Venerdì scorso si sono conclusi a Ginevra i lavori della sessione preparatoria al TNP, con l’impegno a riconvocarsi a New York nel 2014. Ray Acheson di Reaching Critical Will ci fornisce un commento finale dei risultati.
L’immagine del giorno conclusivo di questo seconda sessione preparatoria fornisce un’istantanea dello stesso processo TNP. Segnato da lunghe attese e dall’insoddisfazione degli Stati aderenti (in particolare di quelli non dotati di armi nucleari), quel venerdì conclusivo ha rappresentato una chiusura deludente a due settimane di discussioni che in gran parte non hanno portato a nulla. Questo è un risultato tipico degli incontri sul TNP, perché quello di revisione è un processo che favorisce lo status quo, contrapponendo il possibile slancio in avanti al mantenere la “stabilità” del “sistema”. Ma questo status quo è visto come sempre più insostenibile dalla maggior parte degli Stati aderenti.
La sintesi della presidenza del comitato , che sarà presentata come documento di lavoro al PrepCom, evidenzia alcune delle sfide portate all’implementazione del TNP così come alcuni positivi sviluppi. Rispecchia in modo abbastanza accurato le discussioni che si sono svolte. Naturalmente, non tutti gli Stati aderenti sono stati concordi nel ritenere che il documento riflettesse le loro priorità, Il movimento dei paesi non allineati (NAM) e la Lega Araba si sono mostrati particolarmente insoddisfatti per alcuni aspetti del linguaggio usato nel riepilogo relativo al Medio Oriente. Viene comunque coperta in modo completo la gamma di opinioni sulla mancata convocazione di una conferenza nel 2012 per la creazione di una zona libera da WMD (armi di distruzione di massa) in Medio Oriente. Viene tuttavia lasciato certamente spazio all’idea che forse non tutto è perduto. Forse, per i paesi del NAM e gli Stati Arabi, troppo spazio.
La difficoltà di bilanciare le opinioni nella sintesi ha condotto la delegazione iraniana a suggerire che questi riepiloghi non vengano più rilasciati in futuro. Per la delegazione iraniana, sarebbe più utile agli stati aderenti un documento che semplicemente elenchi in poche righe le priorità di ogni Stato così come singolarmente presentate, piuttosto che come sono state “interpretate” dalla presidenza.
Questo è stato solo uno dei suggerimenti presentati quest’anno per la riforma del TNP. Giovedì, nel corso di una discussione relativamente a ruota libera sulle riforme istituzionali, sono emersi, tra gli altri, suggerimenti per cambiare le sedi degli incontri per il TNP e accorciare i primi due PrepComs; trasmettere in web-casting gli incontri TNP; applicare una migliore focalizzazione alle discussioni limitandole; promuovere dibattiti interattivi; e interagire meglio con la società civile. Tutte queste riforme sarebbero ben gradite, specialmente quelle finalizzate ad aumentare il livello di interattività tra i governi e con gli attori della società civile.
Ma indipendentemente da tali riforme, la sfida di fondo al sistema vigente nel TNP rimane: c’è crescente disaccordo tra, da una parte, i paesi possessori di armamenti nucleari (i P5) e i loro alleati sotto il cosiddetto “ombrello nucleare”, e dall’altra tutti gli altri. Mentre la maggior parte dei governi sta rivedendo strategie e politiche per adeguarle al XXI secolo, i P5 e i loro alleati nucleari continuano a frenare, aumentando l’insicurezza globale.
Queste tensioni erano chiaramente percepibili nella dichiarazione congiunta sulle catastrofiche conseguenze umanitarie dell’uso di armi nucleari. Se 80 paesi l’hanno sottoscrita, questa dichiarazione è stata però ignorata dai P5 e guardata con trepidazione — o sospetto — da alcuni dei paesi sotto condivisione e ombrello nucleari. Il Giappone ha rifiutato di firmare perché in essa era sostenuto il principio che le armi nucleari non devono essere utilizzate in nessuna circostanza. Alcuni paesi della NATO hanno rifiutato di firmare in quanto era in “contraddizione” rispetto ai loro obblighi NATO — una posizione interessante, dato che non è un punto di vista condiviso da molti degli alleati NATO che l’hanno invece sottoscritta. Mentre, rispetto allo scorso anno, alla questione umanitaria è stato dato più spazio nel riepilogo, nel paragrafo non si fa riferimento alla dichiarazione congiunta né si trasmette il senso dell’urgenza di questo problema
Allo stesso tempo, le opinioni dei detentori di armamenti nucleari — solo cinque paesi nel TNP — erano ben presenti attraverso tutto il riepilogo. Tuttavia, i loro punti di vista sembravano orientati a difendersi da alcune delle critiche lanciate dal resto degli Stati membri. Mentre da parte di molti stati sono state avanzate richieste per una significativa riduzione già nel corso del ciclo attuale e per negoziati su una convenzione sulle armi nucleari, “alcuni” stati hanno riaffermato il principio del “processo di disarmo nucleare pragmatico e graduale”. Inoltre, molti stati hanno espresso preoccupazione per l’ammodernamento dell’arsenale nucleare, certi altri hanno fatto presente che “non stanno perseguendo nuove missioni o potenzialità per le loro armi nucleari. Ancora, molti stati hanno sostenuto che l’utilizzo di armi nucleari, o anche la minaccia di utilizzarle, sarebbe in conflitto con le leggi umanitarie internazionali (International Humanitarian Law, IHL), molti altri hanno invece sostenuto che “in base alle loro rispettive politiche nazionali, l’uso del nucleare verrebbe preso in considerazione soltanto in circostanze estreme in conformità alla IHL applicabile”.
In questa come in altre circostanze, il punto di vista dei detentori di armamenti nucleari spicca per il contrasto con quello della maggior parte degli altri. Questo è il grosso del problema del TNP così com’è: è diventato uno spartiacque tra i detentori di armi nucleari e quelli che ne sono sprovvisti; tra coloro che pretendono che le armi nucleari hanno un valore strategico o di sicurezza e coloro che li vedono come una minaccia per la sopravvivenza umana.
“ Non è pensabile che qualsiasi regime strutturato sul dualismo possesso-non possesso possa essere mantenuto all’infinito”, ha dichiarato Angela Kane, alto rappresentante ONU per il disarmo , alla conferenza annuale della NATO su controllo delle armi di distruzione di massa, disarmo e non proliferazione, il 6 maggio 2013, esortando la NATO a prendere in considerazione la possibilità di adottare un Concetto Strategico [documento di orientamento politico-strategico della Nato; N.d.T.] dedicato solo al disarmo nucleare. “Un mondo libero dalle armi nucleari non è in realtà solo un obiettivo normativo — deve anche essere un obiettivo strategico, nel più alto interesse della sicurezza nazionale di ogni paese membro di questa alleanza e della Comunità mondiale.”
Lo stesso si potrebbe, e si dovrebbe, dire del TNP. Invece di perpetuare lo status quo, che sta minando la stabilità del sistema, gli Stati partecipanti devono sviluppare un obiettivo strategico per il disarmo nucleare. “Per essere significativo, un obiettivo strategico richiede l’articolazione di misure concrete per realizzarlo, un piano d’azione e un processo di revisione che accerti i progressi fatti nell’attuazione e permetta di affrontare gli ostacoli che si incontrano” ha spiegato la signora Kane. Questo deve essere il compito primario della conferenza di revisione del TNP 2015, altrimenti i partecipanti rischiano di vedere più di qualche delegazione abbandonare le trattative.
L’articolo originale si trova sul sito si Reaching Critical Will , qui .
Traduzione dall’inglese di Giuseppina Vecchia