20 aprile 2017
Dott. Carlo Messina
CEO
Intesa SanPaolo
Piazza San Carlo, 156
10121 Torino
Italia
cc: Elena Flor, Head of Corporate Social Responsibility Unit
Elena Jacobs, Chief of CEO Staff
sostenibilita.ambientale@intesasanpaolo.com
Gentile Dott. Messina,
come sottoscritte organizzazioni la contattiamo nuovamente per continuare la conversazione iniziata con la nostra lettera del 30 marzo 2017, in cui esprimevamo la nostra profonda preoccupazione per il sostegno di Intesa SanPaolo all’oleodotto Dakota Access (DAPL).
Abbiamo notato che di recente Intesa SanPaolo ha scelto di non partecipare all’ultimo rifinanziamento di ETE.[1] Ciononostante ribadiamo con forza la nostra richiesta di interrompere ogni sostegno finanziario a questo riprovevole progetto e di seguire l’esempio di ING, BNP Paribas e DNB Norvegia nella vendita di le partecipazioni nel prestito a questo progetto del valore di 2,5 miliardi di dollari. Questo costituirebbe un forte segnale al mercato sul fatto che Intesa SanPaolo non vuole più essere associata a un progetto che viola i diritti umani della tribù Sioux Standing Rock, invade le sue terre sacre e mette in pericolo le riserve idriche da cui dipende la sua sopravvivenza. Riprendendo le parole del capotribù di Standing Rock, Dave Archambault II, “Gli americani sanno che questo oleodotto è stato ingiustamente deviato verso la nostra nazione, senza il nostro consenso […] Ci opponiamo a progetti sconsiderati e politicamente motivati come l’oleodotto Dakota Access, che ignorano i nostri diritti sanciti dai trattati e mettono in pericolo la nostra acqua”[2].
Il 30 marzo 2017 le nostre organizzazioni hanno mobilitato cittadini sensibili in Italia e in tutto il mondo per esprimere le nostre preoccupazioni alla vostra banca attraverso i social media e l’invio di email. La risposta di Intesa SanPaolo su Facebook e via email[3] è stata un copia e incolla di varie parti della lettera del 21 dicembre 2016 [4] a Mr. Frijns di BankTrack.org e del comunicato stampa del 23 dicembre 2106 [5] per giustificare la vostra partecipazione all’oleodotto Dakota Access.
In tutte e tre queste risposte voi sostenete che: 1. l’esposizione della banca nel progetto è “limitata”; 2. Il progetto DAPL rispetta gli standard internazionali di cui siete firmatari, cioè gli Equator Principles e il Global Compact delle Nazioni Unite; 3. “rivedrete e prenderete in considerazione ” tutte le raccomandazioni di un “esperto indipendente specializzato in diritti umani” […] “in materia di sicurezza, diritti umani, coinvolgimento della comunità e patrimonio culturale ” e 4. Il Genio Militare degli Stati Uniti ha di recente disposto il blocco della costruzione del Dakota Access Pipeline sotto il lago Oahe in Nord Dakota, richiedendo invece di esplorare percorsi alternativi”.
Riguardo alla prima affermazione, secondo Food and Water Watch in febbraio il coinvolgimento finanziario di Intesa SanPaolo arrivava a 339 milioni di dollari. [6] Non ci sembra una somma esigua, ma se anche il vostro investimento nell’oleodotto fosse di un solo dollaro, vorremmo sperare che i diritti umani e le questioni ambientali siano un tema importante per la vostra banca.
Riguardo alla formale adesione del progetto agli Equator Principles, vorremmo sottolineare che altre banche riconoscono ormai che il loro rispetto formale in questa situazione non ha impedito gravi violazioni dei diritti degli indigeni. Alcune banche sostengono addirittura che l’implementazione degli EP in paesi ad alto reddito andrebbe riconsiderata a causa di questo progetto, per assicurare che anche in tali giurisdizioni si ottenga un adeguato consenso dei gruppi indigeni i cui territori sono coinvolti.[7] La nazione Sioux Standing Rock ha espresso più volte la sua opposizione al progetto DAPL[8], insieme a oltre 280 altre tribù e ad alleati provenienti da tutto il mondo.[9] Amnesty International ha ripreso le affermazioni della tribù Sioux Standing Rock, secondo cui “non si sono tenute consultazioni in buona fede da quando si è avuta notizia del progetto nel 2014 e il loro consenso non è mai stato ottenuto.”[10]
I Principi[11] 1 e 2 del Global Compact delle Nazioni Unite chiedono alle compagnie di “…sostenere e rispettare la protezione dei diritti umani proclamati a livello internazionale” e di “accertarsi di non essere complici di abusi dei diritti umani.” Tali abusi sono stati ampiamente documentati[12] e la mancanza di consenso preventivo, libero e informato (FPIC) da parte dei popoli indigeni costituisce un’evidente violazione dei diritti umani.
I Principi 7, 8 e 9 del Global Compact delle Nazioni Unite esigono un “approccio precauzionale” alle questioni ambientali, maggiori responsabilità e lo sviluppo di tecnologie rispettose dell’ambiente. La natura pericolosa di un oleodotto che passa vicino a fonti idriche uniche e vitali e a luoghi sacri indigeni, oltre alla sua funzione fondamentale di trasporto di combustibili fossili è chiaramente in contrasto con questi tre principi. A questo riguardo è importante ricordare che ETE ha un’inquietante e ben documentata storia di perdite di petrolio.[13]
Victoria Tauli-Corpuz, “Special Rapporteur” sui diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite, un’esperta indipendente di diritti umani, ha svolto una missione negli Stati Uniti per valutare l’impatto di progetti di sviluppo energetico.[14] Il suo rapporto finale del 3 marzo[15] ha concluso che nel progetto DAPL le popolazioni indigene locali non erano state adeguatamente consultate. Ha affermato che “non ci sono state efficaci consultazioni dei governi tribali.” Questa conclusione dimostra la mancanza di quel consenso preventivo, libero e informato (FPIC) richiesto dagli Equator Principles e dal Global Compact delle Nazioni Unite e una conseguente violazione dei diritti umani. La testimonianza di Amnesty International durante la missione della Special Rapporteur sottolinea che “il diritto dei popoli indigeni all’auto-determinazione costituisce un diritto umano fondamentale, come espresso nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.”[16]
Nel frattempo la vostra affermazione secondo cui l’oleodotto sarebbe stato deviato per evitare il Lago Oahe non si è tradotta in realtà. Dopo il blocco iniziale dalla precedente amministrazione USA, un ordine esecutivo dell’attuale presidente degli Stati Uniti emesso il 24 gennaio 2017[17] ha permesso il completamento dell’oleodotto e accantonato il previsto studio di impatto ambientale. All’inizio di febbraio il Dipartimento dell’Esercito ha approvato il passaggio dell’oleodotto sotto il Lago Oahe, vicino alla riserva di Standing Rock, ormai quasi completato. [18]
Alla luce delle giustificazioni addotte da Intesa SanPaolo per la propria partecipazione al progetto DAPL e alla luce delle considerazioni qui esposte, è evidente che il continuato appoggio della banca all’oleodotto DakotaAccess viola i suoi principi sulla sostenibilità.
Esistono significativi e crescenti precedenti di disinvestimento da questo progetto. Oltre a DNB e ING, al Fondo Pensioni norvegese KLP e a varie città, tra cui Seattle, il gruppo bancario francese BNP Paribas ha annunciato il 5 aprile 2017 di aver venduto 120 milioni di dollari di azioni in un prestito da 2,5 miliardi. BNP Paribas non ha più alcuna esposizione; la decisione è stata presa dopo aver consultato tutte le parti coinvolte.[19] Oltre 5 miliardi di dollari in totale sono stati disinvestiti dall’oleodotto. Quando si deciderà Intesa SanPaolo a rispettare i suoi impegni per la difesa dei diritti umani e la salvaguardia dell’ambiente?
Chiediamo a Intesa SanPaolo di rilasciare una pubblica dichiarazione che:
- condanni le documentate violazioni dei diritti umani causate da questo progetto
- affermi il diritto di tutti all’acqua potabile pulita
- annunci il completo e totale ritiro di ogni finanziamento del progetto DAPL
Cordiali saluti,
Resistance Events Italy, Peter Luntz, resistanceeventsitaly@gmail.com
Women’s March Milan, Melissa Saucedo, womens.march.milan@gmail.com
American Expats for Positive Change (Roma e Londra), Tanya Halkyard, aepc00@gmail.com
e
BankTrack (Paesi Bassi)
Food & Water Europe (Korbach, Germania)
Water Protector Legal Collective (Mandan, North Dakota, USA)
1Earth Institute INC (Miami, Florida, USA)
Rete Clima (Capiago Intimiano – Como)
US Citizens for Peace & Justice (Roma)
Women’s March Rome
Indivisible Tuscany (Firenze)
US Citizens Against War (Firenze)
Women’s March Firenze
Democrats Abroad Italy
Solidarity for Humanity (Svizzera)
Standing With Standing Rock – Basel (Basilea, Svizzera)
Society for Threatened Peoples (Ostermundigen, Svizzera)
Frack Off Fife (Scozia)
FisNua (Irlanda)
Keep Ireland Fracking Free (Irlanda)
Women’s March Barcelona (Spagna)
Madrid Resistance (Spagna)
Paris Against Trump (Francia)
PAGE Paris (Francia)
Wasser Ist Leben (Berlino, Germania)
The Coalition Berlin (Berlino, Germania)
Stand With Standing Rock Heidelberg (Germania)
Turtle Island Restoration Network (Forest Knolls, California, USA)
Toxics Information Project (TIP) (Providence, Rhode Island, USA)
Fairmont Peace Group (Fairmont, Minnesota, USA)
Breathe Easy Susquehanna County (Montrose, Pennsylvania, USA)
Citizens United for Renewable Energy (CURE) (Ocean City, New Jersey, USA)
New Energy Economy (Santa Fe, New Mexico, USA)
FreshWater Accountability Project (Grand Rapids, Ohio, USA)
PAUSE – People of Albany United for Safe Energy (Albany, New York, USA)
San Luis Obispo Clean Water (San Luis Obispo, California, USA)
New Brunswick Anti-Shale Gas Alliance (Rothesay, NB, Canada)
Jan Slakov (British Colombia, Canada)
Americans Resisting Overseas (Medellin, Colombia)
PAGE (Progessive Action, Global Exchange) International (Washington, DC, USA)
PAGE (Niger)
Progressive Americans Action League (Oslo, Finlandia)
PAGE Freiburg (Germania)
PAGE Abidjan (Costa d’Avorio)
PAGE Dakar (Senegal)
PAGE Amboise (Francia)
PAGE Delhi (India)
PAGE Uganda
Ecologistas en Acción (Spagna) http://www.
Romania Fara Ei (Romania) http://romaniafaraei.ro/
Climate Action Coalition Bulgaria https://www.climatebg.org
Earth Action, Inc. (Pensacola, Florida, USA) www.earthethics.us
Urgewald (Berlino, Germania) https://urgewald.org/
Crawford Stewardship Project (Wisconsin, USA) http://www.
Radical Independence Campaign (East Kilbride, Scozia) https://www.facebook.com/
Zaragoza sin Fractura (Spagna) http://zaragozasinfractura.
Asociación de Cultura Popular Alborada (Spagna)
Greenpeace Italia
[1]http://www.banktrack.org/blog/energy_transfer_which_banks_continue_to_support_the_company_behind_dapl
[2] http://standwithstandingrock.net/trump-executive-order-dapl-violates-law-tribal-treaties/
[3] https://www.facebook.com/intesasanpaolo/posts/10210624028330457 https://www.pressenza.com/2017/04/dakota-access-pipeline-protest-intesa-sanpaolo-answers-and-protest-organizers-respond
[4] http://www.banktrack.org/show/bankprofiles/intesa_sanpaolo#popover=documents
[5]http://www.group.intesasanpaolo.com/scriptIsir0/si09/contentData/view/DAKOTA_PIPELINE_italiano.pdf?id=CNT-05-00000004CE27E&ct=application/pdf
[6] http://www.foodandwaterwatch.org/news/who%27s-banking-dakota-access-pipeline
[7] vedere per esempio: https://www.credit-agricole.com/responsable-et-engage/la-rse-facteur-de-performance-durable-pour-le-groupe-credit-agricole/nos-positions/precisions-sur-le-projet-dakota-access-pipeline-dapl-aux-etats-unis
[8] http://earthjustice.org/cases/2016/the-dakota-access-pipeline
[9] http://standwithstandingrock.net/supporters/
[10] http://www.amnestyusa.org/sites/default/files/pdfs/un_spec_rap_conslutation.pdf
[11] https://www.unglobalcompact.org/what-is-gc/mission/principles
[12] https://www.democracynow.org/2017/2/8/a_violation_of_tribal_human_rights
[13] http://www.ecowatch.com/energy-transfer-partners-track-record-2260932274.html
[14] http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=21290&LangID=E
[15] http://unsr.vtaulicorpuz.org/site/index.php/en/statements/177-usa-end-mission
[16] http://www.amnestyusa.org/sites/default/files/pdfs/un_spec_rap_conslutation.pdf
[17] https://www.whitehouse.gov/the-press-office/2017/01/24/presidential-memorandum-regarding-construction-dakota-access-pipeline
[18] https://www.nytimes.com/interactive/2016/11/23/us/dakota-access-pipeline-protest-map.html
[19] http://uk.reuters.com/article/brief-bnp-paribas-sells-its-share-in-idUKFWN1HD0IS