In occasione della Giornata Internazionale della Nonviolenza un nutrito gruppo di studiosi, ricercatori, attivisti e amici della nonviolenza aveva scritto una lettera all’Enciclopedia Treccani ed all’Accademia della Crusca,
Riportiamo ora la risposta dell’Accademia della Crusca pervenuta a Olivier Turquet.
Gentile Olivier Turquet, abbiamo fatto una ricognizione sui principali vocabolari cartacei e on line per verificare come è trattata la voce nonviolenza.
L’assenza del lemma nel Vocabolario degli Accademici della Crusca non deve stupire, visto che l’ultima edizione risale al 1923 e la recente versione elettronica riproduce fedelmente tale edizione senza nessun tipo di aggiornamento. Per quel che riguarda i dizionari più recenti, benché le oscillazioni siano presenti, abbiamo però potuto constatare che i principali strumenti di riferimento, il Grande Dizionario della Lingua Italiana (dizionario storico detto il Battaglia, Torino, Utet, 1961-2002) e il Grande Dizionario italiano dell’Uso (il più consistenze e aggiornato dizionario dell’italiano contemporaneo, diretto da Tullio De Mauro, Torino, Utet, 1999) registrano la voce nonviolenza: in particolare proprio il Battaglia (vol. XI, 1981) riporta a lemma la forma univerbata, con esempio letterario tratto da Pasolini, aggiungendo tra parentesi anche la variante non violenza; il Dizionario di De Mauro (1999) invece inverte l’ordine e mette a lemma la forma non violenza seguita dalla variante nonviolenza, lemmatizzato come semplice rinvio.
Anche nel Vocabolario Treccani on line (l’Enciclopedia è meno recente e quindi probabilmente riporta ancora la forma staccata) è riportata la forma univerbata (come calco della forma inglese nonviolence, adoperata da Mohandas Karamchand Gandhi a partire dal 1920) con citazione proprio da Aldo Capitini. Gli altri principali dizionari sincronici contemplano comunque la forma univerbata nonviolenza, alcuni come alternativa paritaria alla forma staccata, registrata comunque autonomamente tra le parole inizianti per n- e non all’interno della voce violenza (Zingarelli 2016 e Sabatini-Coletti 2008: “non violenza o nonviolenza”), altri a lemma (come il Devoto-Oli 2014 e l’Hoepli-Gabrielli 2011).
Queste scelte mostrano una consapevolezza dell’ormai quasi definitivo passaggio da composto non univerbato a forma prefissata con non- fino alla successiva perdita del trattino e alla considerazione di nonviolenza come parola unica, diversamente da molti prefissati analoghi che però hanno mantenuto come grafia più diffusa quella non univerbata come, per fare solo qualche esempio, non vedente, non udente, ma anche non luogo, non finito, non intervento, non persona, non ricordo. Nel complesso, comunque, la lessicografia contemporanea – anche quando privilegia la forma non univerbata – considera nonviolenza come un’unità lessicale: esito che senza dubbio è stato favorito dalla spinta del Movimento Nonviolento, che ha attribuito un nuovo valore alla parola.
Cordiali saluti, La Redazione del servizio di consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca