Sarà una coincidenza o forse no, ma sicuramente deve allarmare che i primi giorni del governo Pd-Pdl, con Alfano al Ministero degli Interni, siano segnati da un fatto tutt’altro che ordinario, come l’irruzione dei reparti mobili di polizia e carabinieri all’interno dell’Università Statale di Milano, al fine di zittire a colpi di manganello gli studenti che protestavano contro lo sgombero della libreria autogestita ex Cuem.

Beninteso, ieri l’intervento della polizia in università è stato richiesto dal rettore Gianluca Vago e non da qualche organo del Ministero degli Interni. Infatti, sebbene non siamo in Grecia, dove il ricordo ancora troppo fresco della dittatura dei colonnelli fa sì che l’ingresso della polizia in università sia considerato un tabù assoluto, anche in Italia è necessaria un’autorizzazione formale ed esplicita delle autorità accademiche perché le forze dell’ordine possano intervenire.

Questa considerazione, tuttavia, non cambia di una virgola il nostro ragionamento, poiché le richieste di far intervenire i reparti antisommossa all’interno delle facoltà sono piuttosto rare, proprio in virtù della loro gravità politica e democratica. In altre parole, ci vorrebbero davvero delle circostanze straordinarie per poter giustificare un intervento poliziesco all’interno dell’università e, molto francamente, una libreria autogestita da un gruppo di studenti non mi pare affatto una circostanza del genere.

Forse è stato, appunto, il clima generale da larghe intese e grande coalizione, da emergenza e responsabilità nazionale, con il suo annesso e irritante discorso sull’incombente “pericolo” del conflitto sociale, a suggerire al rettore Vago di trasformare la vicenda della ex Cuem occupata in una questione di ordine pubblico da risolvere a suon di manganelli. Anzi, è molto probabile che sia proprio così, cioè che abbia voluto approfittare della situazione per risolvere manu militari il conflitto con gli studenti della ex Cuem –infatti, sono annunciati anche denunce e provvedimenti disciplinari- e per lanciare, strada facendo, anche un segnale inequivocabile all’insieme degli studenti su come intende trattare il dissenso in università nel prossimo futuro.

Qualcuno penserà che esageri con le mie preoccupazioni e mi auguro sinceramente che abbia ragione, ma questa vicenda ha implicazioni troppo significative per poter rischiare l’errore della sottovalutazione. E poi, ieri alcuni studenti sono dovuti ricorrere alle cure mediche a causa delle botte ricevute all’interno dell’università e questo è ingiustificabile di per sé.

Insomma, questo è il momento di esprimere solidarietà agli studenti e di condannare l’intervento di polizia all’interno dell’università. E dovremmo farlo in tanti e tante, dentro e fuori l’università, perché, appunto, quanto è avvenuto in Statale non riguarda soltanto la Statale. Né oggi, né domani.