Il secondo turno dei negoziati di pace tra ELN e governo colombiano è iniziato il 17 maggio scorso nella Hacienda Cashapamba, proprietà della Pontificia Universidad Católica de Ecuador, nella parrocchia di Sangolquí, a sud di Quito.
Il presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, entrato carica da poco, ha ribadito il proprio impegno a sostenere i colloqui di pace, iniziati lo scorso 7 febbraio, per porre fine a una guerra civile durata 52 anni. Il giorno prima, il 16 maggio i rappresentanti delle due delegazioni, del governo colombiano e dell’ELN hanno mostrato ottimismo, dichiarando che sperano di raggiungere accordi che proteggano la società civile dal conflitto armato.
La delegzione dell’ELN ha detto con chiarezza che spera di ottenere in questo secondo ciclo spera di ottenere:“accordi umanitari che possano alleviare la situazione di violenza nei territori e che generino condizioni di garanzia nei territori.”
Nonostante queste dichiarazioni cariche di ottimismo, non tutto va proprio bene. Infatti non si è ancora raggiunto per accordo per un cessate il fuoco bilaterale, condizione neccessaria per un Accordo Definitivo di pace. In Colombia vi sono ancora episodi di scontri armati tra gurriglia eliana ed esercito. Anche il piano pilota di sminamento umanitario, il cui accordo era stato raggiunto nel primo turno di colloqui, non si è iniziato a metterlo in pratica. L’assimetria, poi, dei rapporti del governo con le FARC-EP e di quelli con l’ELN è un fattore di preoccupazione.
Lo scorso primo giugno Pablo Beltrán, capo della delegazione dell’ELN in un video diffuso nelle reti sociali affermato che le elezioni generali del 2018 potrebbero rendere difficile la dinamica dei negoziati con il governo. “Dobbiamo fare un grande sforzo per avere un punto di non ritorno entro il prossimo dicembre, perché ogni governo che verrà abbia la pressione per dare continuità agli accordi.”
Il governo di Juan Manuel Santos, terminerà il suo mandato in Agosto 2018.
Da una parte diversi partiti che sostengono i colloqui di pace cercano di garantire una coalizione in grado di garantire l’attuazione degli attuali accordi con FARC-EP e con quelli futuri con ELN. Dall’altra Cambio Radical, guidato da Germán Vargas, ex vice presidente del Santos, in buona posizone per vincere le elezioni, in varie occasioni ha espresso disaccordo con punti importanti dell’accordo con FARC-EP e dichiarato che se vincesse sospenderebbe i dialoghi con l’ELN.
Il Centro Democrático dell’ex presidente Álvaro Uribe (2002-2010), ha già chiesto al presidente Manuel Santos di sospendere i colloqui con l’ELN. Se vincerà le elezioni sicuramente lo farà oltre a riformulare gli accordi raggiunti con le FARC-EP.
Tutto ciò dimostra che le recenti dichiarazioni preoccupate di Pablo Beltrán dell’ELN hanno fondamento.