Alla memoria di Alberto L’Abate, che ci ha lasciato un vuoto incolmabile nelle lotte per il disarmo, la pace e la giustizia
Sarà l’allarme (molto tardivo1) della nuclearizzazione della Corea del Nord, saranno le bizzarrie di Kim Jon-un, saranno le incoerenze di Trump, ma sul ruolo delle armi nucleari e i rischi di guerra nucleare si sta accumulando una serie di notizie e commenti, allarmi reali o presunti, illazioni: che a mio parere mostrano come si stia veramente giocando col fuoco. Bisogna considerare seriamente queste follie demenziali e rafforzare la mobilitazione della società civile che ha ottenuto il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari del 7 luglio di quest’anno.
In primo luogo la storia passata può insegnare molto: almeno finché… siamo in tempo per ricordarla.
Le sbronze con allucinazioni nucleari di Nixon
C’è da chiedersi se sia solo tragicamente grottesco il Caso del Presidente Richard Nixon che a quanto pare2 era solito alle sbronze, e sotto l’effetto dell’alcol avrebbe più volte ordinato ai capi di stato maggiore un attacco nucleare, che avrebbe provocato la terza guerra mondiale! Per fortuna essi attesero che il Presidente smaltisse la sbornia, ma un pilota americano stanziato allora nella Corea del Sud ricorda di essere stato messo in stato di allerta nucleare, proprio nei confronti della Corea del Nord3. Henry Kissinger, consigliere di Nixon per la sicurezza nazionale ha affermato che se si fosse lasciato fare al Presidente ci sarebbe stata una nuova guerra nucleare ogni settimana.
La crassa ignoranza di Trump sugli armamenti nucleari!
Forse Trump non si troverà in stato di ubriachezza nei frangenti cruciali, ma la sua completa ignoranza in tema di armamenti nucleari, al di là delle sue trombonate, è ormai proverbiale. In una delle sue prime telefonate con Putin, quando questi si riferì al Nuovo Trattato Start del 2010 – l’attuale chiave di volta del regime di non proliferazione tra Washington e Mosca – il Presidente chiese qualche minuto di tempo per chiedere ai suoi consiglieri lumi su … che cosa fosse!
Ormai è noto che spesso le avventate affermazioni e minacce lanciate da Trump vengono poi ridimensionate dai generali del Pentagono. Ma il pensiero che Presidenti con cotanta ignoranza abbiano il controllo dell’arsenale della maggiore potenza nucleare mondiale fa correre un brivido lungo la schiena! Ma chissà perché l’opinione pubblica è allarmata maggiormente dalle bizzarrie di Kim Jon-un, il quale invece è molto meno probabile che faccia una mossa azzardata4.
La presumibile gaffe più recente di Trump sugli armamenti nucleari risale all’estate scorsa, quando in una riunione dei dirigenti per la sicurezza nazionale egli commentò una slide che mostrava la forte diminuzione numerica dell’arsenale nucleare Usa dagli anni Ottanta affermando di voler accrescere l’arsenale di 10 volte, di nuovo con una plateale ignoranza del processo che ha condotto a questa diminuzione: questa notizia è trapelata l’11 ottobre scorso, e frettolosamente smentita5.
Ma veniamo a problemi più scottanti.
Gli Stati Uniti sotto scacco
Ho già commentato come gli Stati Uniti, dopo una politica fatta solo di minacce che ha condotto la Corea del Nord dal 2003 a realizzare il proprio armamento nucleare e missilistico, si trovano ora sotto scacco: il loro poderoso arsenale nucleare, il più potente del mondo, è inservibile per contrastare quello molto più modesto di Pyongyang. Un first-strike alle forze nucleari coreane è impensabile, sia per le ricadute inevitabili che avrebbe direttamente sulla Corea del Sud (dove stanziano 25.000 soldati statunitensi) e meno direttamente sul Giappone, senza contare la Cina che non potrebbe comunque tollerare un attacco nucleare ai propri confini: insomma, sarebbe la guerra nucleare mondiale! E poi, se anche un solo missile nucleare dovesse sopravvivere potrebbe tentare una ritorsione e causare potenzialmente vittime e danni catastrofici.
Insomma, la crisi coreana è la prova più eclatante che le armi nucleari sono inservibili per gli scopi con i quale vengono pretestuosamente “giustificate”. Sono solo un rischio inaccettabile.
Ora, dopo gli imperdonabili errori commessi, gli Stati Uniti, con la loro poderosa potenza nucleare, sono costretti a calcolare come potrebbero difendersi da un eventuale attacco nucleare di Pyongyang: una prospettiva che solleva ulteriori interrogativi.
Miraggi delle difese antimissile …
Di fronte alle minacce del (minacciato) Kim Jon-un, Trump decanta la straordinaria efficacia delle difese antimissile di cui dispongono gli Usa, che avrebbero il 97% di probabilità di successo di distruggere i missili coreani. A parte che non sembra che si tengano nel dovuto conto (a) la possibilità che Pyongyang lanci anche false testate o esche (la più ovvia ed economica contromisura), (b) i progressi tecnici e numerici sorprendentemente rapidi dei suoi missili e delle testate6, nonché (c) il fatto che basterebbe che una testata coreana sfuggisse alle difese per provocare vittime e distruzioni incalcolabili, un’analisi circostanziata mette in dubbio la fondatezza di queste previsioni7. Qui è necessario entrare in qualche dettaglio tecnico e per non spezzare e appesantire il discorso lo svilupperò alla fine dell’articolo.
… e qualche problema
Gli Stati Uniti potrebbero inoltre avere qualche problemino per intercettare un attacco missilistico dalla Corea del Nord. Infatti è stato osservato che se Pyongyang lanciasse un missile verso gli Stati Uniti molto probabilmente la sua traiettoria passerebbe sul Polo Nord, e un tentativo degli Usa di abbatterlo avverrebbe presumibilmente entro lo spazio radar russo, forse sulla stessa Russia (si veda la figura)8. J. Pollack – ricercatore del Middlebury Institute of International Studies di Monterey – ha affermato che per intercettare i missili balistici della Corea del Nord “Si dovrebbe sparare fra i denti del sistema russo di allarme precoce (early warning)”. Pollack afferma che cercare di intercettare il missile il prima possibile nella sua traiettoria aumenta le probabilità di abbatterlo, specialmente se è necessario effettuare un secondo colpo: “Se l’Alaska effettua un tiro frontale [v. le informazioni nella sezione alla fine dell’articolo] impegnandolo sulla Siberia ma fallisce, la California ha una seconda occasione prima che il veicolo di rientro raggiunga il bersaglio” (le difese antimissile usano sensori diversi per intercettare il missile nelle diverse fasi di volo: infrarossi, raggi X, radar).
In definitiva, la sola soluzione per risparmiare rischi immensi per tutta la popolazione del mondo (oltreché ulteriori sperperi di risorse nelle armi nucleari) sarebbe che gli Stati Uniti abbandonassero una volta per tutte la loro sconfinata arroganza e accettassero di scendere a negoziati con Pyongyang! Magari anche Kim dovrebbe accantonare qualche ambizione, per quanto egli abbia da tempo offerto la propria disponibilità a un negoziato, ma l’offerta ha incontrato l’indifferenza9.
Ma purtroppo i segnali sono opposti!
Il pericoloso azzardo della non certificazione dell’Accordo con l’Iran
Verrebbe da dire che la lezione della Corea del Nord che ha sviluppato il programma nucleare dopo che gli Stati Uniti avevano disatteso gli accordi e accentuato le minacce non ha insegnato nulla: Washington conosce solo la coercizione e l’imposizione con la forza! L’accordo con l’Iran fu raggiunto molto faticosamente dopo anni di accuse (in realtà mai provate) che il suo programma di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio non servisse per produrre combustibile a basso arricchimento per i reattori nucleari, bensì puntasse surrettiziamente a raggiungere un arricchimento superiore al 90% per fabbricare bombe atomiche. È forse il caso di ricordare per coloro che non trattano comunemente questi problemi che i progetti di arricchimento per scopi militari si sono sviluppati in molti Stati nei decenni passati; non solo, mentre questo programma veniva duramente contestato all’Iran, il Brasile (che sotto la dittatura aveva sviluppato davvero programmi militari ed era arrivato a un passo dal realizzare la bomba) lo ha completamente realizzato senza che nessuno avesse nulla da obiettare10. Invece sui progetti nucleari dell’Iran, dopo un’interminabile trattativa, contestazioni, tira e molla, nel 2015 si raggiunse finalmente un accordo che Obama definì “storico”, con il quale Teheran riduceva le sue attività di arricchimento dell’uranio e in cambio otteneva la sospensione delle sanzioni.
Tutti erano soddisfatti dell’accordo finché … venne eletto Trump: il quale, dopo una lunga serie di riserve, al momento in cui l’accordo doveva venire di nuovo sottoscritto, pochi giorni fa, ha infine dichiarato che non lo certificherà nuovamente. Non è qui il caso di entrare in dettagli, ha già scritto per Pressenza Tony Robinson11. Quello che mi interessa sottolineare è che con questa decisione Trump riaccende un contenzioso con l’Iran (oltre al contrasto con gli altri Paesi che avevano realizzato l’accordo) e contraddizioni nell’area mediorientale che di tutto ha bisogno tranne che di ulteriori tensioni!
Purtroppo i tamburi di guerra non si riducono alle cose che abbiamo richiamato: anzi, si delineano concretamente sistemi di guerra completamente nuovi, i quali implicano pericoli incontrollabili! Vi accennerò brevemente per dare l’allarme sulle follie prossime venture che penso molti non conoscano, ma meritano senz’altro ben altra attenzione e approfondimento.
Rischi allarmanti di “cyber-war”, guerra informatica
Il New York Times lancia l’allarme, al solito, proprio per la Corea del Nord, ma questa questione bolle in pentola da molto tempo, probabilmente sotto diverse forme che io non sono in grado di distinguere chiaramente per le mie scarse competenze in materia. Ormai le storie, e le imprese, degli hacker sono all’ordine del giorno, intrusioni e blocchi di siti ufficiali, anche statali o molto delicati, interferenze in consultazioni elettorali, ecc. Una decina di anni fa il Governo statunitense in collaborazione con quello israeliano creò e diffuse il virus informatico stuxnet un’ondata di attacchi digitali contro l’Iran, sabotando la centrale nucleare iraniana di Natanz e disabilitando le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, impedendo anche la rilevazione dei malfunzionamenti e della presenza del virus stesso.
Non potevano mancare gli attacchi informatici (cyber-attacks) ed elettronici alla Corea del Nord: già ordinati dal Nobel per la pace Obama per sabotare i test missilistici di Pyongyang, ora Trump segue le sue tracce12. Ma chi di spada ferisce … La Corea ripaga con la stessa moneta, le escalation non si arrestano ma si moltiplicano! Pyongyang sorprendentemente affinato anche queste capacità, dall’attacco del 2014 contro la Sony, alle vere cyber-rapine a varie banche, che hanno fruttato fondi per i propri programmi nucleari13. Ormai deve venire considerato come un paese con capacità tecnologiche di punta e competitive (qualunque sia l’origine, complicità di ogni genere, e via dicendo).
Comunque sia si delinea una nuova frontiera, estremamente subdola di una corsa agli “armamenti elettronici” (cyber), le cui implicazioni sembrano difficili da valutare. La guerra non ha frontiere, a differenza dagli esseri umani!
Attacchi informatici e minaccia nucleare
Ma i rischi non solo aumentano, si intrecciano e si moltiplicano in maniera sinergica. Che cosa potrà avvenire se un domani un ufficiale addetto al controllo degli allarmi di un attacco nucleare non sarà più sicuro se quello che vede sullo schermo sono davvero missili, o è un inganno informatico? O se gli ufficiali non saranno in grado di comunicare con coloro che controllano gli armamenti nucleari durante una crisi internazionale? Scenari da incubo! Purtroppo plausibili: “Attacchi informatici potrebbero compromettere la pianificazione dei sistemi di lancio, interrompere comunicazioni critiche, condurre a falsi allarmi di un attacco, o potenzialmente anche consentire a un avversario di prendere il controllo degli armamenti nucleari”14.
Si torna di nuovo al fatto che la crescente sofisticazione dei sistemi non garantisce affatto maggiore sicurezza, ma introduce nuove vulnerabilità, che possono essere molto gravi e incontrollabili: ma la tendenza tecnologica sembra ormai inarrestabile (anche per gli enormi interessi che l’alimenta). Gli armamenti nucleari e i relativi sistemi sono estremamente complessi, la vulnerabilità informatica non riguarda solo gli armamenti, ma i sistemi di comunicazione, le piattaforme di lancio ed anche i sistemi di pianificazione. Un rapporto del Defense Science Board di Washington del 201315, reso pubblico, ammette apertamente che: “Gli Stati Uniti non possono essere sicuri che i nostri sistemi tecnologici informatici critici funzionino sotto un attacco da parte di un avversario sofisticato e ben attrezzato che utilizzi capacità informatiche in combinazione con tutte le sue capacità militari e di intelligence … questo vale anche per altri (per esempio alleati, rivali, reti pubbliche/private)”.
In definitiva si alza continuamente il livello di guardia e si riduce sempre più il margine di controllo e di reazione: i rischi giganteschi sono ovvi.
Vale la pena di ripetere che il provvedimento più urgente e immediatamente realizzabile consisterebbe nel togliere i missili nucleari dallo stato di allerta per il lancio immediato su allarme (launch on warning): se i missili non fossero pronti ma occorressero ore, o magari giorni, per attivarli, si ridurrebbero enormemente i rischi di attacco nucleare per errore, e in casi di crisi si avrebbe un certo tempo per avviare trattative ed evitare una guerra.
Una nuova terrificante frontiera: le armi autonome
Si sta profilando un nuovo salto epocale nella conduzione delle guerre, legato ai progressi della cosiddetta intelligenza artificiale. Si tratta delle cosiddette armi autonome che, se pure ancora genericamente definite, saranno in grado di decidere da sole quando e come sferrare un attacco, o rispondere a un attacco. Vi sono già allarmi in proposito, e fortunatamente anche reazioni: alcune compagnie mondiali produttrici di tecnologie intelligenti e di robotica hanno rivolto insieme un appello all’Onu
(https://futureoflife.org/autonomous-weapons-open-letter-2017/) perché dedichi attenzione urgente attraverso gli organismi
specifici di cui dispone ai rischi provenienti dallo “sviluppo di armi autonome intelligenti”.
Nel momento in cui le intelligenze artificiali supereranno quelle umane “un nuovo conflitto internazionale potrebbe essere avviato non dai leader dei vari Paesi ma da uno dei loro sistemi di intelligenza artificiale, se questo dovesse decidere che un attacco preventivo costituisce il percorso ideale per la vittoria”
Il baratro si avvicina: è più che mai urgente la presa di coscienza e la reazione dell’opinione pubblica mondiale, sull’onda del movimento della società civile Ican, che con la sua crescente mobilitazione ha ottenuto che l’Onu negoziasse e approvasse il nuovo Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, meritando il riconoscimento del Premio Nobel per la Pace 2017. Il prossimo passo, più che mai urgente, è imporre che le armi nucleari vengano eliminate per sempre dalla faccia della Terra! TUTTI INSIEME SI PUÒ!
Dettagli tecnici sulle difese antimissile Usa per un presunto attacco nucleare nord-coreano
Riporto qui le considerazioni dell’articolo citato nella nota 7: l’autore J. Pollack è ricercatore del Middlebury Institute of International Studies di Monterey.
In primo luogo, vediamo quali sono le difese antimissile di cui dispongono oggi gli Usa? Esse consistono in una rete di radar, sensori basati a terra, sistemi di conduzione della battaglia, e missili intercettori “kill-to-kill” progettati per distruggere una testata attaccante mediante la pura forza della collisione: questi intercettori sono attualmente 36 schierati nella base aerea di Vandenberg in California più 32 a Fort Greely in Alaska; altri 8 saranno installati per la fnne dell’anno in silos a Fort Greely.
Qual è l’efficacia di questi intercettori? Le sole valutazioni sono dell’autorità del Pentagono per i test e la valutazione, secondo la quale il sistema ha “ capacità limitata di difendere la Patria da piccoli numeri di minacce di missili balistici a raggio intermedio o intercontinentale lanciati dalla Corea del Nord o dall’Iran”. Ma i valutatori non forniscono valutazioni “quantitative” del loro rendimenti, citando la mancanza di test condotti a terra di di sottosistemi essenziali con modelli e simulazioni “accreditati”. Oltre tutto, la U.S. Missile Defense Agency “continua a scoprire nuovi guasti durante i test”: secondo l’Agenzia sono stati eseguiti 18 test di intercettazione tra ottobre 1999 e maggio 2017, con 10 successi, sebbene uno di questi possono non avere “killed” il bersaglio: a seconda di come si conteggia quell’evento, il sistema ha un successo complessivo di circa 50-55%.
Veniamo infine a come verrebbe intercettato un attacco missilistico della Corea del Nord. Stando a dichiarazione del Pentagono 4 intercettori verrebbero lanciati su ogni testata attaccante al fine di migliorare le probabilità complessive di successo. Questo suggerisce che la recente pretesa di Trump di un’efficacia del 97% è basata su un’assunzione di una probabilità di successo per intercettore del 60%: infatti una probabilità di fallimento del 40% moltiplicata per 4 intercettori darebbe una probabilità di fallimento inferiore al 3%. Ma James Acton del Carnegie Endowment for International Peace osswerva che questo calcolo suggerisce ottimisticamente che gli insuccessi degli intercettori deriverebbero da vari malfunzionamenti casuali e non da qualche problema comune che potrebbe disabilitare tutti i 4 intercettori: qualche difficoltà che compromettesse tutti gli intercettori allo stesso tempo – per esempio operare di notte, in un momento di manutenzione imprevista di uno o più radar a terra, o in uin periodo di intensa attività solare – potrebbe non essere superato effettuando colpi molteplici. L’intero sistema è estremamente delicato e fragile, un conto è la teoria, altro conto il funzionamento reale, e multiplo.
Vi sono anche possibili disfunzioni della disponibilità dei radar: il Los Angeles Times suggerisce che il Sea-Based X-Band radar destinato a “discriminare” fra tesate attaccanti vere ed esche abbia problemi di manutenzione ed abbia mostrato scarse prestazioni nei test, e abbia oltre tutto un campo di visuale di soli 25o cioè possa guardare in una sola direzione alla volta, mentre i missili attaccanti possono venire diretti su bersagli molto dispersi.
Bisogna superare la concezione banale che un sistema quanto più è sofisticato tanto più è preciso e affidabile, perché è più delicato e soggetto a malfunzionamenti. Moltissime, troppe, rimangono le incognite sullo stato e i progressi dei missili balistici e delle testate di Pyongyang. Ripetiamo che non si tratta di petardi, ma di testate nucleari: la possibilità che anche solo una possa non venire intercettata e distrutta comporta rischi colossali!
1 A. Baracca, “La resistibile ascesa nucleare della Corea del Nord”, Pressenza, 3 maggio 2017, https://www.pressenza.com/it/2017/05/la-resistibile-ascesa-nucleare-della-corea-del-nord/.
2 A. Summers, The Arrogance of Power: The Secret World of Richard Nixon, Viking Books, 2000; v. B. Stilwell, “That time a drunk Richard Nixon tried to nuke North Korea”, 20 gennaio 2017, http://www.businessinsider.com/drunk-richard-nixon-nuke-north-korea-2017-1?IR=T.
3 “Nixon Considered Nuclear Option Against N. Korea”, 6 luglio 2010, http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=128337461.
4 Come ho discusso in A. Baracca, “Nord Corea: intrighi ma anche mediazioni”, 2 ottobre 2017, Pressenza, https://www.pressenza.com/it/2017/10/nord-corea-intrighi-anche-mediazioni/.
5 Per la notizia e la smentita si vedano: C. Kube e altri, “Trump Wanted Tenfold Increase in Nuclear
Arsenal, Surprising Military”, NBCNews, 11 ottobre 2017, https://www.nbcnews.com/news/all/trump-wanted-dramatic-increase-nuclear-arsenal-meeting-military-leaders-n809701; R. Staff, “Trump denies seeking nearly tenfold increase in U.S.
nuclear arsenal”, Reuters, 11 ottobre 2017, https://www.reuters.com/article/us-usa-trump-nuclear/trump-denies-seeking-nearly-tenfold-increase-in-u-s-nuclear-arsenal-idUSKBN1CG1UT.
6 Nell’articolo citato nella nota 4 ho già ampiamente commentato sulle origini di questi progressi “sorprendenti”, le complicità molteplici internazionali (quelli nucleari sono sempre affari loschi), i commerci di contrabbando, i conti bancari sotto copertura, i commerci di armi.
7 J. Pollack, “Let’s Walk This Through: If North Korea Launches An ICBM, Then …”, 18 ottobre 2017, Defense One, http://www.defenseone.com/ideas/2017/10/us-missile-defense-north-korea-icbm/141866/.
8 P. Tucker, “If North Korea Fires an ICBM, the US Might Have to Shoot It Down
Over Russia”, 28 settembre 2017, Defense One, http://www.defenseone.com/threats/2017/09/if-north-korea-fires-icbm-us-might-have-shoot-it-down-over-russia/141376/.
9 Kim Jong-un sends message that he is willing to negotiate with Trump, 2 gennaio 2017, https://www.youtube.com/watch?v=x84EhKrpF64.
10 Per chi voglia maggiori dettagli rimando a un mio aggiornamento «Problemi e prospettive degli armamenti nucleari: aggiornamento», in C. Bonaiuti et al. (a cura di), L’Industria Militare e la Difesa Europea. Rischi e Prospettive, Annuario Armi-Disarmo Giorgio La Pira, Milano, Jaca Book, 2008, paragrafo 10.5.5; anche Yana Feldman, Brazil, SIPRI Yearbook 2010, Stockholm.
11 “Il mondo sotto la minaccia del ‘furfante’ Trump“, Pressenza, 15 ottobre 2010, https://www.pressenza.com/it/2017/10/mondo-la-minaccia-del-furfante-trump/.
12 D. Sangers e W. Broad, “Trump Inherits a Secret Cyberwar Against North Korean Missiles”, New York Times, 4 marzo 2017, https://www.nytimes.com/2017/03/04/world/asia/north-korea-missile-program-sabotage.html.
13 E. O’Neill, “Nuclear war isn’t North Korea’s only threat”, CNN, 25 settembre 2017, http://edition.cnn.com/2017/09/23/opinions/north-korea-cyberattack-oneill-opinion/index.html. D. Sangers e altri, “The World Once Laughed at North
Korean Cyberpower. No More”, New York Times, 15 ottobre 2017, https://www.nytimes.com/2017/10/15/world/asia/north-korea-hacking-cyber-sony.html.
14 P. Stoutland, “Growing threat: Cyber and nuclear weapons systems”, 18 ottobre 2017, Bulletin of the Atomic Scientists, https://thebulletin.org/growing-threat-cyber-and-nuclear-weapons-systems11201.
15 Defense Science Board Washington, “Resilient Military Systems and the Advanced Cyber Threat”, Gennaio 2013, http://www.dtic.mil/docs/citations/ADA569975.