Il 29 ottobre si sono tenute le elezioni parlamentari in Islanda, le seconde nel giro di pochi mesi: il Governo è stato costretto ad indire nuove elezioni a causa di presunti scandali sessuali legati al padre del Primo Ministro Bjarni Benediktsson e che egli ha tentato di coprire. Come riportato dal Guardian nei giorni scorsi, l’Islanda avrebbe dovuto chiamare nuovamente gli elettori a votare per il rinnovo del Parlamento dopo che, a seguito del presunto scandalo, il partito lib-dem Futuro Luminoso (Björt framtíð) ha ritirato l’appoggio alla coalizione che reggeva il Governo Benediktsson.

Le elezioni hanno consegnato un quadro frammentato in cui il Partito dell’Indipendenza (Sjálfstæðisflokkurinn) di Benediktsson è risultato essere il più votato (25,2%, 49.543 voti) nonostante la perdita di 5 seggi, pari al 3,8% di voti, tuttavia, le forze progressiste ed ecologiste del Movimento di Sinistra-Verde (Vinstrihreyfingin – Grænt framboð) e dell’Alleanza SocialDemocratica (Samfylkingin – Jafnaðarmannaflokkur Íslands) hanno avuto un incremento della propria forza elettorale andando a sfiorare il 17% (il primo) e il 12,1% (il secondo). Tanto più vi è stata l’ascesa dell’Alleanza SocialDemocratica Islandese, passata nel giro di un anno dal 5,7% al 12,1%, quanto più vi è stato il tracollo di Futuro Luminoso, il partito che ha ritirato l’appoggio al Governo Benediktsson, crollato all’1,2% (rispetto al 7,2% delle scorsa tornata elettorale) e rimasto fuori dal Parlamento. 

Brutto scivolone anche per i Pirati: il Partito Pirata, infatti, dai 10 seggi al Parlamento, pari al 14,5% delle precedenti elezioni, ha visto scendere i propri consensi fino al 9,2%, mandando solo 6 rappresentanti all’Assemblea Nazionale. Assenti gli Umanisti (HumanistaFlokkurin) che avevano partecipato, per la prima volta col proprio simbolo, alle scorse elezioni parlamentari raggiungendo un rachitico 0,1%.

Coalizione, già, ma quale?

Il quadro che si profila è quello del Governo di una coalizione inedita per il Partito dell’Indipendenza il quale, nonostante abbia visto scendere i propri deputati a 16 rispetto all’ultima elezione, dovrà cercare un’intesa con il Partito di Centro (7 Deputati) e con il Partito del Popolo (4 deputati). L’accordo, tuttavia, non riuscirà a formare un Governo dato che i seggi necessari sono 32, nonostante Benediktsson abbia dichiarato alla stampa come sia «naturale che il Partito dell’Indipendenza si prenda carico di formare il Governo», nonostante non abbia evidentemente i numeri per farlo.

 

Così come, d’altra parte, la coalizione progressista fra il Movimento Sinistra-Verde, l’Alleanza SocialDemocratica e il Partito Pirata si fermerebbe a 24 seggi: il Partito di Centro, in sostanza, risulta essere l’ago della bilancia per una qualsiasi coalizione di Governo.