La protesta online del 27 aprile per chiedere a Intesa SanPaolo di disinvestire dall’oleodotto Dakota Access ha avuto una buona partecipazione: 110 persone hanno risposto all’evento su Facebook e circa 50 messaggi sono stati lasciati sulla pagina Facebook di IntesaSanPaolo, oltre ai tantissimi tweet inviati alla banca e rilanciati da altri.
Greenpeace Italia e vari suoi gruppi locali, Greenpeace international, Italian Climate Network, BankTrack, Lifegate, Volontari nel Mondo e Food and Water Europe hanno tweetato, ritweetato e/o postato su Facebook, spesso rilanciando la seconda lettera aperta a IntesaSanPaolo e soprattutto chiedendo alla banca di tagliere i finanziamenti al progetto DAPL.
La lettera aperta è stata postata e rilanciata in molte occasioni, insieme alla petizione di Greenpeace indirizzata alla banca Intesa SanPaolo, che a giudicare dai tweet inviati da chi l’ha firmata ha visto numerose nuove adesioni.
Purtroppo la banca ha solo finora risposto, sia pubblicamente su Facebook che privatamente a chi ha inviato email e messaggi diretti, con la stessa posizione “copia e incolla”, secondo cui ha un’”esposizione limitata” in un progetto comunque in linea con tutti gli standard internazionali.
Abbiamo risposto con stralci ripresi dalla lettera aperta, pubblicata sulla stampa il 20 aprile, inviata direttamente alla banca il 26 aprile e firmata da più di 50 associazioni italiani e internazionali, che risponde puntualmente e in modo circostanziato alle sue affermazioni.
Infine, abbiamo ribadito che ci aspettiamo da una grande azienda come Intesa SanPaolo una risposta più seria e dettagliata, entrando nel merito delle questioni sollevate nella nostra lettera. Quando arriverà questa risposta?