Lunedì 26 giugno, la conferenza delle Nazioni Unite finalizzata alla negoziazione di un trattato di divieto delle armi nucleari ha affrontato la prima lettura di una bozza di testo rivista del trattato elaborato dal presidente della conferenza, l’ambasciatrice costaricana Elayne Whyte. Dopo due settimane di questo round finale, molti partecipanti hanno espresso perplessità di fronte a questo ulteriore scambio di posizioni e di punti di vista: con l’orologio che segnava la fine del convegno e la data del 7 luglio prevista per l’adozione di un trattato condiviso, molti delegati hanno espresso la loro volontà di entrare nel merito del testo del trattato paragrafo per paragrafo, riga per riga.

Tra mercoledì 28 e venerdì 30 giugno, i lavori di negoziazione della conferenza sono proseguiti in modo coscienzioso, con 3 e occasionalmente 4 gruppi di lavoro separati che consideravano sezioni diverse del trattato. Nonostante il fatto che queste sessioni fossero chiuse alla società civile, il senso di urgenza e di impegno era palpabile, con i delegati che continuavano la riunione fino a tarda notte.

Alle 17 di venerdì il convegno si è riunito in sessione plenaria aperta, nella sala conferenze 1, per ascoltare le relazioni dei facilitatori di ciascuno dei gruppi di lavoro sui progressi compiuti. Uno per uno, i quattro diplomatici hanno descritto un’atmosfera altamente positiva e il raggiungimento di significativi progressi in direzione della proposta di trattato. Quando questi testi sono stati resi disponibili, in serata, era evidente come fossero stati realmente compiuti dei passi avanti.

Per quel che mi riguarda, ho avvertito un grande senso di sollievo nel vedere i testi rivisti, in particolare in relazione all’area più impegnativa e tecnicamente complessa del trattato, le disposizioni sulle dichiarazioni nazionali relative alle attività legate alle armi nucleari, ai dispositivi di sicurezza sui materiali nucleari e ai percorsi in base ai quali i paesi che posseggono o controllano armi nucleari possano aderire al trattato (articoli da 2 a 5 della bozza di trattato del 27 giugno). Questo raggruppamento aveva evidentemente il potenziale maggiore per arenare i negoziati.

Le disposizioni riviste consentono sia l’eliminazione di tutte le armi nucleari e delle relative strutture prima che uno stato aderisca al trattato (“distruggi poi aderisci”), sia l’adesione al trattato degli stati con armi nucleari e poi l’eliminazione del proprio programma nucleare di armamenti (percorso “aderisci e distruggi”). In questa revisione sono state eliminate numerose lacune e scappatoie delle versioni precedenti sugli articoli dal 2 al 5 della bozza del Presidente. Il testo prevede anche un maggior livello di coerenza nei requisiti degli stati che aderiscono al trattato e una maggiore coerenza interna con i divieti chiave definiti all’articolo 1 del trattato. La chiarezza, la natura vincolante, la verificabilità e l’irreversibilità di queste disposizioni sono state rafforzate. Sono state costruite per anticipare i futuri sviluppi delle misure di salvaguardia e di verifica, e non consentono a nessuno Stato di affermare che non vi sia un percorso per aderire a questo trattato.

Divieti di base – articolo 1

Il gruppo di lavoro sul nucleo essenziale del trattato, i divieti di cui all’articolo 1, ha proposto l’aggiunta di “minaccia di utilizzo” nelle attività proibite, oltre all’uso di armi nucleari. Con l’incoraggiamento da parte di ICAN e il sostegno del Comitato internazionale della Croce Rossa, un certo numero di Stati spingono affinché sia incluso nell’articolo 1 anche lo specifico divieto di impegnarsi in preparativi militari finalizzati all’uso di armi nucleari.

Ciò sarebbe coerente con l’approccio adottato nella Convenzione sulle armi chimiche, firmata da 192 Stati inclusi tutti i partecipanti a questa conferenza negoziale, pertanto ci si può aspettare che non vi siano problemi con l’inclusione di una simile misura. Un tale tipo di linguaggio aggiungerebbe chiarezza sul fatto che le politiche e le pratiche di dissuasione nucleare, inclusa la deterrenza nucleare in senso ampio, siano incompatibili con questo trattato. La deterrenza nucleare è la principale giustificazione per promuovere il possesso permanente di armi nucleari, anche da parte di Stati che pretendono di fare affidamento sulle armi nucleari di altri, come i 28 stati della NATO, la Corea del Sud, il Giappone e l’Australia.

Mentre tali politiche e pratiche sono chiaramente incoerenti con altre disposizioni dell’articolo 1, inclusa “l’assistenza, l’incoraggiamento o l’induzione in qualsiasi forma” delle attività proibite, nonché con il divieto di utilizzo e di minaccia di utilizzo, una chiara affermazione sulla proibizione dei preparativi militari per l’utilizzo di armi nucleari rafforzerebbe il trattato.

La nuova bozza di testo propone, piuttosto che una specifica clausola che vieti “qualsiasi test sull’esplosione di armi nucleari o qualsiasi altra esplosione nucleare” – espressione che riflette il Trattato globale per il bando dei test -, di aggiungere un divieto più generale sul controllo delle armi nucleari alle disposizioni che vietano agli Stati di “sviluppare, produrre, costruire, acquisire in altro modo, possedere o stoccare armi nucleari”. Questo è positivo, dato che amplifica con grande chiarezza il divieto sui test (oltre alla Corea del Nord, tutti gli altri Stati nucleari attualmente conducono test che non implicano esplosioni nucleari per sviluppare e ammodernare i propri arsenali. Questi test sottostimati, idrodinamici, laser e basati su simulazioni a computer, non sarebbero proibiti dal Trattato globale per il bando dei test, anche se un giorno entrasse in vigore).

Il gruppo di lavoro sull’articolo 1 deve ancora risolvere la questione del transito delle armi nucleari. Finora nei divieti non viene fatta alcuna menzione specifica sul finanziamento della produzione di armi nucleari. Tale inclusione farebbe avanzare le norme del trattato e fornirebbe ulteriore chiarezza sul divieto di “aiutare, incoraggiare o indurre in qualsiasi modo chiunque ad impegnarsi in qualunque attività vietata a norma del presente trattato”.

Assistenza alle vittime, risanamento ambientale e cooperazione e assistenza internazionale

Per quanto riguarda l’assistenza alle vittime e il risanamento ambientale,nonché le disposizioni sulla cooperazione e l’assistenza internazionale, la nuova bozza di testo contiene varie modifiche positive. La dicitura “in grado di farlo” è stata eliminata dall’obbligo degli stati di affrontare le necessità e i diritti di coloro che sono colpiti dall’uso o dalla sperimentazione di armi nucleari. È stata aggiunta una disposizione che richiede tale assistenza “senza discriminazione”. È stato aggiunto un obbligo per gli Stati di intraprendere un’adeguata bonifica ambientale delle aree contaminate dalla sperimentazione o dall’uso di armi nucleari. Sono state rafforzate le disposizioni sulla cooperazione internazionale e sull’assistenza per facilitare l’attuazione del trattato. Rimane una controversia sul fatto che il trattato debba o meno in qualche modo riconoscere una responsabilità speciale per gli Stati che hanno utilizzato o sperimentato armi nucleari nei confronti dell’assistenza alle vittime e del risanamento ambientale.

Disposizioni istituzionali

Per quanto riguarda le disposizioni istituzionali, è stato rafforzato e semplificato l’articolo 9 sulle riunioni degli Stati partecipanti per specificare più chiaramente l’attenzione sulle misure relative alla “verifica, scadenza e irreversibilità dell’eliminazione dei programmi di armi nucleari, inclusi i protocolli aggiuntivi a questo Trattato”.

È stata mantenuta la disposizione per le organizzazioni non governative pertinenti invitate a partecipare alle riunioni degli stati membri e alle conferenze di revisione del trattato.

Il numero di ratifiche statali richieste per l’entrata in vigore del Trattato è stato aumentato da 40 a 50, un numero che dovrebbe essere ancora facilmente raggiungibile, dati i più di 120 Stati che sostengono il mandato di negoziazioe della conferenza e i più di 130 Stati partecipanti a questi negoziati.

Un’aggiunta accolta con favore è la specificazione sul fatto che il Trattato sarà aperto alla firma presso le Nazioni Unite, a New York, ad una data da stabilirsi nei prossimi mesi.

È stato mantenuto il linguaggio del Trattato sul commercio delle armi rispetto alle relazioni del trattato con altri accordi. A differenza della prima bozza, questo testo, opportunamente, non sottopone questo trattato ad altri trattati internazionali e non dà priorità a nessun altro strumento specifico.

Anche se le disposizioni relative alla durata illimitata del trattato e il trattato stesso non sono oggetto di riserve, ma devono essere accettate in toto da parte degli stati che aderiscono, è deludente che il progetto proposto consenta agli stati di ritirarsi nel caso che “eventi straordinari” “mettano in pericolo gli interessi supremi del proprio paese”, linguaggio in contrasto con un divieto categorico, su base umanitaria, e con l’oggetto e lo scopo previsti nel preambolo. Mentre il preavviso per il ritiro è stato aumentato da 3 a 12 mesi, sarebbe molto più forte e coerente con lo scopo e la sostanza del trattato specificare che gli Stati non possano ritirarsi dallo stesso. Questo è il caso di numerosi altri importanti trattati internazionali, come la Carta delle Nazioni Unite stessa e il Patto internazionale sui diritti civili e politici.

Del resto è spiacevole anche la mancanza di una disposizione che istituisca un segretariato che curi l’attuazione e la promozione del trattato. Ciò potrebbe tuttavia essere concordato in una riunione successiva ed è positivo che la convocazione della prima riunione degli Stati membri sia stata mantenuta entro un anno dall’entrata in vigore del trattato.

Preambolo, e qualcosa che non gli appartiene

Poiché stabilisce la base del resto del trattato, il testo del preambolo è stato ampiamente concordato prima che l’Ambasciatore Whyte presentasse la sua bozza del 27 giugno e non è stato oggetto di ulteriori negoziati nel corso della scorsa settimana. Dal punto di vista della salute planetaria, nella bozza è stato rafforzato. C’è un chiaro riferimento alla minaccia esistenziale posta dalle armi nucleari, con una profonda preoccupazione sulle “conseguenze umanitarie catastrofiche” di qualunque uso di armi nucleari; i “rischi posti dall’esistenza permanente di armi nucleari” riguardanti “la sicurezza di tutta l’umanità”, che presentano “gravi rischi per la sopravvivenza umana”; gli impatti sull’ambiente, sullo sviluppo socioeconomico, sull’economia globale, sulla sicurezza alimentare e sulla salute delle generazioni attuali e future, così come gli impatti sproporzionati sulle donne e le ragazze. C’è anche il riferimento alle evidenti prove mediche sul fatto che “le conseguenze catastrofiche delle armi nucleari non possono essere adeguatamente affrontate”.

Forse l’aspetto più preoccupante contenuto nel preambolo è la ripetizione di un grosso errore del NPT, un cosiddetto “diritto inalienabile dei suoi stati membri allo sviluppo della ricerca, della produzione e dell’uso di energia nucleare per scopi pacifici”. Questa ripetizione è inutile, e dal punto di vista legale è potenzialmente insidiosa, ripetuta fuori dal contesto delle disposizioni di salvaguardia del NPT. Peggio ancora, la sua affermazione della tecnologia più pericolosa al mondo è sbagliata e controproducente. L’energia nucleare diffonde contaminazione radioattiva in ogni fase, porta alla creazione di potenziali enormi armi radiologiche pre-posizionate con il rischio di incidenti catastrofici, non è necessaria, ostacola la transizione verso soluzioni energetiche sicure, sostenibili e immediatamente disponibili, genera un onere per le generazioni future rispetto al tempo geologico a lungo termine di grandi quantità di residui altamente radioattivi e crea inestricabilmente la capacità di generare materiali utilizzabili come armi per mezzo dell’arricchimento di uranio o dell’estrazione di plutonio dal combustibile utilizzato del reattore. Così espande i mezzi per la proliferazione nucleare, aumenta il rischio di guerra nucleare e rende più difficile e più lento il percorso per raggiungere e sostenere un mondo libero dalle armi nucleari. Questa disposizione non ha posto in un trattato che le vieta armi nucleari, in modo particolare uno che si basi su principi umanitari.

Conclusione

Mentre fino al momento dell’adozione del trattato è possibile apportare modifiche, nella pratica si può prevedere che la bozza delle nuove formulazioni veda la luce nel testo finale, che con ogni probabilità sarà concluso nella sua interezza entro il 6 luglio. Un nuovo testo riveduto dal presidente del convegno sarà presentato in una plenaria aperta alle ore 17 di lunedì 3 luglio. Se tutto va bene, questo continuerà a rafforzare la bozza di trattato che i negoziati finora hanno prodotto con il forte incoraggiamento del CICR e della società civile.

Un trattato per vietare in modo totale e categorico le armi nucleari è alla nostra portata e dovrebbe essere nelle nostre mani in meno di una settimana.

È possibile accedere ai testi riveduti di cui sopra anche su Reaching Critical Will.

Tilman Ruff è co-presidente di IPPNW e la co-presidente fondatore di ICAN in Australia. Rappresenta la federazione del Gruppo Direttivo Internazionale di ICAN.

 

Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella

L’articolo originale può essere letto qui