Sabato 25 maggio 2013 centinaia di migliaia di persone in 52 paesi hanno partecipato a manifestazioni contro le sementi transgeniche della Monsanto e di altre imprese simili, che fabbricano prodotti geneticamente modificati. Il mondo si oppone agli eccessi delle compagnie biotecnologiche contro la natura, gli agricoltori e i consumatori.
Il Cile si è unito alla protesta contro il gigante agricolo con manifestazioni e iniziative a Santiago e altre città. L’organizzatore locale della “Marcia contro la Monsanto”, Tami Monroe Canal, ha detto al Santiago Times di aver lanciato il movimento per proteggere le sue due figlie piccole. “Come padre, non posso restare senza far nulla per proteggere le mie figlie. Mi preoccupo del loro futuro, della loro salute, longevità e fertilità.”
Molti studi recenti denunciano il danno alla salute umana rappresentato dal consumo di prodotti geneticamente modificati e i suoi effetti a lungo termine. Il fatto che la legge non obblighi a etichettare i prodotti e il monopolio della Monsanto, che di fatto soffoca l’agricoltura, indignano la società e suscitano l’ira popolare.
Negli anni Sessanta la Monsanto fu uno dei principali produttori dell’Agente Arancione, usato come defoliante dall’esercito americano nella guerra del Vietnam. Secondo alcune stime le vittime di questa sostanza arrivarono a quasi 5 milioni e la popolazione ne subisce ancora oggi le conseguenze.
Gustavo Duch, editore della rivista ‘Soberanía Alimentaria’, (Sovranità alimentare, N.d.T.) crede che queste imprese abbiano i giorni contati, nonostante i governi tentino di salvarle. “Oggi le grandi multinazionali agricole, come in ogni altro settore, sono controllate da pochi”, denuncia l’esperto. “Queste imprese, a volte familiari, sono strumenti dei grandi capitali finanziari, che provocano la fame nel pianeta e inghiottono enormi quantità di denaro per ingrassare i loro conti correnti.”
“La crisi capitalista sta facendo crollare il sistema e in questo crollo imprese come la Monsanto e altre periranno”, commenta Duch.
“I governi attuali, burattini di queste grandi corporazioni, tenteranno in tutti i modi di proteggerle. Ci sono ormai dati oggettivi che dimostrano come il supposto progresso capitalista ci sta portando al crollo; è pertanto indubitabile che anche queste grandi imprese finiranno.”
Il gruppo di pirati informatici Anonymous ha lanciato un appello attraverso il suo account di Twitter (@YourAnonNews) a non “alimentare i propri figli con la spazzatura dei prodotti geneticamente modificati” delle compagnie biotecnologiche. Grandi città del Regno Unito come Londra, Bristol, Glasgow, Manchester, Douglas, Torquay e Nottingham si sono unite all’iniziativa.
Gli attivisti denunciano il blocco informativo esercitato da alcuni mass media, che hanno ignorato le manifestazioni contro la Monsanto.
Sarah Saunders, una degli organizzatori dell’evento a Brisbane, in Australia, , ha dichiarato di voler “aiutare a proteggere la salute dei miei figli. Gli effetti a lungo termine degli OGM sulla salute sono un tema aperto e io non voglio che i miei figli diventino delle cavie.” Un altro attivista, Nick Bernabe, ha ricordato come “le politiche della Monsanto stianno causando tra l’altro un’epidemia di suicidi tra i contadini di varie parti del mondo, ad esempio in India. La Monsanto gli ha venduto dei semi che promettevano di ottenere buoni raccolti, ma questo non è accaduto e molti contadini indiani sono precipitati nella povertà assoluta, arrivando a suicidi di massa.” Bernabe ha spiegato che gli attivisti puntano a diffondere dappertutto questo appello alla lotta.
Alla vigilia della protesta mondiale contro gli OGN, il Senato degli Stati Uniti ha respinto a grande maggioranza un progetto di legge che avrebbe permesso agli stati di decidere se etichettare o no i prodotti geneticamente modificati. Secondo gli oppositori a questa misura, fino a quando la Food and Drug Administration (l’Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali, N.d.T.) non avrà tratto conclusioni scientifiche al riguardo, gli alimenti non dovranno portare etichette.
Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo