Dopo l’accoglienza da rock star ricevuta al festival musicale di Glastonbury in giugno e l’entusiasmo che ha segnato le tappe del suo giro estivo per il paese, fino all’estremo nord delle Isole Ebridi, il leader laburista Jeremy Corbyn ha parlato davanti a una folla di migliaia di persone ieri a Brighton, dove da domenica 24 a mercoledì 27 settembre si terrà il congresso annuale del partito. Secondo molte previsioni, sarà l’evento più grande di tutta la storia del partito.
La leadership di Corbyn non è più in discussione (l’anno scorso il congresso è stato l’occasione per nuove primarie, che lo hanno visto trionfare per la seconda volta), soprattutto dopo l’incredibile rimonta delle elezioni di giugno e il continuo afflusso di nuovi membri, ma il congresso dovrà comunque affrontare questioni controverse, in particolare riguardo la libertà di movimento dopo la Brexit.
Il leader laburista ha parlato da un palco eretto in mezzo alla folla, come durante un concerto, in un’atmosfera gioiosa ed entusiasta e canti ritmati di “Oh, Jeremy Corbyn”. Ha toccato i temi che gli sono cari, in particolare la giustizia sociale e l’impegno per il bene comune, contrapposto al “polveroso individualismo ereditato dall’era Thatcher”. Ha attaccato Donald Trump per aver abbandonato gli accordi di Parigi sul clima e Theresa May per il suo atteggiamento servile nei confronti del presidente americano e per l’alleanza con gli ultraconservatori irlandesi del DUP, ottenuta in cambio di un miliardo di sterline. Ha concluso il discorso con un messaggio di forza e speranza, lanciando la sfida decisiva per le prossime elezioni e dichiarandosi pronto a governare il paese.