La Banca d’Italia ha reso noti i dati al 31 luglio 2017 del debito pubblico, che ha raggiunto un nuovo record assoluto. La cifra ha suscitato allarme, perché è stata raggiunta la quota “psicologica” di 2.300 miliardi di euro. Se però si confronta il dato a distanza di 12 mesi, si può constatare che l’aumento annuale è stato di 44 miliardi di euro, poiché al 31 luglio 2016 il debito ammontava a 2.256 miliardi di euro. Questa crescita del debito delle pubbliche amministrazioni italiane è paragonabile agli aumenti degli ultimi cinque anni, che – secondo l’ISTAT – si sono collocati tra i 40 e i 48 miliardi di euro annui. Pertanto, a prima vista il dato del debito al 31 luglio 2017 non pare straordinario.
In realtà, sottoposto ad un’analisi appena più approfondita, l’attuale ammontare del debito pubblico deve preoccupare seriamente. In premessa occorre considerare che i dati ufficiali del debito sono “lordi”, cioè non considerano la disponibilità liquida del Tesoro, cioè quanto c’è in cassa a disposizione per i pagamenti. Di conseguenza, se anziché considerare il debito “lordo” prendiamo in esame il debito “netto”, risulta che il debito al 31 luglio 2017 è di 2.215 miliardi, poiché 85 miliardi di euro sono nelle mani del Tesoro. Sembra una buona notizia, ma questo dato, confrontato con quello di 12 mesi prima, rivela in realtà un deficit peggiore. Infatti, al 31 luglio 2016 il debito netto era di 2.155 miliardi, poiché in cassa c’erano 101 miliardi di euro. Ciò significa che il debito netto negli ultimi 12 mesi è aumentato di 60 miliardi.
In sintesi, il deficit reale è aumentato più del solito e questo non è sicuramente un buon segnale. In vista della legge di bilancio per il 2018 – che verrà presentata nel mese di ottobre – il Governo sta ipotizzando di aumentare il deficit per utilizzare più risorse da destinare all’occupazione e agli investimenti in vari settori. Questo dato sull’aumento ulteriore del debito pubblico reale pone un consistente punto interrogativo sugli effettivi contenuti della prossima legge di stabilità, a maggior ragione se si intende mantenere fede alla previsione di un deficit in calo nell’anno in corso. La coperta dei conti pubblici, come accade spesso, è palesemente troppo corta.