Dopo la Casa delle donne di via della Lungara, anche ‘Lucha y Siesta’ rischia di chiudere. Lo fanno sapere le attiviste del centro antiviolenza in via di Lucio Sestio sulla loro pagina facebook.
“La casa delle donne ‘Lucha y Siesta’, attiva da quasi 10 anni nel contrasto alla violenza sulle donne, rischia di chiudere perché il proprietario Atac Spa, in crisi finanziaria, vuole vendere lo stabile. Abbiamo ricevuto diversi segnali di accelerazione del procedimento di dismissione e non intendiamo essere le macerie di un’operazione che minaccia il valore sociale di una storia decennale per sanare anni di scandali e mala gestione economica. Dal 2008 lo stabile abbandonato di via Lucio Sestio 10, che il quartiere ha conosciuto come la sottostazione Cecafumo, è diventato la casa delle donne ‘Lucha y Siesta’, luogo di incontro fra storie di vita, coraggio, sogno e desiderio e di relazioni per la costruzione di traiettorie di uscita dalla
violenza”.
LEGGI ANCHE
La Casa delle donne replica al Comune: “Debito calcolato senza tener conto dei servizi offerti”
Roma, Casa delle donne sotto sfratto? Comune: “No, chiesto il pagamento di 833mila euro”
‘Lucha’, si legge ancora nel post, “è un centro antiviolenza laico e femminista, un luogo di ascolto, orientamento e accoglienza, uno spazio di autodeterminazione e di immaginazione personale per tutte coloro che, vivendola, la rendono viva e per tutte coloro che, lasciandola, ne escono più forti e determinate. Lucha è un laboratorio di progettazione sociale e di partecipazione a partire dai propri desideri e dalle proprie capacità. ‘Lucha’ è una rete per l’orientamento al lavoro e alla formazione, per l’assistenza legale e il sostegno psicologico nei percorsi individuali e collettivi di autonomia delle donne. Lucha è un cuore pulsante di solidarietà e di condivisione. Lucha è una ricchezza riconosciuta da anni da soggetti associativi e istituzionali, del volontariato sociale e del terzo settore. ‘Lucha’ è lo spazio che abbiamo liberato e che ci meritiamo di vivere. Lucha è un laboratorio politico in continua evoluzione cui non siamo disposte a rinunciare”.
“Allo spreco e all’abbandono abbiamo sostituito un progetto sociale politico femminista e un percorso di recupero dello stabile che ne ha fermato il declino, per renderlo vivibile con la cura e la manutenzione quotidiana- dicono ancora le attiviste- Al sistema che privatizza gli utili e rende collettive le perdite abbiamo risposto con una reale valorizzazione, fatta di corpi in relazione, di sperimentazioni, di inclusione attiva e di cultura accessibile. A forza di essere libere abbiamo creduto in un progetto politico con una visione ampia e trasversale che ha dato casa e riparo a decine di storie di violenza e di solitudine, che si sono trasformate qui in riscatto e autodeterminazione. ‘Lucha y Siesta’ ha fatto tesoro intangibile dei nessi fra le donne che generano un potere trasformativo capace di costruire una società migliore per tutt@, permettendo oggi a tante e a tanti di parlare di un nuovo paradigma femminista per il cambiamento.
Insieme a tutte quelle donne che nel mondo si stanno ribellando e che hanno dato vita al movimento internazionale Non Una di Meno, abbiamo deciso di contarci da vive e finché lo saremo, vive, non smetteremo mai di sognare, anzi continueremo a delineare prospettive comuni e sempre più visionarie. Se il mondo ci vuole precarie, subalterne e disilluse noi saremo sicure protagoniste del futuro.
Da ‘Lucha y Siesta’ non ce ne andiamo, non siamo disposte a fare un passo indietro ma anzi lanciamo con rinnovata forza un invito a tutte coloro a cui arriveranno queste parole: che nascano case delle donne in ogni quartiere, in ogni città, in tutto il mondo! #luchanonsivende #luchaliberatutte”.