcere, Llaitul denunciò l’impiego deliberato della citata legislazione per punire lui ed i suoi compagni col fine di allontanarli dalla lotta ancestrale del suo paese contro l’imprenditorialità locale e multinazionale.
Lo stato cileno, enfatizzò il leader indigeno, cerca di ridurre suppostamente la lotta mapuche ad atti delittivi e terroristi per così perseguire e reprimere indiscriminatamente la resistenza dei popoli originari contro il capitalismo predatore.