UE deve controllare le importazioni provenienti dai territori occupati del Sahara occidentale
In seguito all’ordinanza emessa da un tribunale sudafricano che ha impedito a una nave carica di fosfato proveniente dal Sahara Occidentale di proseguire verso la Nuova Zelanda, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto alla Commissaria europea per il commercio Cecilia Malmström di chiarire in modo vincolante la questione delle importazioni di prodotti provenienti dal Sahara Occidentale occupato dal Marocco.
Il tribunale sudafricano era stato interpellato dalla leadership sahrawi in base alla decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) del 21 dicembre 2016 per cui il Sahara Occidentale non è riconosciuto come parte del Marocco. Secondo il diritto internazionale l’estrazione e l’esportazione di materie prime in territori occupati è illegale a meno che non contribuisca direttamente e chiaramente al benessere della popolazione residente. Il Sahara Occidentale è occupato da oltre 40 anni dal Marocco e la popolazione, i Sahrawi, da allora chiedono l’indipendenza.
In base alla decisione del CGUE. Chiunque importi materie prime provenienti dal Sahara Occidentale deve mettere in conto gravi perdite economiche poiché l’illegalità dell’esportazione autorizza qualunque tribunale a fermare il carico. La nave da carico “Cherry Blossom” trasportava 54.000 tonnellate di fosfato per un valore di 5 milioni di dollari statunitensi in Nuova Zelanda per conto del produttore di fertilizzanti “Ballance Nutrients”. Per i Sahrawi la chiara decisione della CGUE costituisce una potente arma nella lotta decennale contro il saccheggio del loro territorio da parte del Marocco.
Nel 2015 la Corte Europea CGUE aveva dichiarato illegale un accordo di libero scambio commerciale tra l’Unione Europea e il Marocco. Germania, Spagna, Portogallo e Belgio avevano quindi avanzato una richiesta di revisione del verdetto in seguito alla quale la CGUE aveva da un lato deliberato la validità dell’accordo tra Marocco e UE ma dall’altro aveva anche affermato che il Sahara Occidentale non è parte del Marocco e che la vendita di prodotti provenienti da quell’area sottostanno quindi alle regole fissate dalle Nazioni Unite per il commercio di prodotti provenienti da territori occupati.