Mercoledì 18 ottobre dalle 18,30 alle 20
Piazza San Babila, Milano
I colori non sono una vergogna: un sit-in contro la persecuzione (con armi anche italiane) e le campagne mediatiche contro le persone LGBTQIA in Egitto!
La persecuzione delle autorità egiziane contro le minoranze sessuali è sempre più feroce e assurda, come ha confermato la recente ondata di arresti avvenuti dopo il semplice sventolamento di una bandiera arcobaleno durante un concerto dei Mashrou’ Leila. A seguito dell’appello degli attivisti per i diritti umani egiziani e di organizzazioni di entrambe le sponde del Mediterraneo, le associazioni del Coordinamento Arcobaleno di Milano con Il Grande Colibrì invitano ogni persona interessata alla difesa dei diritti e delle libertà a manifestare mercoledì 18 ottobre alle 18.30 in piazza San Babila a Milano.
Chiediamo allo stato egiziano di rispettare i diritti di tutte le sue cittadine e di tutti i suoi cittadini, di proteggere la loro sicurezza e di garantire la loro libertà di parola e di espressione, come peraltro stabilito dalla Costituzione egiziana e dalle convenzioni internazionali. Denunciamo l’uso della repressione transfobica e omofobica come strumento per distrarre l’opinione pubblica dai fallimenti e dagli abusi delle autorità.
Chiediamo ai media egiziani di cessare le campagne di odio nei confronti delle minoranze sessuali, descritte su giornali e TV come “pervertite” o “sataniche”. Denunciamo l’abbandono dei minimi standard professionali, che ha trasformato i mezzi di informazione in megafoni dell’ignoranza e della paura, con articoli e servizi di infimo livello che intenzionalmente diffondono il pregiudizio e calpestano i diritti umani.
Chiediamo allo stato italiano di porre fine alla vendita di armi e munizioni all’Egitto e agli altri regimi che perseguitano una parte della propria popolazione. Denunciamo il fatto che, nonostante la stessa Unione Europea abbia rilevato più volte il pericolo che tali armi e munizioni siano usati “a fini di repressione interna”, la loro vendita è aumentata persino quando l’ambasciatore italiano al Cairo era stato richiamato a Roma.