5 giugno 2017- Cade oggi il 50° anniversario dell’Occupazione della Cisgiordania – compresa Gerusalemme Est – e di Gaza da parte dell’esercito israeliano, che, il 5 giugno del 1967, lanciò un’aggressione deliberata contro i vicini del Medio Oriente, fino ad occupare il 22% della Palestina storica sopravvissuta alla creazione di Israele nel 1948, insieme a territori arabi appartenenti all’Egitto, alla Siria, alla Giordania e al Libano.
Abbiamo da poco commemorato i 69 anni dalla Nakba, la catastrofe che ha visto la nascita dello Stato di Israele senza quella dello Stato palestinese, con il massacro della popolazione civile palestinese per mano delle milizie sioniste, la distruzione di 531 villaggi, e la fuga in massa di 800 mila palestinesi costretti a rifugiarsi altrove in Cisgiordania, a Gaza, e nei Paesi arabi confinanti: Giordania, Siria, Libano e Iraq. Oggi ricordiamo il dramma di un’Occupazione che ha comportato un nuovo esodo, insieme al furto di terra, di acqua e di risorse naturali. Un’Occupazione che continua con la politica degli insediamenti, sebbene questi siano stati ripetutamente condannati dalle Nazioni Unite, ultimamente con la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza. Un’Occupazione che priva il popolo palestinese dei suoi diritti e libertà fondamentali, castigandolo quotidianamente per il solo fatto di esistere, attraverso arresti indiscriminati e uccisioni a sangue freddo.
E’ contro questi soprusi e contro queste ingiustizie, a cominciare da quelle subite da loro stessi nelle carceri israeliane, che 1.800 prigionieri palestinesi hanno deciso di intraprendere uno sciopero della fame a tempo indeterminato durato 40 lunghi giorni, fino a quando, il 27 maggio scorso, molte delle loro richieste sono state accolte. Si tratta di una vittoria, certo. Ma c’è ancora molto da fare per porre termine all’Occupazione delle nostre terre da parte di Israele e garantire – attraverso la soluzione dei due Stati e il riconoscimento dello Stato di Palestina sui confini del 1967 con capitale Gerusalemme Est – una pace giusta e duratura.
Questo anniversario ce lo ricorda, rinnovando l’impegno del popolo palestinese, della sua leadership e di tutta la comunità internazionale affinché il diritto abbia la meglio sulla prevaricazione – secondo quanto stabilito dalle diverse risoluzioni dell’Assemblea e del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e dall’Iniziativa di Pace Araba, lanciata a Beirut nel 2002 e recentemente confermata dall’ultimo Vertice Arabo riunito ad Amman, in Giordania, il 29 marzo 2017 – e la giustizia prevalga sull’impunità.