Manifestare solidarietà ai territori e alle persone vittime della mafia, diffondere la cultura della legalità e della giustizia sociale, fare emergere gli esempi positivi di riappropriazione della cittadinanza. Si è conclusa la scorsa settimana la prima fase del viaggio della Carovana Internazionale Antimafie, promosso da Arci, Libera e Avviso Pubblico.
La scorsa settimana – con tre iniziative dal forte valore simbolico per la memoria antimafia e svoltesi in contemporanea a Roma, Milano e Firenze – si è chiusa la prima fase del viaggio della Carovana Antimafie. Dopo la partenza dello scorso 30 marzo dalla Tunisia, con la partecipazione al Social Forum mondiale, e con oltre due mesi di viaggio itinerante attraverso la nazione, i furgoni si sono fermati per poi proseguire il viaggio e raggiungere la Francia in Ottobre.
La Carovana è storia e memoria del movimento antimafia ma è anche presente, via e percorso per sfidare il fenomeno mafioso e l’intero paese nel suo tessuto economico, sociale e culturale. La Carovana è responsabilità sociale, è coraggio, è consapevolezza, è solidarietà. A distanza di quasi 20 anni dalla sua ideazione, all’indomani del periodo stragista, quei furgoni itineranti, condotti dall’entusiasmo e dalla passione dei suoi molteplici carovanieri, diventano oggi, condivisione, conforto, speranza e denuncia. Non sono belle parole poste una dietro l’altra per pompare e decorare un discorso, ma l’osservazione di chi, avendo vissuto e condiviso tante tappe del viaggio, ha avuto modo di incrociare sguardi, pianti, sorrisi, emozioni di gente che vive un impegno sociale giornaliero sul territorio.
La Carovana lascia il segno. E lascia il segno perché diventa un percorso di prossimità, quella prossimità che raramente viene narrata dai canali mediatici e i cui bisogni vengono tenuti ben distanti dalle logiche perverse del Palazzo dei poteri e dalle politiche di gestione del paese. Chi vive la Carovana non può che portare con sè, nel proprio album dei ricordi, i visi e i volti della gente incontrata ma anche tante immagini; delle istantanee significative che fungono da termometro territoriale dello stato morale e sociale del Belpaese.
Le emozioni restano vive, come l’accoglienza delle persone che, avvistando quei furgoni portatori del messaggio di sfida per la legalità, si entusiasmano, avvertono la presenza, si sentono meno sole e somatizzano valori e idee positive di cui, in fondo, sono i diretti veicolatori e con i quali riescono a dare un senso più forte e profondo all’impegno profuso.
La gente accoglie e ascolta i carovanieri, gli occhi si fanno lucidi, il cuore si riscalda e una sensazione mista tra emozione e commozione si ripercuote per tutto il corpo. È gente riconoscente, è gente gratificata per il fatto che qualcuno prenda il tempo per ascoltare le proprie storie; storie di individui e di gruppi sparsi per un paese difficile come l’Italia, produttori instancabili di racconti, di testimonianze, di iniziative, di creatività, di coraggio, di curiosità e di ricerca.
D’improvviso non esiste più il nord ed il sud, né gli accenti differenti delle loro voci, esistono delle donne e degli uomini che socializzano e si muovono intorno a dei valori assoluti ed inconfutabili del nostro essere “umani”.
Così, oggi ci si trova a Scampia, a toccare con mano i risultati concreti di chi vive una trasformazione interiore prima e esterna dopo. Ed ecco, aree riqualificate, strappate alla malavita, sportelli della legalità che accolgono le persone che oggi trovano il coraggio di denunciare l’inaccettabile ed ancora il teatro sociale, i progetti di microcredito, gli orti solidali sui beni confiscati con i quali si dà lavoro e reddito ai diversamente abili e ai giovani destinati altrimenti a divenire manovalanza della camorra e poi la creazione di strutture sociali ricettive che permettono, in aree un tempo inutilizzabili, di radunare le famiglie intorno allo sport, alla solidarietà, al rispetto delle persone e dell’ambiente.
Ci si trova in Largo della cittadinanza attiva e si tira un sospiro di sollievo, si abbassano i livelli di paura personali innescati dalla mediatizzazione negativa a senso unico del quartiere. Si respira e si sorride quando si incontra per Scampia le gente alla quale preme ribadire che, sebbene ci sia ancora tanto lavoro da fare, la strada intrapresa, quella del cambiamento, è una rivoluzione sociale voluta dal basso, senza l’intervento delle istituzioni, spesso complici dello storico degrado.
Così l’indomani ci si trova a Trana, dove i bambini delle scolaresche dell’Istituto Comprensivo Scuole, ci iniettano un’overdose di speranza trattando e dialogando di mafie e di cultura mafiosa come nemmeno gli adulti sarebbero stati capaci. Il lavoro del corpo docente è tangibile ed efficace; quei bambini, che rappresentano le nuove generazioni del nostro paese, sanno, conoscono,comprendono, interagiscono, sfidano, chiedono curiosamente, ancor più di tanti altri adolescenti incontrati nelle medie superiori.
In quel viaggio nel viaggio che rappresenta la Carovana, ci si trova di fronte ad esempi chiari ed evidenti di riappropriazione delle buone pratiche della cittadinanza. Si incontra chi, tra associazionismo e cittadinanza partecipe, è impegnato concretamente così come avviene presso la Cascina Graziella, bene confiscato a Moncalvo. Uno sforzo congiunto, in terre difficili, per la ristrutturazione dell’edificio destinato a diventare un centro di accoglienza per le donne in difficoltà, vittime di violenza e della tossicodipendenza.
Si incontra una comunità che quotidianamente manda avanti la Rosa di Jerico, un altro bene confiscato alle mafie, presso Orbassano, trasformato oggi in alloggio per disabili. Ci si imbatte in chi in Lombardia lavora coraggiosamente in prima linea per impedire la negazione dei diritti umani, quelli dei lavoratori, per esempio, vittime del caporalato. Attivisti della giustizia sociale e della legalità che quotidianamente si rimboccano le mani per contrapporsi e sfidare le zone grigie che sul territorio lombardo sono attori di prim’ordine dell’illegalità economica, dell’evasione, del racket, degli appalti pilotati, delle forme di usura e tanto altro.
Sono tantissime le storie, i racconti da riportare, sono tante le tematiche che emergono di luogo in luogo e che vanno ad affiancare il coraggio della memoria e la promozione delle responsabilità sociale di cui si fa portavoce la Carovana. Esiste un paese, e non è un altro paese, forse è un paese parallelo o un paese alternativo, tuttavia è un paese che crede che la verità e la giustizia sociale siano dei valori capaci di migliorare il presente.
Il paese delle persone oneste, coese e sorridenti che desiderano vivere di socialità positiva e che amano condividerla, per renderla contagiosa, demoltiplicarla al resto del paese come antidoto semplice ed efficace al compromesso morale e al malaffare e come fondamenta della dignità umana, dei diritti e della salvaguardia del bello.