Dall’ottobre del 2016, le proteste della popolazione del Rif (Nord del Marocco) non si placano. Ogni settimana si organizzano proteste, sit-in, raduni e altre azioni. Finora, la risposta del potere marocchino si è tradotta soltanto in repressione e rifiuto di dialogare. Centinaia di militanti, giornalisti e semplici contadini sono in carcere. Le comunità marocchine all’estero inscenano delle timide azioni di solidarietà. Ma non basta per rompere il silenzio sulla repressione.
Tutto era iniziato a El Hosseima nell’ottobre 2017 con la morte di un giovane pescivendolo, Mohcine Fikri, schiacciato, su ordine di un ufficiale della polizia, dentro un camion di raccolta rifiuti mentre protestava per il sequestro della sua merce.
La popolazione è uscita per protestare contro quella morte assurda e contro quello che chiamano la «Hogra», il disprezzo dimostrato dall’amministrazione in genere e dalle forze dell’ordine in particolare nei confronti dei cittadini.
Da allora, quasi ogni settimana ci sono manifestazioni nelle varie città e cittadine del Rif. E nella zona di El Hosseima il movimento, che chiamano Al Hirak Al Chaabi » (il movimento popolare) coinvolge tutte le fasce della popolazione: giovani e adulti, donne e uomini. Un movimento orizzontale che ha una serie di rivendicazioni di carattere politico (legati principalmente alla giustizia e alla lotta contro la corruzione), economico, sociale e culturale.
Dopo un lungo silenzio, dove la polizia si era accontentata di gestire (con la solita violenza) le manifestazioni di strada, negli ultimi mesi si è scatenata la repressione e centinaia di attivisti sono stati arrestati. Militanti, cittadini coinvolti nelle proteste, giornalisti. Più di 170 stanno ancora in detenzione preventiva e altri sono stati condannati a vari mesi di carcere (1. https://ledesk.ma/encontinu/al-hoceima-176-personnes-en-detention-preventive-el-khalfi/). Il movimento denuncia molte violenze e torture nei posti di polizia e dentro le carceri. Molte le proteste al livello internazionale (2. https://www.amnesty.org/en/latest/news/2017/06/morocco-rif-protesters-punished-with-wave-of-mass-arrests/), mentre il Ministero dei Diritti Umani dice che va tutto bene. (3. Le ministre d’État chargé des droits de l’Homme).
Nel resto del Marocco e nel mondo, la solidarietà con l’Hirak del Rif si organizza in modo abbastanza timido, ad eccezione dell’Olanda e della Germania, dove gli immigrati del Rif sono molto numerosi. In Italia il 17 giugno scorso è stato organizzato un raduno di fronte al Consolato del Marocco a Milano, ma l’adesione rimane scarsa. Gli attivisti marocchini che sostengono l’Hirak spesso ricevono attacchi. insulti e minacce da parte di altri immigrati marocchini.
Il Rif per varie ragioni storiche è una regione molto particolare, che è stata sempre isolata dal resto del paese. Le sue proteste sono sempre viste con sospetto dal resto della popolazione. E come succede sempre, mentre in Marocco l’incomprensione tra il Rif e il resto del paese comincia a diluirsi, tra gli immigrati le posizioni restano più dure che mai.
Link utili:
Per capire di più il contesto, le ragioni storiche della rivolta e le rivendicazioni del movimento: Abc di “Al Hirak”: piccolo lessico illustrato della protesta nel Rif (http://www.labottegadelbarbieri.org/abc-del-hirak-piccolo-lessico-illustrato-della-protesta-nel-rif/)
https://www.facebook.com/ SolidarityHirak/