Sulle nuove iniziative del governo italiano per contrastare l’arrivo dei rifugiati dalla Libia l’ASGI lancia l’allarme: “C’è il rischio di gravissime violazioni del diritto internazionale che riportino la stagione buia dei respingimenti per i quali l’Italia era stata già condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.
L’ASGI evidenzia le criticità derivanti dall’attuale linea politica nell’area del Mediterraneo intrapresa dall’Italia con il governo libico guidato da Al-Serraj, un’autorità di dubbia legittimità e priva di effettività sul territorio, nonostante abbia ottenuto legittimazione internazionale.
Appare paradossale destinare ingenti risorse dello Stato italiano (e quindi dei cittadini) per il sostegno di formazioni libiche in un territorio che non controllano completamente e dove non è possibile operare alcuna reale distinzione tra i diversi agenti delle violenze che vengono perpetrate tanto dalle diverse milizie armate che dalle sedicenti autorità governative.
In Libia non sussiste alcun sistema giuridico in grado di garantire un’azione penale indipendente verso i presunti trafficanti di esseri umani e tutelare i fondamentali diritti umani. Anzi, secondo una lettera di esperti dell’ONU, il Dipartimento di Contrasto all’Immigrazione Illegale e la Guardia Costiera sono direttamente coinvolti in gravissime violazioni dei diritti umani.
Il rinvio in Libia dei migranti, pertanto, viola le convenzioni internazionali sul soccorso in mare in quanto nessun porto libico può attualmente essere considerato “luogo sicuro” ai sensi della Convenzione per la ricerca e il soccorso in mare del 1979 (SAR), perché la sicurezza dei sopravvissuti o la loro vita risulta minacciata, mancando le condizioni minime di accesso ai diritti fondamentali necessari .
Tale insicurezza e il livello di violenze riscontrato ha portato inoltre il Ministro della Giustizia italiano, considerata la gravità dei fatti, a scegliere di far celebrare in Italia i procedimenti a carico degli autori delle gravissime violenze perpetrate nei campi libici, testimoniate da innumerevoli rapporti autorevoli e indipendenti, che non possono essere sconosciuti al nostro esecutivo né al Ministro dell’Interno.
In particolare, in un processo che si sta celebrando presso la Corte d’assise di Milano e nel quale ASGI è costituita parte civile, la stessa Pubblica accusa ha fatto emergere un quadro di inaudita violenza (violenze sessuali ripetute, omicidi di coloro che non ricevono dai familiari il denaro richiesto dai trafficanti, torture, addirittura esposizione dei corpi dei soggetti morti dopo le torture per ottenere effetto deterrente).
ASGI ribadisce con forza che :
– Agire a sostegno dell’attuale provvisorio governo libico, sostenendo azioni che hanno come obiettivo, o comunque come effetto, quello di riportare in detto paese i migranti che da esso stanno fuggendo costituirebbe una scelta inaudita da parte di un paese avente un solido ordinamento democratico, nonché membro dell’UE.
– Partecipare attivamente, con propri mezzi e uomini, a operazioni condotte dentro o fuori dalle acque libiche, finalizzate a respingere i migranti e a ricondurli in Libia, configurerebbe la responsabilità internazionale dell’Italia per violazione del divieto di refoulement (art. 33 Conv. di Ginevra) e degli analoghi obblighi derivanti dalla CEDU.
– Nessuna operazione di contrasto al traffico può essere condotta dalle autorità libiche da sole o in collaborazione con quelle italiane o di qualunque altro paese, senza che vengano parallelamente garantiti la sicurezza e i diritti delle persone coinvolte nel traffico, ovvero il loro trasporto in un luogo sicuro dove siano protetti dal rischio di tortura e dove, se lo richiedono, possano accedere alla protezione internazionale.