Martedì, il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha invitato il mondo intero ad unire le forze per ripudiare la minaccia delle guerre e degli interventi militari da parte di alcuni paesi, preoccupati di accaparrarsi risorse naturali e che non rispettano i diritti umani.

“Da qui, invito il mondo intero ad unire gli sforzi per ripudiare energicamente ogni conflitto armato, ogni intervento militare non richiesto con la scusa di garantire i diritti umani; essi non difendono la democrazia, ma inseguono le risorse naturali”, ha detto nell’atto di celebrazione dei 126 anni dalla creazione del Colegio Militar del Ejército, a La Paz.

Ha espresso la speranza che tutti, non soltanto i movimenti sociali e le organizzazioni, ma anche i presidenti che condividono la lotta per la pace, “garantiscano” la sovranità e l’autodeterminazione dei popoli come migliore strumento a garanzia della vita.

Morales ha lamentato il possibile utilizzo di armi nucleari che “distruggerebbero” la vita e l’umanità, come quando 70 anni fa, un attacco nucleare colpì Hiroshima e Nagasaki.

Ha segnalato che ora l’economia capitalista non dipende dall’apertura dei mercati, né dal libero commercio, bensì dalla conquista militare o dall’invasione dei territori di paesi in possesso di materie prime strategiche.

“La guerra è il supporto del capitalismo; coloro i quali sostengono il capitalismo, sostengono la guerra, la filosofia della morte e la distruzione”, ha detto.

Il presidente ha puntualizzato che “l’imperialismo” nordamericano ha bisogno di sostenere il proprio complesso militare; per questo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, quest’anno ha aumentato del 10% le risorse per le spese militari.

“Quest’anno, erano stati programmati 650.000 milioni di dollari; con l’arrivo del nuovo presidente, sono aumentati di più del 10 per cento: 54.000 milioni di dollari per gli interventi militari” – ha precisato.

Il presidente ha aggiunto che i nuovi conflitti internazionali degli ultimi anni “portano con sé un carico di bugie” e hanno un proprio sistema di manipolazione come in Iraq, Siria, Libia e Afghanistan, usando le scuse del terrorismo o del narcotraffico.

 

Traduzione dallo spagnolo di Cristina Quattrone