Bin Laden è morto e con lui pare si chiuda un cerchio che aveva iniziato a delinearsi dopo l’11 Settembre del 2001.
Ora che euforici cittadini americani festeggiano a ground zero ritenendo sia stata fatta giustizia, ora che milioni di persone in tutto il mondo sperimentano che qualcosa di veramente importante è accaduto con la scomparsa del simbolo del male – basta vedere la moltitudine di notizie su tutti i giornali, senza contare internet – c’è da porsi una domanda: “e adesso?”
Quale sarà la reazione di Al Qaeda, cambierà la minaccia terroristica, e come? I cittadini si sentiranno più sicuri vedendo l’efficienza dello spiegamento di forze speciali della marina americana in Pakistan… e siamo veramente tutti più sicuri? Secondo la mia modesta opinione NO, e cercherò di spiegarmi.
La violenza è violenza, e sebbene si cerchi di giustificarla, essa produce un rifiuto viscerale che sentiamo man mano che ci identifichiamo con chi la subisce o ricordiamo il momento in cui noi stessi l’abbiamo vissuta; tuttavia basta osservare come si assimila con totale naturalezza, quando la vediamo nei film, nei programmi televisivi, perfino nei cartoni animati che vedono i nostri figli, per allontanarci da tale identificazione.
Curiosamente, nonostante la si giustifichi e la si presenti come unica soluzione, ciò che suscita è una sensazione di stupidità e nonsenso quando la coscienza è sveglia e una indubitabile alterazione e perdita di controllo quando la coscienza dorme.
Dovremmo forse preoccuparci di risvegliare le nostre coscienze per uscire da questa ridicola visione di “violenza giusta” e “violenza sbagliata” per cancellare queste enormi incoerenze personali e sociali, come il Premio Nobel per la Pace consegnato al comandante dell’esercito militare più potente della terra, o il Consiglio di Sicurezza dell’ONU che include i paesi produttori di armi, e perché si apra finalmente un cammino verso una nuova società e un nuovo Essere Umano.
Che cosa fare dunque? Credo che la cosa più sensata sia approfondire queste tematiche e liberarci poco a poco di questa tremenda macchina manipolatrice che ci anestetizza e ci fa credere di essere in pochi ad avvertire la stupidità e l’insensatezza della violenza, liberarci di coloro che ci dicono che non cambierà niente e infine dei loro sostenitori che, militando attivamente e giustificando l’ingiustificabile, pretendono di farsi tornare i conti per i loro stessi interessi.
Non so cosa accadrà dopo questa vicenda, ma so con certezza che ciò che mi guida a scrivere questa nota è la consapevolezza che le azioni che mettono allo stesso livello i giustiziati e i giustizieri non portano niente di buono allo sviluppo della nostra società, al contrario, e mi esprimo invece affinché si resista alla violenza che ci circonda e si trovi il modo di sconfiggerla, non di giustificarla.
Tradotto da Eleonora Albini