Un tempo per tacere e un tempo per parlare. Il dialogo come racconto di vita di Brunetto Salvarani, Città Nuova Editrice
L’autore di questa particolare autobiografia è l’amico Brunetto Salvarani, teologo, saggista e critico letterario che mi ha sempre fatto dono dei suoi preziosissimi libri, nel corso di questi ultimi venti anni di amicizia. Libri che, pur da agnostica convinta, ho sempre letto e recensito con grande stima e ammirazione. Brunetto Salvarani è docente di Teologia della Missione e del Dialogo presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna. Con Gabriella Caramore, l’anno scorso è stato conduttore della trasmissione Uomini e Profeti, in onda su Rai Radio3. Un testo, per molti aspetti autobiografico, che vuole essere prima di tutto la constatazione di un cammino, un percorso attraverso le varie fasi del dialogo interreligioso, che l’autore Salvarani intraprende sempre dalla sua amata Carpi, sempre da laico, con dubbi e curiosità più che con convinzioni granitiche e consolidate certezze.
Nell’incipit di ogni volume è buona abitudine dichiarare le ragioni che spingono l’autore all’impresa in questione. In questo caso Salvarani ha cercato di affrontare un tema a lui molto caro e affine, come il dialogo, non con proposte teoriche e pratiche, ma nella prospettiva di un racconto di vita, di un’autobiografia sui generis, in quanto una delle poche convinzioni irrinunciabili di cui egli dispone – e con lui tutti gli intellettuali aperti al confronto – è che al dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale non è possibile sottrarsi, soprattutto nell’attuale fase storica del nostro pianeta.
L’autore, in quest’opera dal titolo evocativo e emblematico, “Un tempo per tacere e un tempo per parlare. Il dialogo come racconto di vita”, attraversa le stagioni della propria esistenza tramite descrizioni e riflessioni piacevoli, ma anche profonde, sentite, vissute, a partire dalla memoria del Concilio Vaticano II, fino alle molteplici esperienze parrocchiali, associative e movimentistiche, dove il mondo cattolico di ieri, il regime della cosiddetta cristianità, a fatica stava passando il testimone alle nuove generazioni degli anni postbellici, forte delle certezze granitiche in ambito dogmatico, di una fede tradizionalista salda e indiscussa e difficile da porre in discussione.
Salvarani ripercorre così i diversi periodi del dialogo, fino ad arrivare al passaggio incompreso e messo in discussione di un Paese che si è trovato in modo repentino religiosamente plurale, passando, con note di speranza e di massima apertura al confronto, alla fase di un dialogo denso di angoscia, ma proseguito, nonostante la disperazione diffusa, dopo eventi tragici tra cui l’11 settembre 2001. Nella narrazione l’autore analizza anche l’impasse dialettico tra le due fedi, cristiana e marxista, ripensando quegli anni in cui sorse in lui una vocazione a cercare di tenere assieme, il più possibile, le identità, in una spinta che lui ama definire “ecumenica”: la Chiesa e i comunisti, il Vangelo di Cristo e Il Manifesto di Marx, in un’unità dialettica tra marxismo e cristianesimo, come ebbe a scrivere Giulio Girardi, nel celebre saggio “Marxismo e cristianesimo” del 1966.
Brunetto Salvarani ripercorre le proprie battaglie di laicità, dal referendum sul divorzio, nella personale e totale vocazione al dissenso, nel pensare pervicacemente con la propria testa, a rischio di sbagliare insieme ai cosiddetti cattolici del dissenso, ossia a tutti coloro che andavano maturando convinzioni, in campo politico e sociale che non sempre coincidevano con quelle delle gerarchie ecclesiastiche, di fronte a cui trovava vigore il carattere ribelle e insofferente alle regole costituite dell’autore, sempre alla ricerca dell’altro, degli altri, dell’altrove, per monasteri, convegni e riviste nel contesto degli anni di piombo, in cui si plasmò la sua personale formazione alla vita sociale, in una narrazione autentica e capace di effetti critici, che si colloca al cuore del conflitto tra i bisogni di identità e appartenenza e le aspirazioni al cambiamento, all’interdipendenza, all’interazione, nella strada sempre più urgente di una seria pedagogia interculturale e interreligiosa che trova slancio nel suo innesto con la pedagogia narrativa.
Il dialogo e l’ascolto forniscono ai credenti un’opportunità per decostruire insieme l’universale tendenza umana all’esclusivismo, allo sciovinismo, alla violenza, all’odio, che possono intaccare – e di fatto intaccano – i comportamenti religiosi e le identità. Così Salvarani è un punto fermo nell’istituzione della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, che ha un cuore virtuale nel sito ildialogo.org, animato dal comune amico Giovanni Sarubbi, e nella scoperta dell’intercultura anche con l’esperienza editoriale che ha visto per un decennio Salvarani direttore del mensile CEM Mondialità, con il quale ho personalmente l’onore di collaborare.
Come sostiene l’autore nella chiosa del testo: “L’ascolto lascia essere l’altro, lo lascia esistere senza interpretarlo, senza sovrapporgli le proprie comprensioni, ma al tempo stesso coinvolgendosi con lui, dicendogli che è interessante per noi. L’ascolto è dare tempo all’altro, rispettare e attendere i suoi tempi; rompe con i pregiudizi sull’altro, fa tacere i pregiudizi”.
Da: Mosaico di Pace