L’8 marzo il governo del Sudafrica ha annunciato la decisione di revocare la notifica alle Nazioni Unite del ritiro dallo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.
Non c’era molta scelta, dopo che due settimane fa un tribunale aveva giudicato incostituzionale la decisione del 19 ottobre scorso, adottata senza neanche consultare il Parlamento.
Ufficialmente motivato dal fatto che “l’impegno della Repubblica del Sudafrica per la risoluzione pacifica dei conflitti è a volte incompatibile con l’interpretazione data dalla Corte Penale Internazionale”, era stato in realtà un atto di ritorsione dopo che la Corte aveva stigmatizzato il rifiuto del Sudafrica di arrestare il presidente del Sudan Omar al-Bashir, che si trovava a Johannesburg per un incontro dei capi dei paesi dell’Unione Africana. Su al-Bashir pendono due mandati di arresto disposti dalla Corte per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio nella regione del Darfur.
Si tratta della seconda buona notizia, nel campo della giustizia internazionale, proveniente quest’anno dall’Africa: il 16 febbraio era stato il nuovo governo del Gambia ad annullare la precedente decisione di ritirarsi.