É andata a lieto fine la missione della prima canoa a energia solare dell’Amazzonia. Sono stati 25 giorni di navigazione per attraversare una parte del piú grande polmone verde immacolato del pianeta, accarezzando le acque di cinque grandi fiumi e ricongiungendosi con il piacere antico del viaggio-scoperta. Il tutto in una totale armonia e rispetto dell’ambiente circostante, della foresta con i suoi richiami e i suoi silenzi. Kara Solar é il nome dell’iniziativa, patrocinata dall’Associazione Latinoamericana per lo Sviluppo Alternativo (ALDEA), in collaborazione con la Nazionalità Achuar dell’Ecuador (NAE), che risiede in un territorio di oltre 600 mila ettari tra le province dell’Ecuador di Morona Santiago e Pastaza, ma che si estende fino al confine con il Perú. L’imbarcazione che ha reso possible il viaggio epico é stata ideata e costruita ancora nel 2016 da un equipe di cooperanti stranieri e locali, e successivamente consegnata alle comunitá Achuar. Gli stessi l´hanno battezzata Tapiatpia, ovvero “pesce elettrico” in lingua achuar, un nome legato alla leggenda di un animale che aiutava altre creature della selva ad attraversare il fiume. Un animale cosí grande che il resto delle creature (coccodrilli, anaconde, caimani, tartarughe, serpenti) occupava un posto al suo interno. Nella pratica é una canoa che dispone di 32 pannelli solari installati sul tetto, e 12 batterie che immagazzinano energia e due motori elettrici. Nuove tecnologie che abbracciano tecnologie passate.
L’attraversata si é svolta nella piú candida sicurezza, senza inconventi dovuti al mal tempo. Il 28 marzo 2017, Tapiatpia é salpata da San Pablo de Kantesiaya, appartenente alla comunità Siekopai nella provincia di Sucumbíos, in Ecuador. A bordo, un equipaggio di 2 persone e una decina di passeggeri, tra cui tecnici e guide indigene, che hanno affrontato il viaggio con grande entusiasmo, curiositá e comoditá, data la capienza fino a 18 persone. Servendosi unicamente dell’energia solare, hanno solcato 1800 km di canali amazzonici Ecuadoriani e Peruviani, incrociando le voci di una terra ancora cosí simile a quella di tanti secoli fa: venerata dai popoli che da sempre l’hanno abitata, e calpestata dai conquistadores in cerca di fortune.
Le grandi potenzialitá del sistema di trasporto sono subito venute a galla, a cominciare dall´abbattimento delle distanze fisiche. La canoa nasce infatti per sopperire alla mancanza di mezzi di trasporto all’interno del territorio abitato dalle tribú Achuar, e creare cosí un sistema alternativo di cui beneficiasse tutta la comunitá, capace di plasmare alleanze e collegare i vari villaggi in maniera economica e a impatto zero. In principio il progetto risponde ai bisogni espressi dalle 1.021 persone achuar, che vivono in 84 insediamenti lungo un percorso fluviale di 67 km. Ma non intende fermarsi qui. L’arrivo di Tapiatpia a Kapawi, il 21 aprile, ha difatto segnato l’inizio di una nuova era per Kara Solar. Marlon Vargas, Presidente della Confederazione di Nazionalitá Indigene dell’Amazzonia Ecaudoriana (CONFENIAE), auspica che il progetto si possa replicare nel resto delle comunitá del paese, con il fine di pensare a un modello di societá piú giusta e equilibrata.
Si perché i vantaggi del progetto sono palpabili. In una regione difficilmente raggiungibile via terra, dove la benzina arriva in aereo e risulta eccessivamente costosa, molte persone affrontano camminate anche di otto ore per accedere ad ospedali, scuole e centri di servizio. Le imbarcazioni disponibili, motorizzate, sono lente, rumorose ed estremamente dannose per la foresta. Grazie a Kara Solar molti giovani potranno frequentare le scuole cittadine, vi sará un maggiore scambio di alimenti come frutta, verdura e carne, permettendo ai locali di seguire una dieta piú variata e favorendone le condizioni di vita. Con la facilitá degli spostamenti si visitano familiari, amici, sciamani, e si rinvigorisce anche il tessuto sociale.
É comprensibile che i ragazzi di Kara Solar vogliano andare oltre. Forti della risonanza ricevuta, hanno di recente lanciato una campagna di crowfunding, (che culminerá nella notte di lunedí 17 Luglio) con la quale sperano di alimentare altri progetti, oltre a fare un’opera di profonda sensibilizzazione, se non altro ai loro stessi compatrioti, troppo spesso rei di non prestare la dovuta attenzione alla bellezza che li circonda. La speranza é di toccare i $ 100.000, che saranno destinati alla costruzione di un’altra barca a energia solare, di seconda generazione, e una nuova rete di punti di attracco. Inoltre, si formeranno i leader delle comunitá locali affinché possano gestire l’azienda di trasporto e si rafforzerá il ruolo del governo territoriale della Nazionalitá Achuar all’interno dell’Amazzonia Ecuadoriana. Del 21 giugno la notizia che Kara Solar, ALDEA e la Banca Interamericana di Sviluppo (IDB) hanno firmato un accordo per co-finanziare la seguente fase di espansione del progetto, che sosterrá, tra le altre cose, la costruzione di un centro polifunzionale comunitario a energia solare dove gli Achuar potranno imprendere attivitá produttive ecosostenibili.
Kara Solar é probabilmente il primo passo verso un modello di infrastruttura innovativo per l’Amazzonia, progettato non per le comunitá locali, ma insieme a loro. Non solo, li progetto si erge ad appello per la conservazione del bene piú prezioso, la Natura e la difesa di coloro che forse piú la proteggono. Una voce tanto silenziosa quanto efficace nella lotta contro le continue espropriazioni e abusi di diritti umani di cui soffrono le popolazioni indigene. Finalmente una risposta concreta alle intricate trame dello sviluppo sostenibile, che viene direttamente dal popolo Achuar, apre spiragli e crea alternative alla devastante estrazione petrolifera e mineraria.
In lingua Achuar Kara significa “sogno che si avvera”. La sua storia sembra quasi rievocare un altro romanzo epico della tradizione latinoamerciana, quella crociera fluviale del battello capitanato da Florentino Ariza nell’indelebile “Amore ai tempi del colera”. Qui, peró, l’amore non si suggella nei confronti di Fermina Daza, bensí a favore di ció che piú ci dovrebbe stare a cuore: la vita dei nostri figli.
di Marco Grisenti