Appunti presentati durante l’incontro pubblico a Novara sul tema “F-35: e adesso cosa ne facciamo?” organizzato dal Movimento No F-35.
Il Pentagono ha presentato un bilancio di base di 524 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2014, dato che non comprende i finanziamenti per le guerre (88 miliardi).
Potrebbero diventare 476 se vi fosse la riduzione automatica di 51 miliardi.
L’aumento rispetto al 2013 è di 15,4 miliardi, di cui 4,1 vanno alle spese in ricerca e sviluppo.
Due programmi sono ritenuti importanti da portare avanti: il sostituto del B-2 e l’F-35, anche se i costi continuano ad aumentare.
Se tutto va bene la Lockheed Martin dovrebbe esportare 500 F-35; originariamente dovevano essere 2.000/3.000. Il Pentagono conferma l’acquisto di 2.457 F-35, stimando un costo di 400 miliardi di dollari. Ad oggi sono stati costruiti 100 esemplari nelle due aziende Lockheed Martin (LM)e Northrop Grumman (2 sono inglesi e 2 olandesi).
Il primo F-35C di serie ha volato a febbraio.
L’adesione al programma F-35 è un fatto economico, militare e politico, risponde cioè alla possibilità di condurre una guerra aerea con armi spinte al massimo della forza. Il ruolo iconico di combattente nucleare, svolto negli ultimi anni da F-15E, F-16 e Tornado (per Italia e Germania. La Germania, che non partecipa al progetto, dovrebbe in seguito usare i Typhoon), passa all’F-35 Lightning II.
Problemi più volte evidenziati dal Government Accountability Office:
Carico:
A seconda della configurazione, il peso dell’F-35 si è rivelato eccessivo, cui la Lockheed Martin ha dovuto modificare la spinta del motore e la zona fra le code verticali e le stive col carico armi.
Capacità stealth:
Rand Corporation attraverso simulazioni ha dimostrato che i caccia russi Sukhoi sono capaci di neutralizzare un piccolo numero di F-35.
Lockheed Martin e Pentagono hanno cercato di confutare tali analisi.
L’Air Power australiana e l’ingegnere Carol Kopp hanno emesso una analisi di 36 pagine di critica sulle capacità stealth dell’F-35.
Conclusione: L’F-35 non ha le stesse capacità dell’F-22, il 117 e il B-2. Alcune modifiche apportate alla fusoliera anteriore durante la fase di sviluppo hanno comportato dei cambiamenti rispetto al prototipo.
Software:
La lentezza dello sviluppo del software preoccupa il Dipartimento della Difesa americano. E’ sempre più difficile che la versione più letale dell’F-35 (3F Block) sia pronta per il 2017.
Questo modello potrà essere equipaggiato con armi esterne ed interne (guida laser e infrarossi).
Serbatoio:
Rischio di esplosione se colpito da un fulmine.
Rifornimento in volo per la versione F35B:
E’ uno dei tanti problemi che continuano a devastare il progetto: frattura pala della turbina, impossibilità di atterrare senza essersi primi liberati del carico (ordigni e serbatoi supplementari) “con una temperatura calda, umida e caratterizzata da bassa pressione”.
Inquinamento acustico:
L’F-35 è due volte più rumoroso in fase di decollo e di atterraggio dell’F-15. I residenti delle città americane vicine alle basi di Davis-Monthan e Englin Air Force hanno minacciato azioni legali.
Addestramento:
Il Pentagono ha contestato l’efficacia e il costo elevato per l’addestramento dell’F-35.
Mentre il comando addestrativo dell’USAF e la LM hanno dichiarato che il velivolo è RFT, Ready for Training, cioè certificato per formare i piloti, per il Pentagono è inutile addestrare oggi i piloti. Secondo il Pentagono il caccia oltre a soffrire della sovrapposizione fra sperimentazione e produzione/verifica (sinora solo un terzo dei test in volo sono stati eseguiti, ossia 20.000 e ne mancano 39.500), soffre la sovrapposizione fra sviluppo e addestramento. Nel rapporto redatto a febbraio il Pentagono ha concluso che vista l’immaturità del sistema in tutte e tre le varianti, le restrizioni nelle operazioni di volo a questo stadio dello sviluppo, limitano in maniera sostanziale l’utilità dell’addestramento.
Secondo il comando addestrativo la formazione può invece continuare procedendo step by step e a livello basico.
Il Pentagono ha dettagliato tutte le limitazioni cui gli allievi piloti devono sottostare.
L’elenco è impressionante: non può volare di notte e con il cattivo tempo, non può impiegare armamento reale o simulato (il software sinora rilasciato non consente alcuna possibilità di combattimento), non può rifornirsi in volo, volare a distanza dai fulmini, usare contromisure elettroniche, l’apparato di puntamento elettro-ottico, il sistema di identificazione amico-nemico, ecc.
A marzo c’è stato il primo volo di un allievo pilota britannico partito dalla base di Englin (Florida) dopo un allenamento con il simulatore di volo.
Fra poco più di un anno i piloti della Marina e dell’Aviazione italiana arriveranno per l’addestramento.
Costo:
L’altro costo sta inducendo i vari partner a ridurre o rimandare gli ordinativi, in quanto il prezzo del velivolo di serie dovrebbe abbassarsi.
Un F35 del Lotto5 costerebbe in media 223 milioni, man mano che avanzano i lotti i costi scendono. Quelli del Lotto6 costeranno 192 milioni (qui l’Italia ne comprerà 3).
Nel 2018 dovrebbe costare 67 milioni di dollari.
Paesi della NATO (e non NATO) legati alla produzione del caccia F-35
Olanda
Inizialmente l’Olanda aveva previsto un acquisto di 85 aerei, poi a seguito dell’aumento dei costi sono diventati 60, in seguito 50 e infine 42. I 2 F-35 di prova prodotti rimarranno in una base USA.
Ha investito 1.233 milioni, circa la metà dell’Italia. Il programma è stato criticato per l’aumento dei costi e il governo ha posto un limite all’acquisto di 4,5 miliardi.
Anche i costi di gestione rappresentano un problema. La Corte dei Conti ha valutato che i costi di gestione trentennali per operazioni e manutenzione, escluso il combustibile, 2,9 miliardi nel 2001, sono diventati 14,2 miliardi, per cui non basterebbe una riduzione a 42 aerei.
La scelta è stata rimandata al 2015 e il livello della spesa per la difesa è stato bloccato sino al 2017.
L’Olanda ha acquistato due unità del sistema ALIS (Autonomic Logistics Information System), il sistema di gestione dei dati. Ogni F-35 deve monitorare costantemente i propri sistemi e trasmettere automaticamente le informazioni ad ALIS. A sua volta, ALIS deve fornire un’infrastruttura informativa che raccoglie, analizza, identifica e comunica caratteristiche e dati sugli F-35, fornendo supporto informativo e decisionale per tutti gli utilizzatori del Lightning II in tutto il mondo, in terra o in mare. Il sistema è stato sottoposto alla prova di hackeraggio dalla Marina USA, non l’ha superata e deve essere rivisto.
L’Italia non l’ha ancora comprato.
Uno studio olandese ha analizzato l’impatto economico del nuovo caccia. Nelle conclusioni si dice che il programma porta ad uno spostamento di dipendenti da altri posti di lavoro, con un aumento di produttività temporaneo, ma l’effetto occupazionale netto è positivo solo nel breve termine e pari a zero nel lungo termine.
E’rilevante un altro studio dell’Istituto Clingendael di relazioni internazionali dal titolo “Clingendael’s visie op de krijgsmacht van de toekomst”.
La questione non riguarda solo l’F35, ma la corrispondenza tra le ambizioni, il budget a disposizione e la struttura delle forze armate (Marina, Aeronautica ed Esercito).
Si devono far convergere interessi nazionali, interessi della NATO e della UE e i punti di forza delle forze armate; l’interfaccia dei tre fattori determina il quadro e disegna quattro tipi di forze armate. Si scopre che l’acquisto del caccia JSF è necessario solo per uno di questi quattro interessi.
Il primo è “influenza e forza d’intervento aerea”, prevede un rapporto particolare con USA, Francia e Regno Unito. L’Olanda deve unirsi a loro in operazioni “initial entry” con l’uso di una forza di altro spettro e con campagne aeree. In questo caso l’F-35 diventa essenziale.
Il secondo è “economia, prosperità e forze marittime”, cioè è essenziale l’economia e la prosperità del paese, che dipendono dal commercio internazionale e marittimo.
L’Olanda deve respingere le minacce alla libera circolazione sui mari e dunque la Marina assume un ruolo fondamentale.
Il terzo interesse riguarda “stabilità, sicurezza e forza di stabilizzazione robusta”; riguarda la stabilità e la sicurezza in zone di conflitto (Maghreb, Medio Oriente e Africa sub-sahariana) che possono interessare la nazione in termini di rifugiati, immigrati e terrorismo. Questa capacità deve essere in grado di imporre un dominio in caso di resistenza attiva. In questo caso bisogna massimizzare il contesto Difesa, Diplomazia e Sviluppo.
Il quarto è “Diritti Umani e forza di pace, di sostegno e umanitaria”. Riguarda la violazione dei diritti umani, che può diventare una minaccia. Questo interesse è rivolto a una forza a sostegno della pace, non opera nella fascia alta dello spettro militare, ma avrebbe capacità di trasporto, ingegneria, sanità e logistica. Adatto alle operazioni umanitarie postbelliche, avrebbe bisogno di capacità 3D (Difesa, Diplomazia e Sviluppo).
Canada
Sospeso
Il Canada si era impegnato a comprare 65 F35A. Le cifre espresse dall’ufficio di consulenza economica del Parlamento (PBO) e quelle del DND, il Dipartimento della Difesa, si presentavano notevolmente diverse, per cui la Corte dei Conti (l’OAG canadese è simile alla Corte dei Conti italiana) ha messo in discussione l’intera spesa.
Il costo stimato, per 42 anni di vita operativa dei 65 caccia previsti, diventa circa 46 miliardi di dollari.
In Parlamento è sorta una forte opposizione al progetto, per cui si è deciso di trovare una azienda di consulenza per esaminare i costi effettivi. Il parere dovrebbe arrivare all’inizio del 2014 salvo proroga. In febbraio il Parlamento ha pubblicato un riepilogo dei costi previsti nella loro totalità, costi del ciclo di vita, acquisto, introduzione in servizio e operazioni per ogni anno di servizio, in cui si afferma che visto che si possano fornire dati discordanti apparentemente in buona fede, non si può compiere la scelta solo su questa base.
Australia
Paese non aderente alla NATO.
Inizialmente la richiesta era di 100 F-35. Dall’inizio del 2013, quasi 30 aziende australiane si sono aggiudicate contratti per un valore totale di 300 milioni di dollari. L’industria australiana prevede di guadagnare fino a 5,5 miliardi di dollari per tutta la durata del programma F-35. Ogni F-35 costruito avrà alcuni parti e componenti australiani. Il numero degli F-35A australiani ad oggi non è fissato con certezza, ma si parla di un acquisto dopo il 2020 (sostituzione F/A-18 Hornet) e il 2030 (sostituzione Super Hornet). Sinora l’Australia ha ordinato due aerei per addestramento, la cui consegna è fissata al 2014-2015 e si è impegnata per l’acquisto di altri 2 nel 2016. Il totale sembra dunque più vicino a 72 che a cento.
Gran Bretagna
Inizialmente aveva ordinato 138 F-35B. Per ora 48,poi si vedrà dopo il 2015.
I primi due stanno partecipando al programma di test negli Stati Uniti, altri arriveranno verso il 2015 e dal 2018 quelli dotati di initial operating capability.
The Guardian ha riportato la denuncia del National Audit Office inglese (commissione del Parlamento britannico), in cui si afferma che gli F-35 avrebbero problemi in fase di atterraggio su portaerei in condizioni climatiche particolari, temperature calde, umide e con bassa pressione. Gli F-35 non sarebbero in grado di atterrare senza prima sganciare eventuali carici esterni pesanti. Il Ministero della Difesa britannico ha replicato insistendo sul fatto che tutti gli eventuali problemi saranno risolti entro il 2020, data presunta dell’immissione in servizio dell’aereo nelle Forze Armate inglesi.
Turchia
Ha ordinato 116 F-35 per un valore di 11 miliardi di dollari, ma non ha ancora sottoscritto l’accordo, rinviando di due anni l’acquisto dei primi e spostandolo al Lotto9 dal 7.
Danimarca
Possibile riduzione da 48 a 30 F35A; la decisione è rinviata al 2014, dopo aver considerato le alternative.
Collabora con Northrop Grumman per la produzione di componenti della fusoliera centrale. Dovrebbe sostituire i suoi F-16 con gli F-35.
L’industria danese contribuisce alla produzione dell’ F-35 per i compositi avanzati, aerostrutture, parti di macchine, logistica e imbracature di cablaggio. Questo lavoro è per tutta la flotta dei F-35, non solo per l’aereo che vuole acquistare la Danimarca. Per esempio, Terma produce il pod cannone 25 MM, che verrà utilizzato sul F-35B e F – 35C dagli Stati Uniti e altri alleati.
Norvegia
Sostituirà i suoi F-16 con 52 F-35. Il governo norvegese conta di ricevere sei F-35 all’anno dal 2017 fino al 2024; essi andranno ad aggiungersi ai primi quattro aerei destinati alla formazione dei piloti, che verranno consegnati nel 2015 e 2016. La Norvegia è riuscita a strappare la possibilità di armare l’F-35 con un missile di produzione locale.
Israele
Paese non aderente alla NATO. Ha ordinato 19 F-35As con un costo di 2,75 miliardi di dollari (forse ne acquisterà altri 55). Saranno integrati con avionica e armamento israeliano. Le industrie aerospaziali israeliane (IAI) hanno firmato un contratto con LM per la produzione di circa 800 semiali, che inizierà a fornire dal 2015. La durata del contratto è di circa 10-15 anni.
Giappone
Paese non aderente alla NATO. Sarebbe imminente la costruzione della catena di montaggio, che dal 2016 dovrebbe assemblare 38 F35A. Altri 4 saranno costruiti a Fort Worth.
Singapore
Paese non aderente alla NATO. Dovrebbe acquistarne 75, di cui 12 versione STOVL
Italia
L’Aeronautica Militare e la Marina Militare italiana sono scese da 131 a 90 a seguito della crisi economica. L’Italia ha ordinato 3 F35A nel Lotto6, consegna 2015-16-17 e si è impegnata per altri 3 del Lotto7 e 4F35B del Lotto8.
In qualità di partner l’industria italiana contribuisce al programma con la produzione di parti e componenti, sino all’assemblaggio finale del velivolo. Sono circa 27 le aziende italiane (la gran parte dell’industria italiana della difesa) coinvolte nelle fasi di sviluppo e produzione del programma, fra cui Alenia Aermacchi, Galileo Avionica, Selex Communications, Elsag Datamat e Otomelara del Gruppo Finmeccanica e numerose altre aziende, come Aerea e Piaggio, Vitrociset e Sirio Panel. E’ in fase di ultimazione presso la Base Aerea di Cameri lo stabilimento italiano destinato all’assemblaggio finale, manutenzione e revisione (FACO) dei velivoli.
Alenia Aermacchi ha firmato con la Lockheed Martin, un accordo del valore di 141 milioni di dollari (a maggio) per la produzione di componenti alari e della prima ala completa. I componenti alari saranno realizzati negli stabilimenti Alenia Aermacchi di Foggia e Nola (Napoli), le ali presso il nuovo stabilimento di Cameri (Novara). Il contratto include anche attività non ricorrenti, per un valore di circa 60 milioni di dollari, per la realizzazione di strumenti produttivi.
Nel febbraio 2013, Steve O’Brian, della divisione integrazione e business F-35, ha dato alcune informazioni relative all’avanzamento del programma in Italia.
La produzione di ali assegnata ad Alenia Aermacchi è stata ridotta a seguito della decisione di ridurre l’ordine degli F-35 da 131 a 90. Il set delle ali dovrebbe essere di 800. Le 27 ditte che hanno firmato 87 contratti dal valore di 459 milioni di dollari potrebbero vedere salire gli ordini sino a 8,6 miliardi (6,5 miliardi di euro), sempre se l’ordine rimane di 90 velivoli. Il piano industriale cioè, deve essere proporzionale e corrispondente al profilo del compratore. E’cambiata, quindi, la politica per cui le commesse erano assegnate solo in base al merito e la convenienza delle singole offerte. Inizialmente, infatti, Lockheed Martin imponeva il solo concetto della competitività, della competenza, del rispetto dei tempi e dei costi, generando asimmetrie di apprendimento a vantaggio degli Stati Uniti. Oggi non solo non esiste una partnership paritetica, ma si aggiunge la correlazione tra il contributo finanziario erogato e la quota di lavoro assegnata.
Cameri
21 edifici per 124.000 mq, presenza di 600 addetti (forse arriveranno a 1.500).
La FACO è suddivisa in due aree, una per la produzione e una per l’assemblaggio finale, verniciatura e controlli.
Alenia prevede di produrre 120 serie di ali dal Lotto6 al Lotto11, per un valore superiore al miliardo di dollari, così come la produzione massima potrebbe arrivare (ci vuole sempre il condizionale perché si procede sempre per contratti annuali) a 72 ali e 24 velivoli all’anno. Le due ali comprendono l’intera sezione della fusoliera e costano ciascuna 8 milioni di dollari circa. Il ritorno economico, a fronte di una spesa di 800milioni, più i due miliardi per la partecipazione alla fase di produzione, dovrebbe essere di circa 8,6miliardi di dollari (6,5miliardi euro).
I 90 velivoli dovrebbero costare 13miliardi di euro circa. Il costo previsto per il mantenimento della linea di montaggio dovrebbe essere di 27,5miliardi di euro per circa 30 anni. Dunque l’Italia spenderà 13miliardi + 27,5 + 3 (iniziali) per un ritorno di 6,5 miliardi di euro. Le ali dell’F35B saranno costruite negli USA.
L’assemblaggio del velivolo dovrebbe iniziare nel luglio 2013 (il 18), mentre il completamento della FACO è previsto nel 2015, anno in cui sarà pronto il primo F35A. Questo sarà mandato negli USA per l’addestramento di piloti.
In Italia il reparto dell’Aeronautica a cui è destinato, è quello di Amendola (32° stormo) e il primo velivolo sarà consegnato nel 2016.
La FACO sarà trasformata in un centro di manutenzione sino al 2050 per tutti i velivoli italiani ed europei. Un sito di manutenzione simile, oltre ai due americani e a quello italiano, dovrebbe essere operativo in Australia.
Vi è un contratto per la manutenzione di circa 500 velivoli compresi quelli USA schierati in Europa. Nel 2017 assemblerà 5 macchine invece di 15 e 16 nel 2019 invece che 24. Questo perché l’Italia, ma soprattutto Olanda, hanno ridotto il numero.
Per ora, dunque, lo stabilimento è stato costruito per la sola produzione italiana. che non è garantita nel numero e tantomeno è garantita quello dei paesi europei.
I velivoli italiani da produrre saranno spalmati nell’arco di tempo di 14 anni (2012-2025) con consegne dal 2015 al 2027.
Sono state annunciate 500 nuove assunzioni negli stabilimenti di Foggia, Pomigliano e Nola, ma queste assunzioni riguardano non tanto l’F-35, quanto il velivolo ATR.
Rossana De Simone