*“Svegliati Mubarak, oggi è l’ultimo giorno”*, *“Mubarak vattene a Tel Aviv, quella è casa tua”*, *“Che se ne vada lui, noi rimaniamo”*, sono stati alcuni slogan scritti in rudimentali striscioni fatti di carta, cartone o tessuto ed anche gridati a viva voce.
Molti consultati in piena strada, il capo di Stato è già arrivato al momento di rendere conto per quello che ha creato, che hanno denunciato come *“un’alleanza sottomessa con Israele e gli Stati Uniti”*, fatto dichiarato da settori popolari arabi in altri momenti, dentro e fuori dall’Egitto.
Haytham Mohamed, un laureato universitario senza impiego, ha commentato a Prensa Latina che *“né i mille 300 milioni di dollari di aiuto militare, né i 250 milioni di assistenza economica degli americani, possono mantenerlo al potere”*, parlando di Mubarak.
La Marcia del Milione si è anche realizzata ad Alessandria, Suez, Tanta, Mansura, Mahalla ed altre città egiziane, nonostante le barricate ed altri ostacoli interposti dalla polizia e dall’Esercito per tentare di limitare gli spostamenti.
Uomini, donne, giovani, bambini, anziani che hanno usato i loro bastoni per appendere cartelli contro Mubarak, persone i cui vestiti denotavano la loro posizione economica positiva, altre marcatamente povere, studenti, cristiani, musulmani e perfino stranieri, si sono uniti alla marcia.
L’accesso al nucleo della protesta ad Il Cairo è diventato difficile dall’inizio del giorno, perché molte strade sono chiuse alla circolazione, altre con blocchi di carri armati ed in tutte una ripetuta perquisizione corporale ed ingiunzioni di mostrare un’identificazione, compresi i giornalisti.
Alcuni striscioni esibivano perfino caricature del viso del capo di Stato con la pettinatura ed il baffo di Hitler, cosa che ha provocato alcuni litigi verbali con un gruppo minoritario di simpatizzanti del governo, che ha preferito rimanere ad una certa distanza dalla piazza.
Senza rinunciare a protestare, molti manifestanti assunsero distinti compiti e ripartivano pane, cibo tipico ed acqua gratis, raccoglievano i rifiuti in borse di plastica ed assistevano chi si stava stancando, mentre altri alzavano una foto di Gandhi con un testo lapidario: *“Fallo alla mia maniera, pace”*.