Humam Quader Chowdhury, rapito il 4 agosto 2016 da uomini in borghese a Dacca, la capitale del Bangladesh, è stato rilasciato il 2 marzo a due passi dalla sua abitazione. Per sei mesi, i suoi familiari non avevano avuto alcuna notizia di lui e temevano fosse morto.
Chowdhury, militante dell’opposizione, è il figlio di un uomo politico messo a morte nel novembre 2015 per i crimini commessi nel corso della guerra d’indipendenza del 1971.
Il ruolo delle autorità del Bangladesh nella sua sparizione pare indubbio. Per alcuni mesi hanno detto di non sapere nulla della vicenda (così come di quelle di altri oppositori e di familiari di questi ultimi, rapiti nello stesso periodo e dei quali si sono perse le tracce), sebbene secondo numerosi testimoni nella sparizione fossero coinvolti tanto il Battaglione di azione rapida (un’unità speciale delle forze armate) quanto i servizi segreti militari.
Poi, quando Amnesty International e Human Rights Watch hanno sottoposto il caso di Chowdhury al Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate e involontarie, improvvisamente è arrivata la “riapparizione”.
Secondo Odikhar, un’organizzazione non governativa per i diritti umani del Bangladesh, nel 2016 almeno 90 persone sono state arrestate dalle forze di sicurezza. Sono desaparecidos.