«Il 12 settembre terremo un sit-in di fronte al palazzo della Regione Sardegna per chiedere loro due cose: di rendere conto della situazione e se sono state prodotte, o meno, le osservazioni riguardo i siti di deposito delle scorie nucleari che scadono il 13». Così Bustianu Cumpostu, segretario nazionale di SNI (Sardigna Natzione – Indipendentzia), contattato da Pressenza ha annunciato la mobilitazione del “Comitato No Nucle-No Scorie”, «in cui SNI si riconosce e vi partecipa», riguardo la questione del deposito delle scorie nucleari in Sardegna.
In un lungo comunicato bilingue (sardo/italiano) il comitato ha riportato i 15 parametri che escluderebbero la Sardegna dalla presa in considerazione riguardo lo stoccaggio e il deposito di scorie nucleari redatti dall’ISPRA: «la Sardegna non ha l’idoneità geomorfologica e dovrà essere esclusa dai siti candidati ad ospitare il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, non solo perché ciò viene affermato da illustri e seri studiosi di Scienze della Natura e del Territorio, tra i quali il geologo Giacomo Oggiano, professore all’università di Sassari, ma anche per l’applicazione dei Criteri di Esclusione e dei Criteri di Approfondimento individuati nella Guida Tecnica prodotta dall’ISPRA, per i quali incrociando gli elementi di esclusione dei quali gode la Sardegna, non rimane alcuna parte del territorio sardo idoneo all’installazione del suddetto Deposito Unico».
Cumpostu, inoltre, ha dichiarato: «Ad ogni modo, a seguito del sit-in, che la Regione abbia mandato o meno le sue osservazioni a riguardo, manderemo noi le nostre le quali, ovviamente, sono di diffida», ovvero «diffidiamo il Governo dello Stato, nella fattispecie il Ministero dell’Ambiente, ad immaginare un sito di Deposito Nazionale di rifiuti nucleari in Sardegna».
La forza degli anti nuclearisti, dei pacifisti e degli indipendentisti sardi sta non solo nel referendum, quello famoso del 13 giugno 2012, ma anche in quello che si è tenuto parallelamente in Sardegna che trattava di scorie e smaltimento di rifiuti nucleari, per cui il 97% s’è espresso chiaramente manifestando la propria contrarietà.
Anche la Chiesa Cattolica, in ogni caso, ha espresso il proprio parere negativo a riguardo: due anni fa, nel corso della riunione della Conferenza Episcopale Sarda tenutasi a Cagliari nei giorni 23-24 febbraio 2015, presieduta da Monsignor Arrigo Miglio, ha espresso le seguenti considerazioni in merito al pericolo scorie radioattive: «Non minore preoccupazione desta la ventilata ipotesi che la Sardegna possa diventare sul piano nazionale, un deposito di scorie radioattive. Oltre che una servitù insopportabile sotto il profilo ambientale, per la fragilità del sistema geologico e morfologico dell’isola, sarebbe un colpo mortale alla sua naturale e indispensabile economia agro-pastorale e turistica. La Regione ha già dato tanto in termini di servitù militari, senza averne avuto in cambio concreti e efficaci riscontri».
«Ricordiamo allo Stato Italiano – ha concluso Cumpostu – che in diverse delibere della Regione Sardegna e in quelle di svariati comuni sardi s’è espressa forte contrarietà al deposito».
Di seguito il comunicato stampa integrale